“E nessuno lo sappia….”.Per un ricordo di Padre Calcedonio Ognibene.

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Copertina (4)
Don Ognibene (2)

La settimana santa a Vallelunga Pratameno(CL).

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Vallelunga Pratameno è un piccolo paese a vocazione agricola, come dimostra il suo stemma civico con due grappoli di uva, bianca nel primo e nera nell’altro, fra bionde spighe di grano. I Vallelunghesi sono stati sempre gente laboriosa e onesta. Ancorata ai veri valori della vita, al rispetto della famiglia, delle donne, dei bambini e degli anziani.

Le sue origini affondano le radici tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento e fanno parte di quelle manifestazioni che subirono nuovi impulsi dopo il Concilio di Trento (1545-1563), che con la Controriforma avviò un rafforzamento dei principi religiosi intorno alla rivitalizzazione dei riti della tradizione cattolica.
L’identità civile è coincisa, per secoli, con quella religiosa i cui valori di riferimento affondano le loro radici nel crisitianesimo-cattolico. Infatti i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio culturale e artisitico, oltre che religioso, del popolo italiano. Cosicché la fede dei Valleunghesi è rimasta saldamente ancorata, sino ad oggi, nella tradizione cattolica. Nonostante l’imperversare del fenomeno della secolarizzazione e, ad oggi, di quello del relativismo etico-culturale, che mina alle radici le identità delle nostre comunità, quella vallelunghese ha conservato intatta la sua di identità, civile e religiosa, che si esprime ogni anno anche con determinati avvenimenti religiosi, il cui compito principale, dal punto di vista sociologico, è di cementare la comunità vallelunghese. Uno di questi momenti fondamentali è la Settimana Santa.
In Sicilia, come scrive G. Cammareri, di simani santi ce ne sono davvero tante. “Se ne possono incontrare di meste, chiassose, nevrotiche, follemente amate e disprezzate, profumate dal vino che lava le notti e dall’acre odore dei ceri che le sporca dolcemente, profumate da tanti fiori e illuminate da tantissime luci. Simani gonfiate con l’elio dei palloncini, fatte di mille macchine fotografiche al collo, di bambini vestiti da angioletti e di mamme che li accompagnano, di vecchietti piangenti ai balconi al passaggio di Cristi e Madonne…. Croci, pennacchi, spade attaccate alla vita da centurioni più o meno baffuti e ancora il gesto per un altro e un altro ancora “clic” di quelle mille macchine fotografiche il cui piccolo rumore annega, miseramente, in un mare di note scandite da suonatori infiocchettati nella divisa di questa o quella banda”.
I riti liturgici ed extraliturgici della Settimana Santa vallelunghese servono a tramandare quella che gli israeliti chiamarono Pesach, che significa passaggio. Dal “passare oltre” della tradizione biblica dell’A.T., che testimonia la mano potente di Dio-salvatore, nella notte tra il 14 e il 15 del mese di Abib, quella dell’uccisione dei primogeniti, risparmiò i bambini ebrei, al “passare oltre” di Cristo dalla morte alla resurrezione.
La Pasqua cristiana se, da un lato, integra quella ebraica, dall’altro le si contrappone divenendo, dal II secolo D.C., a più solenne delle feste cristiane e divenendo il fulcro dell’anno liturgico nella storia della Chiesa.
Questo mio modesto contributo vuole essere un momento di riflessione sulla Settimana Santa e sulla Pasqua a Vallelunga, perché, spero, avvenga, nei miei cinque lettori, anche una comprensione del passato e del presente, della storia civile e religiosa della nostra comunità. Infatti tutti noi abbiamo bisogno di coglierci come uomini del presente ma fortemente legati al nostro passato per seppellirlo, come dice lo storico francese De Certò. Per vivere il presente è necessario seppellire il passato non nel senso di obliarlo, di oscurarlo o, peggio ancora, di cancellarlo, ma di metabolizzarlo.
