Nel silenzio…la memoria.In Ricordo di Mons.Giovanni Speciale.

Nel silenzio… la memoria

 

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Introduzione

    Don Giovanni Speciale è stato uno dei sacerdoti diocesani che, incontrato il Padre don Divo mentre era Rettore del Seminario di Caltanissetta, seppe fare una felice sintesi tra la propria vita di prete diocesano e la proposta totalizzante della Comunità – cosa non facile, in verità. Quando conobbe il Padre, don Giovanni aveva meno di cinquant’anni: aveva molti impegni in Diocesi, e molte cose di cui occuparsi, ma anche piena maturità e freschezza: gli piacquero immediatamente la Comunità e il Padre, nel quale ritrovava le cose che anch’egli possedeva: cultura, amore alla Bellezza, spirito di preghiera. Aderì immediatamente, e si consacrò senza esitazioni, intuendo che avrebbe trovato nella Comunità quella sintesi, quell’equilibrio, quella visione di vita interiore che evidentemente cercava da tempo.
    Parlò di questa scoperta a giovani sacerdoti amici, e subito dopo la consacrazione invitò il Padre a Caltanissetta per farlo conoscere ad altri sacerdoti. II Padre andò, e altri sacerdoti entrarono in aspirantato: tra questi anche il giovane don Cataldo Naro, che sarebbe diventato poi Preside della Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, poi Arcivescovo di Monreale.
    Proprio in quegli anni don Giovanni cominciò a pensare che forse la sua vita poteva addirittura essere con il Padre a Casa San Sergio a Firenze. Egli aveva un incarico di responsabilità e prestigio in Diocesi: era Rettore del Seminario, ed era inserito in tante altre attività diocesane… Ma il pensiero di Casa San Sergio e della vita del IV ramo cominciò a diventare un tarlo per lui. II Padre avrebbe desiderato il suo arrivo, ma trattandosi di un sacerdote diocesano, occorreva naturalmente il pieno consenso del Vescovo: avrebbe egli lasciato partire il suo Rettore?
    Conserviamo a Casa San Sergio alcune lettere, risalenti a quegli anni, in cui don Giovanni Speciale manifesta a don Divo tutto il suo combattimento interiore: vuole venire, non vuole, dubita, chiede al Padre preghiere… Quello che avvenne, alla fine, lo sappiamo: don Giovanni restò in Diocesi a Caltanissetta. Evidentemente il suo posto era lì, insieme al suo Vescovo e con la sua gente, anche se in seguito, di tanto in tanto, parlava con un certo rimpianto di questa scelta.
    Iniziò allora da quel momento un periodo di stretta collaborazione con il Padre sul campo della predicazione di esercizi spirituali e ritiri in Comunità. In quegli anni non c’erano i sacerdoti della vita comune, come oggi: il Padre si trovava solo a dover visitare le Famiglie e a tenere i corsi di esercizi spirituali estivi, tant’è vero che in quegli anni c’era un solo corso di esercizi spirituali durante l’anno. Ebbene, don Giovanni si mise di grande impegno a predicare in varie parti di Italia, e in Sicilia a tenere giornate di ritiro per la “Comunità dei figli di Dio”. Divenne anche consigliere e direttore spirituale di diversi consacrati della Sicilia Centrale. Tanti di noi hanno conosciuto don Speciale proprio in questa veste di predicatore di esercizi spirituali, e tutti possono testimoniare l’aderenza del suo pensiero a quello del Padre Fondatore, la linea di assoluta fedeltà alla Comunità. Don Divo non si fidava molto di altri sacerdoti che venissero a predicare in Comunità… sapeva che ognuno ha il proprio taglio, che può portare fuori anche senza cattiva volontà; ma di don Giovanni si fidava ciecamente, sapendo che il cuore di don Speciale era davvero tutto nella Comunità. Di lui si poteva fidare, e non sbagliava.
    L’ultima volta che ho visto don Giovanni Speciale fu nello scorso maggio, quando mi trovavo ad Alcamo, vicino a Trapani, per la visita alla Comunità locale. Mi avevano già avvisato che don Giovanni stava male e che stava peggiorando, e sentii il bisogno di andare a trovarlo non soltanto come singola persona, ma per ringraziarlo a nome di tutta la Comunità per il bene da lui profuso così gratuitamente e generosamente per tanti anni. Appena mi vide, si commosse. Mi disse ancora una volta tutto il suo affetto per la Comunità, per il Padre don Divo e, intuendo che quello sarebbe stato il nostro ultimo incontro, volle quasi ripetere la sua consacrazione con me, come a confermare definitivamente e per sempre la sua appartenenza a questa Famiglia e il suo amore per la Comunità.
    I tre aspetti di don Giovanni Speciale come precursore della comunità sacerdotale e redattore di uno statuto per i sacerdoti; grande collaboratore del Padre negli anni in cui non vi erano sacerdoti, fino a pensare di andare a vivere con lui a Casa San Sergio; predicatore instancabile per tanti anni di corsi di esercizi spirituali e ritiri in Comunità, sono caratteristiche che fanno di don Giovanni Speciale una figura indimenticabile per la nostra storia e la nostra vita di Comunità.
    Voglio concludere questo mio ricordo con un’immagine di don Giovanni Speciale, che mi rimarrà impressa per sempre. Eravamo a Milano al convegno organizzato dal Centro San Fedele, nell’inverno di due anni fa; tre relatori: don Speciale, che doveva parlare del pensiero di don Divo Barsotti nella teologia del ‘900; padre Castelli, gesuita, cui era stato affidato il tema del rapporto del Padre con la letteratura; e il sottoscritto che aveva come tema la spiritualità di don Divo Barsotti.
    Don Speciale parlò per secondo, dopo di me. Mentre io avevo davanti a me qualche foglio con alcuni pensieri scritti, che mi servivano come traccia, don Giovanni invece parlò a memoria… Fin qui, niente di particolare; quello che invece mi sorprese, quasi da non voler credere, fu che egli citava a memoria e in maniera perfetta dei lunghi passi degli scritti del Padre: brani tratti dai diari, lunghe frasi… tutto a memoria! Io stesso se devo citare il Padre scrivo la frase e la leggo, ma don Speciale no: tutto a mente. Aveva tutto dentro, il pensiero del Padre che voleva citare era stampato dentro: egli non doveva fare altro che leggerlo nel cuore e ripeterlo con le labbra. Stupefacente!
    Tale era la conoscenza e l’amore che don Giovanni Speciale aveva per don Divo Barsotti e per la Comunità. Questo dobbiamo imparare da lui, perché questa è l’eredità più grande che ci lascia.

p. Serafino Tognetti

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