101 cose da fare in Sicilia…..


La gente passa a trovarsi in Sicilia.Se la visiti bene ti sembra di avere incontrato una persona dai mille volti.Lentezza elefantiaca,cinismo,innocenza struggente della sua natura indifesa,le sue coste stupende segnate dalla piaga dell’abusivismo edilizio.Si levano ovunque profumi dal ribollire delle sue tante pentole,dall’odore della pasta di mandorle,dall’aria fine impregnata di gelsomini e dalla zagara di arance e limoni,al fritto delle panelle e al pane con la milza.In tanti l’hanno dominata e abitata.dai greci ai fenici,dai romani agli arabi,dai normanni agli spagnoli.Tutti hanno lasciato una traccia indelebile di storia,tradizioni,arte,cucina.Da Erice a Ortigia,da Scopello a Cefalù,da Monreale a Caltanissetta,da Enna a Siracusa.Tanti i letterati,Tomasi di Lampedusa,Sciascia,Pirandello,Quasimodo,seduti in famosi bar delle varie città dell’isola a prendere un caffè o a degustare una granita di limone.Si sino innamorati della loro terra e l’hanno descritta nel bene e nel male.Perchè la Sicilia sembra un grande amore che non si scorda mai:anche se la lasci sei sempre grato per averla incontrata. Queste 101 cose da fare in Sicilia almeno una volta nella vita di Daniela Gambino,sono come “l’inizio della vertigine,è come tastare con la punta del piede un oceano caldo e tempestoso e pensare con orgoglio:ecco questo l’ho fatto nella vita”.

Daniela Gambino,101 COSE DA FARE IN SICILIA ALMENO UNA VOLTA NELLA VITA,Newton Compton Editore,Roma,2009,pp.272.

Di Pane in Pasta il museo racconta…..

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“Di Pane in Pasta, il Museo racconta …”

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E’ stato indubbiamente un successo per quantità e qualità di pubblico, entsiasmo, e dimostrazione di capacità organizzativa la manifestazione cultural-gastronomica, “Di pane in pasta, il museo racconta … “, viaggio negli antichi sapori mediterranei con maestri panificatori e chef, musica, degustazioni e laboratori del pane e della pasta.

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L’appuntamento con la qualità, la tipicità e i sapori delle tradizioni del pane e della pasta era fissato per l’8 e il 9 Agosto 2009 a Castellammare del Golfo (negli spazi del Castello Arabo- Normanno, Piazza Castello, Piazza Matrice) per la prima rassegna “Di Pane In Pasta”, organizzata dalla Fondazione Annalisa Buccellato e l’omonimo Museo Etno-Antropologico, in collaborazione con il Comune di Castellammare del Golfo, Regione Siciliana (Assessorato Agricoltura e Foreste), Provincia Regionale di Trapani.

E’ stato un affascinante e articolato viaggio con il pane e la pasta, protagonisti donne e uomini del luogo, maestri panificatori, esperti chef, enogastronomi, giornalisti, studiosi, scrittori.

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Relatori del convegno di apertura dal titolo “Pane, Pasta e dieta mediterranea” tenutosi a partire dalle ore 17,30 presso la sala conferenze del Castello Arabo- Normanno di Castellammare del Golfo sono stati: Oretta Zanini De Vita, giornalista e storica dell’enogastronomia, Mario Liberto, funzionario dell’Assessorato Agricoltura e Foreste, esperto eno-gastronomo, Mary Taylor Simeti, giornalista – scrittrice, Cinzia D’agate, medico e presidente Associazione Italiana Celiachia Sicilia, Giuseppe Russo, biologo nutrizionista, dirigente del Consorzio di Ricerca G.P. Ballatore, Luciano Cessari ricercatore del CNR-ITABC di Roma, esperto di mulini ad acqua e sistemi idraulici nel Mediterraneo, Gaetano Basile, giornalista, scrittore. Moderatore del convegno è stato Alfredo Tesio, giornalista e scrittore.

A seguire, il numeroso pubblico ha potuto assistere nella piazza Madrice alla rievocazione del rito della “cacciata”, la trebbiatura del frumento con i cavalli, ed in serata, allo spettacolo del Gruppo Folkloristico della Cordella in Via Re Federico.