Questo mio contributo, per citare una espressione del predetto storico francese, è un voler “seppellire” il nostro passato, cioè un riconoscerci nel nostro presente come dipendenti e, nello stesso tempo, ormai distanti da un passato che è inevitabilmente tramontato. Un passato che, pur essendo già tramontato, ha lasciato, però, una eredità civile e religiosa fondamentale, consentendo a tutti noi di coglierci come presente, legati al passato e proiettati al futuro.
In questo contesto,come quello attuale, che non vede più una coincidenza tra la comunità civile e quella ecclesiale, si sente il bisogno di cogliere sempre meglio la propria identità, civile e religiosa,cioè le nostre radici,come antidoto ad ogni forma di relativismo culturale ed etico che distrugge ogni identità anche di natura locale.
Possiamo sostenere, grazie anche al supporto del contributo fotografico,che la Settimana Santa,a Vallelunga è un momento nel quale la nostra comunità pone in essere oltre che una identità cattolica forte anche una forte identificazione.
I riti extraliturgici della Settimana Santa, non vanno considerati come momenti staccati, o addirittura opposti, rispetto alle celebrazioni liturgiche. La testimonianza di tutto ciò è data proprio da ciò che avviene,ogni anno, durante il triduo pasquale anche a Vallelunga.
Tutti noi siamo inseriti in una “traditio” composta da valori civili,sociali,familiari e religiosi, mediati e trasmessi dall’importantissimo processo educativo, connotandoci, appunto, come “civis” e, per chi crede,come credenti.
Lo stesso identico meccanismo avviene per l’esperienza religiosa,quando si entra a far parte di una determinata religione si entra in un solco già tracciato da altri, si entra in una “traditio fidei” con la quale si sono tramandate, di generazione in generazione, le grandi verità di fede credute,celebrate e vissute da una determinata religione,soprattutto se essa ha un fondamento storico,una forte dimensione salvifica e una finalità escatologica, come appunto è l’intero messaggio del cristianesimo.
Il cristianesimo,infatti, ha tutte e tre queste caratteristiche ed ha una sua specificità,che altre religioni non hanno:la fede in Dio fattosi Uomo.
I fatti e le vicende storiche della prima Settimana Santa, documentate minuziosamente dai Vangeli e dal Nuovo Testamento, non si ripeteranno mai più, dal punto di vista della loro storicità ma continuano a ripetersi,da duemila anni circa, dal punto di vista del Mistero Salvifico.
Che cos’è il mistero salvifico?La presenza di Dio-Salvatore nella storia degli uomini, cosicchè ogni anno, durante i riti liturgici ed extraliturgici della Settimana Santa, viene data al credente la possibilità di partecipare al mistero di salvezza,in chiave liturgico- sacramentale- mistagogica, e di ottenere questa salvezza nell’oggi della storia attraverso la presenza della comunità credente,la Chiesa,cioè la comunità di tutti i battezzati che credono in Gesù-Cristo sofferente,morto e risorto,che continua nella storia la celebrazione del Mistero pasquale.
Nel contemplare le foto , che hanno “immortalato” alcuni momenti di alcuni riti extraliturgici della Settimana Santa a Vallelunga, non si può prescindere da quanto detto fin ora. La Settimana Santa,cioè, è espressione della l’inculturazione della fede cattolica nelle nostre popolazioni. L’inculturazione è l’incontro tra la fede annunciata nei secoli e il recepimento della stessa da parte del popolo credente.
Essa,come scrive V.Sorce, “ha una forte valenza teologica fondata sugli eventi dell’Incarnazione e della Chiesa locale”, e si inserisce in un solco già dato,si inserisce nella cattolicità e all’interno di essa ,attraverso la “traditio fidei”,cioè,appunto, il tramandare la fede, si ricollega, attraverso il ricordo liturgico, ai fatti storici della prima Settimana Santa e della prima Pasqua.
Potremmo dire che la Settimana Santa,a Vallelunga è la stessa,per esempio, di quella di altri comuni presenti in altre regioni d’Italia?Assolutamente no. In che senso c’è diversità?Non nella sostanza dell’Evento e della celebrazione dello stesso, ma nelle modalità di recezione del messaggio del cristianesimo e nel modo con cui ogni comunità credente ha vissuto e vive, nell’oggi della storia, il mistero salvifico di Gesù-Cristo morto e risorto. Tutto ciò si chiama inculturazione della fede.
