IL GREMBIULE E LO SCETTRO.

Il grembiule e lo scettro, due simboli per indicare immediatamente due realtà complesse: la Chiesa e la politica. Il primo simbolo è relativo al servizio che la comunità cristiana presta in nome diGesù, che non è venuto per “essere servito ma per servire” (Mt 20,28). E qui la memoria di molti va all’insegnamento e alla testimonianza di don Tonino Bello, cui questo libro è dedicato. La Chiesa del grembiule – scriveva don Tonino nel 1988 – è certamente “l’immagine che meglio esprime la regalità della Chiesa, per la quale, come per Cristo, regnare significa servire”.E poi lo scettro. Ovvero il simbolo del potere. Non certo considerato in un’analisi storica e dottrinale, ma nella sua valenza quotidiana, cioè in riferimento a coloro che lo detengono, a coloro che hanno la responsabilità di provvedere, in varie forme e tempi, al bene comune, alla giustizia e alla pace della società.
Sul rapporto tra queste due realtà complesse si soffermano le pagine seguenti. Sono appunti di un viaggio di diversi anni che non hanno nessuna pretesa di esaustività, ma solo il carattere di una riflessione ad alta voce da condividere, criticare, arricchire e orientare meglio. Essi sono stati scritti insieme ai credenti con cui ho percorso itinerari di formazione all’impegno sociale e politico, ai tanti pastori e laici incontrati nelle nostre comunità, agli uomini e alle donne provenienti da altre culture o sensibilità religiose, agli amici con cui continuo a discutere di queste tematiche. In alcuni casi hanno ispirato articoli apparsi su giornali, in altri sono stati oggetto di discussione in incontri pubblici e personali. Mi auguro che – anche grazie a questa veste editoriale – possano essere utili a chi continua a camminare, con ingegno, passione e coraggio, verso la pienezza del Regno di giustizia e di pace.

Le verità del Vangelo non fanno mai l’occhiolino

Quando incontri una verità di passaggio – scriveva George Bernanos nel suo Diario –guardala bene, in modo da poterla riconoscere, ma non aspettare che ti faccia l’occhiolino. Le verità del Vangelo non fanno mai l’occhiolino”[1]. È questo brano del famoso scrittore francese che mi ritorna spesso inmente quando sento parlare o leggo dei teo-con (credenti e conservatori in formato unico) a braccetto con i neo-con(conservatori di ultima produzione), del troppo insistere di alcuni cattolici in materia di aborto, di unioni civili, del ruolo della donna e della famiglia, della loro riscoperta e riproposta di tradizioni cristiane antiche, di Bush e del partito di Dio e via discorrendo.
Il Vangelo ha le sue verità. Per chi ne volesse una sintesi ragionata ed agile, in materia sociale, economica, culturale e politica, basta fare riferimento al recente Compendio[2].
Da che mondo è mondo il magistero ecclesialele approfondisce, ribadisce e propone secondo il suo proprio ministero. Da che mondo è mondo la Chiesa ha degli oppositori, alcuni corretti e altri scorretti; alcuni pacifici e altri violenti; alcuni rispettosi della diversità di opinioni e prassi, altri no; alcuni interessati a stabilire un dialogo per superare la trappola del clericalismo-anticlericalismo, altri no; alcuni disposti a collaborare con la Chiesa in vista del bene di tutto il corpo sociale, altri no.
È questo il problema? Sembra proprio di no. Il punto sembra essere un altro; cioè il riferimento a queste verità nella lotta politica, sia da parte di credenti di lunga data, sia da parte di convertiti dell’ultima ora o neofiti, come dir si voglia. E qui Bernanos c’entra a pieno titolo. Si ha molto spesso l’impressione che il riferimento alle verità evangeliche – indiscutibili e sovrane – sia un modo per strizzare l’occhio a qualcuno, singolo alleato o compagine istituzionale che sia.
Ma le verità evangeliche non strizzano l’occhio.Qualora lo facessero diventerebbero funzionali ad un progetto, ad un partito o schieramento politico, al potente di turno o a chissà chi. Il Vangelo è fine a se stesso, cioè al buon annuncio di un Dio che si incarna e salva coloro che a Lui aderiscono. E sì, le verità evangeliche non si usano, si servono. O, come direbbe un altro grandefrancese, Jacques Maritain,“ciò di cui noi abbiamo bisogno non è un insieme di verità che servono, ma piuttosto di una verità da servire”[3].
Nel servire la Verità, la tradizione della Chiesa insegna molte cose, sia in ordine ai contenuti, sia alle finalità e alle strategie, sia allo stile e alle valutazioni contingenti.
Annunciare e testimoniare il Vangelo in politica è arduo; non so dire se meno o più che altrove, ma certamente comporta una fatica intellettuale, emotiva e (anche) fisica di non poco conto. Lo sanno bene quei tanti cattolici impegnati in politica seriamente e coerentemente, che, pur non apparendo alla ribalta della cronaca, portano comunque un contributo notevole nel far crescere la città di Dio nella città umana.
Per fronteggiare questa fatica è necessario anche un metodo, elaborato dal magistero sociale e conosciuto come metodo del vedere-giudicare-agire[4]. Con esso singoli e comunità cercano, come scriveva Giovanni XXIII, di tradurre in termini di concretezza i principi e le direttive sociali, attraverso tre momenti: rilevazione delle situazioni; valutazione di esse nella luce di quei principi e di quelle direttive; ricerca e determinazione di quello che si può e si deve fare per tradurre quei principi e quelle direttive nelle situazioni, secondo modi e gradi che le stesse situazioni consentono o reclamano”[5].
Applicando questo metodo sempre e comunque, oggi giorno, a mio modesto avviso, vale la pena sottolineare alcuni atteggiamenti, indispensabili quando si vuole servire la verità e non servirsene. Essi sono: la libertà, il rispetto, il dialogo e la scaltrezza.