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Particolarmente ricca di ditte partecipanti l’expo allestita in piazza Castello e che che ha accompagnato la due giorni castellammarese cui hanno partecipato: il pastificio artigianale Campo, l’ Associazione Libera di Castellammare, l’Associazione Italiana Celiachia, per la sicilia del gusto – pane cena di Caccamo (panificio Briciole di Pane) pani di casa di Roccapalumba (panificio Ganci Peppino & c. snc) pasta Valledoro srl, (pastificio Valledolmo) pane di casa di Lentini, focacce cuddurun (panificio Rosa Nipitella). Presente anche il Salumificio Armetta, il Pane Nero di Castelvetrano e il pane di Lentini. Tra i panifici di Castellammare del Golfo : Zanca , Domingo e Cacioppo.

Di particolare interesse sono stati i laboratori live il primo la sera dell’otto agosto animato da Gaetano Basile giornalista, viaggiatore colto e divulgatore di tutto ciò che è cultura siciliana, che ha parlato sopratutto di pane con toni lievi, talora graffianti, mai seriosi, e che ha messo in scena uno spettacolo di gestualità e fragranze, illustrando la preparazione del pane davanti al pubblico e raccontando le diverse tecniche, l’evoluzione e le tradizioni. Il secondo la sera del nove agosto allietato dallo chef – artista del cibo trapanese Peppe Giuffrè, il quale con la sua officina gastronomica itinerante ha dato vita a momenti di vero e proprio spettacolo e che ha visto anche la partecipazione un pò a sorpresa di Roberto Roversi “turista per caso” a Castellammare, in quanto “testimonial” de “la Route du Jasmin”, regata internazionale, nei medesimi giorni facente tappa nel porto di Castellammare.

Per i due giorni della rassegna è stato possibile visitare ininterrottamente il Museo etno – antropologico, la mostra fotografica “Il Prima e il Dopo” su Castellammare del Golfo, e l’esposizione di pani sacri nella Chiesetta della “Madonna di l’Agnuni”.

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Entusiasmante infine lo spettacolo musicale a conclusione della manifestazione che ha visto l’esibizione degli “Ottoni Animati”, band trapanese che ha eseguito brani delle più belle canzoni del panorama musicale siciliano e nazionale in chiave etnico-bandistico-popolare.

Testo e alcune foto tratte da:http://www.castellammareonline.it/main3/dipaneinpasta.html

Frattanto,sul molo del porto di Castellammare,fa bella mostra di se la mitica 750 di Peppe Giacalone insieme ad una meravigliosa coppia di sposi.

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Sicilia:neve,carnevale e mandorlo in fiore!

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Quest’inverno,in Sicilia,è caduta tanta di quella pioggia da allontanare,almeno per il momento,lo spauracchio di una desertificazione dell’isola. Negli anni scorsi l’eccessiva siccità,aveva fatto pensare alla Sicilia come una probabile appendice del Sahara.Le tante pioggie hanno riempito gli invasi e causato gravi danni dovuti ad un sempre maggiore dissesto idro-geologico del territorio isolano per molto tempo strapazzato da politiche indegne dello sviluppo e della salvaguardia del territorio.

A coronare tutto ciò una spettacolare nevicata che ha imbiancato persino la città di Palermo,oltre che le zone collinari e montuose dell’isola. Tanta neve che,se da un lato ha dato vita a paesaggi davvero insoliti ed inusuali,dall’altroimg_1549 ha creato non pochi disagi e tanto freddo come non se ne sentiva da molti inverni. Un clima rigido,strade chiuse al transito,incidenti e,purtroppo,anche parecchi decessi causati dal maltempo e da incidenti stradali. La neve,dopo aver creato le condizioni per tante escursioni fuori porta e aver dato la possibilità di essere toccata,per la prima volta, da tanti bambini che in essa si sono tuffati,ad oggi stenta ancora a sciogliersi.

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 Frattanto,pur tra le tante ristrettezze economiche,anche in Sicilia,impazza il Carnevale di Acireale,Sciacca,Termini Imerese (cui si riferiscono le foto) e in tanti altri piccolo centri:voglia di evadere,seppur per poche ore,dalla vita quotidiana e dai tanti e annosi problemi che l’isola vive:disoccupazione,mafia,clandestini che arrivano ecc.ecc.

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La primavera,però, è alle porte. L’annuncia la bellezza del mandorlo in fiore e dei tanti prati verdi che incominciano a far emergere tutto ciò che è stato seminato:grano,fieno,fave,piselli ecc.ecc.

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Infine un bellissimo tramonto ammanta lo spettacolare golfo di Castellammare (Tp).

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Neve,neve e ancora neve…..!!!

