Santa Mafia…..


di Petra Reski

Definire la mafia “santa” è una chiara provocazione poiché essa non lo è stata,non lo è e non lo sarà mai. Anzi,la mafia è ciò che di più anticristiano,oltre che disumano,possa esistere. Non uccidere,sta scritto nel decalogo consegnato da Dio a Mosè!Eppure i rapporti tra Chiesa e mafia,nel mezzogiorno d’Italia hanno seguito tre momenti:
1-quello del silenzio;
2-quello della denuncia con le parole della società civile;
3-quello della denuncia elaborando un discorso cristiano di resistenza alla mafia;.
Circa il primo ,il silenzio della Chiesa non fù di stampo connivente,ma perfettamente adeguato a quello della società civile che sottovalutava il fenomeno mafioso poiché esso era radicalmente sommerso. E’ il caso della famosa definizione che il cardinale di Palermo,Ernesto Ruffini,diede della mafia rispondendo ad una domanda di un giornalista:”che cos’è una marca di detersivo?”disse Ruffini. Proveniente da Mantova,arcivescovo di Palermo dal 1945 al 1967,si trovò ad esercitare il suo ministero di vescovo e di cardinale in un periodo storico,quello del dopoguerra, in cui la mafia si stava trasformando da “agraria” a “cittadina”.Da li a poco,i corleonesi avrebbero iniziato la loro discesa su Palermo,concentrando la loro attenzione sugli appalti pubblici e sul cemento. Il “sacco” di Palermo,con i vari Vito Ciancimino,Salvo Lima,l’on.Gioia e tanti altri politici compiacenti,tutti pupi nelle mani dei corleonesi, ne è,ancora oggi, una prova provata.
Il secondo fù quello degli anni ’80 e ’90,nei quali la mafia al cemento unì il lucroso traffico della droga e gli omicidi eccellenti. Fù allora che il cardinale Salvatore Pappalardo incominciò a gridare contro di essa ma con le parole stesse della società civile. Famosa la sua omelia per i funerali del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa in cui paragonò Palermo a Sagunto: “delenda est”.Bisognerà aspettare ancora un po’ perché la coscienza ecclesiale maturasse una sua riflessione propria sul fenomeno mafioso,inteso come struttura di peccato e,dunque,da combattere con le categorie evangeliche:conversione e santità di vita.
Il terzo momento ebbe inizio con il grido storico di Giovanni Paolo II nella valle dei templi di Agrigento,nel maggio del 1992,”mafiosi convertitevi,un giorno verrà il giudizio di Dio”.La risposta della mafia non si fece attendere,nel settembre dello stesso anno fu ucciso,a Palermo, don Pino Puglisi,parroco di Brancaccio,non perché prete antimafia,ma perché,semplicemente prete.
Gli studi sulla “religiosità”dei mafiosi non si contano:dai riti di iniziazione con il bruciare le immagini sacre,all’uso della Bibbia di Bernardo Provenzano.Finalmente,però,anche da queste parti,la chiesa prende le distanze dai mafiosi e dai loro crimini efferati.Molta strada è ancora da fare…..

Il libro di Petra Reski, da vent’anni corrispondente in Italia per la stampa tedesca, è un lungo viaggio di ritorno da Palermo a Duisburg. La ricostruzione di un mosaico di luoghi, persone e vicende che parte dalla Sicilia e sale seguendo le rotte della criminalità:
Calabria, Campania, su fino al ricco nord-est. E poi ancora oltralpe, nella sua Germania, terra di elezione della mafia, dove non esiste il reato di associazione mafiosa e non sono ammessi l’uso intensivo delle intercettazioni e la confisca dei beni.
Nell’edizione originale il libro è uscito censurato per volontà dell’autorità giudiziaria tedesca, intervenuta su richiesta di alcuni personaggi i cui nomi sono ben noti perché figurano nelle informative di polizia (sia italiane che tedesche), nei documenti giudiziari, in numerosi resoconti giornalistici. Tuttavia, di loro non si può parlare in un libro; la gente deve continuare a ignorare il problema. L’edizione italiana poteva scegliere di eliminare semplicemente queste parti del testo; invece ha deciso di riportare le medesime righe nere sulle parole che sono costate a Petra Reski intimidazioni e minacce. Perché il lettore abbia una chiara immagine del bavaglio con cui il potere cerca costantemente di ridurre al silenzio il giornalismo più coraggioso.

Duisburg, agosto 2007. Davanti al ristorante Da Bruno vengono ritrovati i cadaveri di sei uomini, tutti calabresi, crivellati da 70 proiettili. Sarà chiamata la Strage di Ferragosto: il primo segno evidente della penetrazione delle mafie italiane nel mondo, della lenta ma inarrestabile colonizzazione portata avanti dai “cafoni” in Francia, Spagna e Germania. Ed è proprio qui, nel cuore produttivo d’Europa. che la mafia ha da tempo indirizzato i propri traffici, non solo per farli fruttare ma soprattutto per “ripulirli”: alberghi, pizzerie, ristoranti di lusso ma anche conti correnti e finanziarie.

Petra Reski,Santa Mafia.Da Palermo a Duisburg:sangue,affari,politica e devozione.Traduzione di Valentina Tortelli.Nuovi Mondi,2009