La libertà

Si dovrebbe dire una libertà da tutto e da tutti: “Cristo ci ha liberati – ammonisce l’Apostolo – perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù” (Gal 5,1). E sono schiavitù, in politica come altrove, anche tutte le dipendenze e asservimenti su base economica e/o di potere. Quelle che il Papa definisce la brama esclusiva del profitto e dalla sete del potere. Esse sono da considerare come “azioni e atteggiamenti opposti alla volontà di Dio e al bene del prossimo. […]. A ciascuno di questi atteggiamenti si può aggiungere, per caratterizzarli meglio, l’espressione: ‘a qualsiasi prezzo’. In altre parole, siamo di fronte all’assolutizzazione di atteggiamenti umani con tutte le possibili conseguenze”[6]. Sono liberi i teo-con rispetto ai potentati economici che alcune volte finanziano iniziative cattoliche? Sono liberi quei politici che si ritrovano in schieramenti dove il peso economico e le vicende personali dei leader hanno una forte influenza? “Conosco il partito clericale – ancora la penna sferzante di Bernanos–. So quanto sia privo di coraggio e di onore. Non l’ho mai confuso con la Chiesa di Dio. La Chiesa ha la custodia del povero ed il partito clericale è sempre stato soltanto il sornione intermediario del cattivo ricco, l’agente più o meno inconsapevole, maindispensabile, di tutte le simonie”[7].

Il rispetto

Il cattolicesimo non è più né religione di Stato, né religione della maggioranza degli italiani. È una realtà difficile da accettare. Allora più che rimpiangere i tempi passati ci dovremmo interrogare sulle responsabilità personali ed ecclesiali che hanno portato alla scristianizzazione, sulle colpe e sulle mancate testimonianze della comunità cristiana – il Papa lo ha fatto solennemente il 12 marzo 2000 –Non è tempo di nuove crociate. È tempo di imparare ad essere minoranza in un mondo secolarizzato, contraddittorio, che presenta segni positivi e negativi, ed anche ambigui. È tempo di rispettare e accogliere, come dice il Concilio, “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloroche soffrono” perché “sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore”[8]. Certo, in politica si devono prendere delle decisioni e queste possono essere immorali, secondo la fede cristiana, ma ciò non toglie il rispetto di chi la pensa diversamente in merito a questioni scottanti dal punto di vista morale, psicologico e sociale. Va anche detto che, nel momento in cui le scelte politiche sono contrarie a quanto ispirato dalla fede, il fedele impegnato è chiamato alla coerenza e ad esprimere la sua obiezione di coscienza. Tuttavia nulla di tutto ciò autorizza a nuove crociate e ad ergere steccati, che non giovano né alla comunità cristiana, né ai singoli fedeli, né alle istituzioni politiche e, quindi, al bene dell’intera collettività.

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[1] G. BERNANOS, Journal d’un curé de campagne, Plon, Paris, 1936; trad. it. Diario di un curato di campagna, Mondadori, Milano, 1965, p. 72.
[2] PONT. CONS. DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE,Compendio della dottrina sociale della Chiesa, Città del Vaticano 2004; con un ricco indice per argomenti.
[3] J. MARITAIN, Distinguer pour unir ou Les degrés du savoir, Desclée de Brouwer, Paris, 1932-1959; trad. it. Distinguere per unire. I gradi del sapere,Morcelliana, Brescia, 1974. p 22.
[4] Si vedano CONC. ECUM.VATICANO II, Gaudium et Spes, Roma, 1965, n. 4; PAOLO VI,Octogesima adveniens, Roma, 1971, nn. 4 e 42.; CONGR. EDUCAZIONE CATT.,Orientamenti per lo studio e l’insegnamento della dottrina sociale della Chiesa nella formazione sacerdotale, Roma, 1988, nn. 7-10; GIOVANNI PAOLO II, Sollicitudo Rei Socialis, Roma, 1987, n. 1; GIOVANNI PAOLO II, Centesimus Annus, Roma, 1991, nn. 5, 43, 56-59.
[5] GIOVANNI XXIII, Mater etMagistra, Roma, 1961, n. 217.
[6] GIOVANNI PAOLO II,Sollicitudo rei socialis, Roma, 1987, n. 37.
[7] G. BERNANOS, Scandale de la vérité, Gallimard, Paris, 1939; trad. it. Scandalo della verità,Logos, Roma, 1980, p. 86.
[8] CONC. ECUM. VATICANO II,Gaudium et Spes, Roma, 1965, n. 4.

Introduzione

Il grembiule tra fughe e attivismi

Le verità del Vangelo non fanno mai l’occhiolino

Tangentopoli, legalità e credenti

Cara raccomandazione, cosa non farei per te

Per amore dei poveri non tacerò

Ripartendo dagli ultimi: No profit e dintorni

Dalla parte degli immigrati

Il Papa, la pace e i distinguo

Lo scettro al vaglio

Chiesa, Massoneria e doppie appartenenze

I privilegi e il potere dei segni

Il denaro nel cortile del tempio

Mass media e teste vuote

Voglia di Democrazia Cristiana

Cattolici in bilico tra destra, centro e sinistra

Drammi e dilemmi del voto

Il clero presso lo scettro

Don Tonino conclude

Rocco D’Ambrosio,Il Grembiule e lo Scettro,Ed.La Merdidiana.