La Settimana Santa, in Sicilia, è il frutto di una duplice tradizione:
la prima legata alle sviluppo della inculturazione della fede in Sicilia: per cui è possibile parlare di una sorta di “Cristo Siciliano”.
–la seconda legata alla sviluppo del cattolicesimo in questo territorio che ha fatto propri gli influssi derivanti: dal concilio di Trento e dall’influsso bizantino e spagnolo.
In che senso si può parlare,allora, di un Cristo “siciliano”?
Nella cultura e nella pietà popolare siciliana esiste una interpretazione e un vissuto della figura di Gesù-Cristo che è caratterizzata da tratti propri. L’aggettivo “siciliano” ci dice qualcosa di culturalmente significativo,cioè a dire la cultura siciliana ha “segnato” la figura del Cristo con alcuni suoi tratti specifici. Questo “Cristo siciliano” sarebbe in opposizione a quello della predicazione ufficiale della Chiesa, dei dogmi e della liturgia?Addirittura lo si potrebbe considerare un Cristo fuori dalla Chiesa cattolica o,addirittura, contro di essa?Un “Evangelium extra ecclesiam?”
Secondo le tesi di alcuni studiosi il “Cristo siciliano” potrebbe benissimo essere considerato il Cristo delle classi deboli e oppresse o, come dice Gramsci, delle classi popolari che sono “strumentali e subalterne”. Molti studiosi,di indirizzo marxista, infatti, sostengono che la religiosità popolare ,che trova il proprio culmine nei riti della Settimana Santa, sarebbe l’espressione di un cristianesimo vissuto fuori dalla Chiesa e di un “Cristo-popolare” oggetto di un conflitto esistente, di fatto, tra la gerarchia cattolica e il popolo credente.
Stanno davvero così le cose? La risposta negativa si evince, meravigliosamente, da ciò che avviene ogni anno a Vallelunga che ci aiuta a cogliere il fatto che la pietà popolare,quella legata,anche, ai riti della Settimana Santa e della Pasqua, in Sicilia, ha un’anima teologica;cioè l’humsus,il terreno in cui essa affonda le radici è costituito dalle grandi verità proprie del cattolicesimo credute,comprese (attraverso un cammino di “intellectus fidei”),celebrate e vissute.
Non c’è,dunque, nessun conflitto tra la Chiesa “gerarchica” e il popolo credente, per il semplice motivo che anche la gerarchia cattolica partecipa ai riti extraliturgici della Settimana Santa.
Dove sta allora l’equivoco?proprio nel significato che si dà al termine “pietà popolare” intesa non come esperienza di fede del popolo credente ma come momento di opposizione delle classi subalterne alle classi colte e,soprattutto,alla religione “ufficiale”. Dunque una lettura sociologica e non teologica del fenomeno.
Quali sono,allora, le caratteristiche del “Cristo siciliano”in relazione agli eventi della Settimana Santa e della Pasqua?
Il siciliano è uno che vuole vedere e toccare,è fondamentale per il siciliano la RES,la cosa,(pensiamo alla tematica verghiana della roba) e tutto ciò perché il siciliano ha alle sue spalle una esperienza storica tragica, poichè ha visto decine e decine di colonizzatori venire nell’isola e, spesso, maltrattare il popolo. Tutto ciò lo ha spinto a proiettare questa sofferenza, accumulata nei secoli, nell’attaccamento alla res,spesso anche con modalità eccessive e devianti, come si configura il fenomeno mafioso. Come se la “materialità” delle cose lo salvasse dall’insicurezza e dalla sofferenza accumulate nei secoli.