Partinico(14-02-09):innevata!!!

Sicilia Natura e Paesaggio.

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Francesco Alaimo,SICILIA Natura e Paesaggio. Parchi,Riserve,Siti d’interesse comunitario,Zone di protezione speciale,Aree marine protette,Siti meno noti da tutelare. Fabio Orlando Editore,2005.

La scia dei tetraedri.Nel mare gastronomico delle egadi.Di Emilio Milana*

Introduzione

La Sicilia è una terra singolare, ricca di storia e di mito, di sereno e di sconvolgente, come i suoi vulcani. Una terra in cui il fascino della millenaria cultura scaturisce dalla perfetta sintesi dei suoi contrasti. Una terra in cui anche i quattro principali sapori legati alla sensorialità dell’uomo — il dolce, l’amaro, il salato e l’acido — giocano in un’altalena di contrapposizioni e apposizioni nel descrivere il mutevole sfaccettarsi del tetraedro del gusto dei Siciliani, fortemente legato al loro temperamento e alla loro antica diversità.

Diceva Thomas Stearns Eliot: “La cultura è ciò che rende degna la vita di essere vissuta e la cucina è una delle sue forme”. Ed è con questo spirito che si vuole vivere, in queste pagine, un’esperienza diversa, quella di ripercorrere, anche se velocemente, quattro millenni di storia osservando le trasformazioni del gusto e del cibo dei siciliani attraverso i cambiamenti della società, dell’economia e a volte della natura, nel segno di un continuum culturale proprio dei discendenti dei Sicani.

Parlare della cucina siciliana è come attraversare la storia dei popoli che si sono incontrati e scontrati nelle acque del Mediterraneo, vero liquido amniotico delle prime civiltà e delle grandi religioni monoteistiche che hanno caratterizzato lo spirito dell’uomo. In questo senso, l’arte culinaria si colloca accanto agli studi delle antichità per ricostruire il percorso dell’uomo fin dal tempo in cui questi iniziò a ridurre la natura alla soddisfazione dei suoi bisogni prima, dei suoi piaceri dopo. Rispetto al patrimonio di reperti e di documenti che si correlano a civiltà ormai storicamente concluse, la cucina continua a essere testimonianza vivente di una realtà che ci accompagna ogni giorno attraverso i sapori, gli odori e i colori.

L’arte culinaria è quanto i Greci definivano col termine gastronomia, vocabolo che secondo un dizionario italiano riporta al “complesso delle regole e delle usanze che sono relative alla preparazione dei cibi”. Tale definizione, tuttavia, appare incompleta se si considera il significato della parola come una funzione del tempo, delle condizioni di vita e della mutevole realtà socioeconomica. Per gastronomia, oggi, può intendersi, in accordo con Slow Food, non solo l’arte di cucinare i cibi, ma anche “l’arte di degustarli, di descriverli e di giudicarli”.

La gastronomia, come arte che prevede delle proprie regole, viene dopo l’alimentazione,che risponde a un’esigenza fisiologica; se questa è, infatti, legata al bisogno di procurarsi un alimento per combattere la fame, quella presuppone il piacere di consumare e gustare il cibo. Non è superfluo, comunque, sottolineare che il piacere non è legato alla condizione socio-economica dell’uomo. Il panino con le panelle1 è quanto di più democratico la cucina della nostra terra abbia inventato, utilizzando elementi semplici che, adeguatamente lavorati, fanno provare lo stesso piacere al palato del ricco e del povero. Il panino con le panelle ha assunto il rango di prodotto gastronomico in quanto, pur nella semplicità della sua preparazione, interessa fortemente la degustazione e il piacere di assaporarlo. La panella era un cibo per poveri, ora è un prodotto gastronomico servito nei ristoranti e nelle rosticcerie più apprezzate.

Bisogna ancora convenire con Slow Food che il fenomeno della globalizzazione ha omologato e impoverito i gusti, condizionati come siamo dall ‘immagine del cibo più che dall’ alimento che la pubblicità ci propone, a danno dell’educazione alimentare e della stessa conoscenza di ciò che mangiamo. Fortunatamente, in controtendenza, sta crescendo l’interesse per il recupero delle tradizioni culinarie, espressione di un tentativo comune di riappropriarci del patrimonio di valori, di intelligenza, di abilità, che distingueva le civiltà passate e ne segnava il grado di evoluzione. La scelta alimentare non è un fenomeno legato alla classe sociale, ma alla cultura: vi sono ricchi che mangiano malissimo, meno ricchi o poveri che riescono a gustare piatti sani e saporiti, tramandati da uno stile secolare di scelta, di abbinamento e di preparazione.