Questa mentalità della Res,nel senso migliore del termine , cioè cosa vissuta,esperienza fatta, viene applicata anche nel vissuto religioso del siciliano. In questa cementificazione di quotidianità sofferta,la Sicilia celebra la cultura della sofferenza e in tutti i paesi dell’isola la Settimana Santa costituisce l’approdo di un modello irrepetibile verace,insostituibile salvataggio. Il Siciliano trova, negli eventi,liturgici ed extraliturgici della Settimana Santa, la teologia della kènosis,ossia il fatto che Dio non ha disdegnato di farsi Uomo e di assumere su di se’ tutta la sofferenza,fisica e morale,del genere umano.
Infatti in Sicilia è forte la concentrazione sul “Corpo di Cristo”. L’attenzione,la contemplazione del corpo di Cristo va dal Gesù-Bambino a tutta la vicenda della passione-morte-resurrezione, con particolare attenzione al corpo di Cristo deposto dalla croce e sepolto.
Il corpo di Gesù-Cristo non è mai solo, ma viene associato a quello della madre,dalla culla alla tomba. E’ l’insieme dei due corpi che costituisce il cuore della Pietas proprio del Venerdì Santo,al punto tale che in alcune circostanze i due simulacri si fondono quasi a divenire una sola cosa,cosicché il siciliano non concepisce il corpo di Gesù-Cristo se non associato a quello della madre. I due corpi vengono associati nel dolore del Venerdì Santo e nella gioia della Domenica di Pasqua, allorquando la Madre ritrova il figlio risorto:l’Incontro che si celebra in molti comuni dell’isola proprio la mattina di Pasqua.
Da che cosa scaturisce questa concentrazione sulla tematica del Corpo di Cristo?
Le origini sono lontane,bisogna risalire al 1700,secolo in cui si realizzarono in Sicilia,come sostiene lo storico Cataldo Naro,le istanze innovatrici del concilio di Trento,prima fra tutte la predicazione al popolo ad opera soprattutto degli ordini religiosi. Nacque, proprio dalla predicazione itinerante dei Cappuccini,dei Gesuiti e dei Redentoristi, l’attenzione al Corpo di Cristo.
Fu il francescanesimo ad introdurre la pietas verso Gesù Bambino(la creazione del primo presepe vivente,a Greccio,la notte di Natale del 1223, ad opera di Francesco D’Assisi),ripresa nel 1700 da sant’Alfonso de Liguori. I religiosi,grazie ai quaresimali,le 40 ore,i panegirici,gli esercizi spirituali,le missioni popolari,la creazione di tante confraternite, diffusero la pietas,cioè il rapporto tra il credente e “U Signori”,inteso, come Dio padre a volte (U Signori fici u munnu”), ma quasi sempre riferito a Cristo: “U signori murì pi nuatri poveri piccatura”.
Tutto ciò avvenne proprio nel 1700. Proprio il “secolo dei lumi” ci insegna una notevole vivacità, alimentata dalle pratiche di pietà sul mistero di Cristo semplice, povero e crocifisso e dalla necessità di garantirsi la salvezza che, sebbene eterna, deve essere sperimentata già nel quotidiano.
La pietà settecentesca è prevalentemente cristologia. Vanno ricordati, a tal proposito, i componimenti di Sant’Alfonso sul Natale e i crocifissi scolpiti da fra Umile da Petraia. Essa, in sostanza, è riportata agli eventi decisivi della storia della salvezza: l’incarnazione, la passione e la morte in croce, la devozione verso l’umanità di Gesù, vengono radicati nel popolo grazie a preghiere, canti, quadri devozionali.
Essenzialmente,dunque, gli influssi maggiori che hanno caratterizzato la Settimana Santa in Sicilia sono di duplice derivazione:
l’influsso bizantino,
con la nascita delle devozioni popolari e all’interno di esso il movimento francescano con la devozione verso Gesù bambino e, per il nostro tema, verso il Cristo sofferente e il tenero amore verso Maria Addolorata. Il periodo che va dal XIII al XV secolo vide la comparsa delle prime statue dei crocifissi che esprimono la sofferenza e la morte di Cristo.
Il devozionismo a partire proprio da questo periodo si è insinuato profondamente nella coscienza e nelle espressioni di fede dei credenti ponendo le premesse per il nascere e lo svilupparsi anche delle tradizioni popolari siciliane della Settimana Santa.