La ragione di circoscrivere l’interesse culinario a un’area così ristretta della Sicilia, che fu dei Sicani e degli Elimi, sta nel desiderio di ritrovare e conservare le essenzialità locali di quest’arte che, di fatto, non è mai stata unitaria su tutto il territorio siciliano, avendo assunto espressioni e stili profondamente legati alle diversità delle genti che l’hanno popolata. Ne è un esempio la pasta con le sarde, oggi servita con immagine e gusto differenti a seconda che ci si trovi a Trapani, a Palermo o a Messina.

Il motivo, poi, di considerare solo il pesce, come elemento conduttore centrale, è dovuto alla peculiarità geografica della zona considerata, alla netta predominanza dell’attività pescatoria su quelle praticate dalla popolazione locale, a partire già dall’età arcaica, e alla profonda sensibilità verso i prodotti del mare, mostrata dai cuochi e dai gastronomi siciliani dell’antichità greca e latina prima, del Medioevo e Rinascimento dopo. Il contenuto si articola in tre sezioni, separatamente sviluppate in tre volumi: la prima dà una “sintesi storico-culturale” dell’evoluzione culinaria siciliana con diretti collegamenti a tematiche fondamentali, come la pasta e il vino; la seconda è la vera e propria sezioneculinaria, costituita da una raccolta di ricette di primi piatti, secondi e contorni ripescati nell’uso e nella pratica comune, nei ricordi degli anziani e nei documenti rinvenuti un po’ ovunque, arricchite da note e riferimenti alle possibili lontane origini; la terza presenta un ricco insieme di profili di pesci commestibili, tipici del mare egadiano, con una breve descrizione delle caratteristiche morfologiche, biologiche e gastronomiche.

Si sono voluti, inoltre, esprimere in “siciliano”2 le espressioni e gli idiomi locali, nel rispetto della conservazione della cultura d’origine, in cui la lingua è l’amalgama, l’anima della cultura stessa e della gente che l’ha creata perché, come ha scritto Ignazio Buttitta,

 

Un populu diventa poviru e servu

quannu ci arrobbanu la lingua

addutata di patri:

é persu pi sempri.

 

(Un popolo diventa povero e servo

quando gli rubano la lingua che gli fu data dai padri:

è perso per sempre.)

 

1 Le panelle sono una sorta di frittelle, sottili e di forma triangolare, fatte con un impasto di farina di ceci e acqua. Spolverate con pepe nero e sale vengono tradizionalmente consumate all’interno di un morbido panino. Come antipasto vanno gustate da sole.

 

2 Il siciliano oggi si deve ritenere una Lingua Regionale o minoritaria ai sensi della Carta Europea delle Lingue Regionali o minoritarie, che all’Art.l afferma che per lingue regionali si intendono “le lingue che non sono dialetti della lingua ufficiale dello Stato”. La Carta è stata approvata il 25 giugno 1992 ed è entrata in vigore il 10 marzo 1998. L’Italia l’ha firmata il 27giugno 2000. Inoltre, l’industrial Standard Organization (ISO), l’ente internazionale che si occupa di problemi di normalizzazione, nel 2005 ha nconosciuto il siciliano come “lingua’ codificandola come ISO 639-3: scn. Pur essendo parlato da circa dieci milioni di persone in tutto il mondo, il siciliano, oggi, non viene insegnato nelle scuole e non viene nemmeno praticato nella vita pubblica, dove viene soppiantato da una specie di versione dialettale dell’italiano, con vistose mutuazioni grammaticali e fonetiche dal siciliano. “Perché non parli siciliano a tuo figlio? — fu chiesto a una madre marettimara che si esibiva tronfia in questo nuovo linguaggio.— Perché non voglio che si trovi male a scuola come mi sono trovata io” — fu la risposta. E sulla base di queste “profonde convinzioni” un altro dialetto del siciliano, quello marettimaro, sicuramente si avvierà nel desolante e malinconico percorso dell’estinzione, verso lo sradicamento dalla propria identità culturale. Un popolo in fondo, come ha già detto qualcun altro, è soprattutto ciò che entra ed esce dalla sua bocca. Cibo e parole.

 

*Emilio Milana,egadiano,ingegnere optoelettronico.Velista,vive a Bologna.