L’influsso spagnolo,
il periodo che va dalla fine del XVI secolo fino al XVIII secolo. Il dominio degli spagnoli ha contribuito alla strutturazione definitiva dei riti della Settimana Santa in Sicilia.
Per il nostro discorso lo spagnolismo diede vita all’ anticipazione del cosidetto “Sepolcro”(tecnicamente Altare della reposizione) del Signore alla sera del giovedì santo. Risale, al XVI secolo, l’usanza di deporre nel sepolcro l’immagine del Cristo morto,esponendo sopra il sepolcro il SS. Sacramento nell’ostensorio coperto da un velo.
Nacque,così come documentato dal Plumari, l’identificazione dell’altare della reposizione con il Sepolcro. Infatti,sino ad oggi,nella coscienza popolare vi è una dissolvenza di significati tra l’adorazione della “presenza reale-ostia”conservata nel tabernacolo-custodia e del corpo-ostia del Signore conservato nel tabernacolo-sepolcro.
I riti liturgici ed extraliturgici della Settimana Santa trovano il loro culmine nel triduo pasquale in cui avviene un meraviglioso connubio tra liturgia e pietà popolare.
La pietà polare,come scrive Vincenzo Sorce,accentua di più l’immagine, la liturgia, il segno.
Continua il Sorce, è lo stesso popolo,il popolo di Dio,che vive lo stesso mistero e lo esprime con linguaggi diversi.
Nella pietà popolare,l’uomo di Sicilia,in modo particolare nella Settimana Santa,vive ed esprime la partecipazione alla passione ,morte e resurrezione di Cristo,con la totalità della sua struttura antropologica,che è simbolista,fortemente sensoriale:vivendo la dimensione della festività e della tragicità.
Attraverso le foto si coglie “un popolo che esce dalla solitudine,vive la comunione. Dando spazio ai suoi sentimenti,alle sue emozioni,con la totalità del linguaggio corporeo,la gestualità,il canto,gli aromi,i colori,il pianto,il grido”.
L’uomo di Sicilia si rimette in marcia. Si libera dal pianto,grida il suo dolore,la sua angoscia,la sua paura davanti alla morte. Si identifica con l’uomo dei dolori ,appeso alla croce.Da spazio ai suoi sentimenti,piange. Prende contatto con i suoi vissuti,li esprime,li condivide,li grida,li urla. Psicoterapia e salvezza radicale s’incrociano nel Crocifisso,l’uomo dei dolori,l’uomo ferito e la risposta di Dio”.
Il Giovedì Santo,a Vallelunga, vede la creazione,ad opera dei confrati delle tre Confraternite esistenti in paese,(quella del SS.Sacramento,della Madonna del Rosario e di Maria SS. Addolorata) ,nei rispettivi oratori,delle cosiddette CENE. Una creazione che si ripete da decenni e che ha ereditato la tradizione dei “pupi di zucchero” tipica del palermitano.
Vengono create,da ogni confraternita, delle mense su cui vengono deposti 13 agnelli di zucchero di media grandezza,raffiguranti Cristo e i dodici apostoli che celebrano l’ultima cena, accompagnate da 13 pani da cena(dolce tipico pasquale Vallelunghese) insieme a 13 lattughe , cedri, arance e finocchi.
Al centro della tavola,troneggia una statua,sempre di zucchero opera di artigiani palermitani cui le confraternite si rivolgono ogni anno, raffigurante il Cristo Risorto,insieme al pane e al vino,simboli dell’Eucarestia. Ogni anno,per ogni confraternita, vengono sorteggiati 12 confrati tra quelli che hanno pagato l’annualità,ossia la quota associativa.
Quattro dei dodici sorteggiati,per ogni confraternita,vanno a svolgere il ruolo che fù dei 12 apostoli nella messa vespertina “In Cena Domini”,nella quale si ricorda l’istituzione dell’Eucarestia e la carità fraterna. Saranno i protagonisti della lavanda dei piedi. Alla fine della Messa, i dodoci confrati sorteggiati da ogni confraternita,unitamente agli altri confrati e alle loro famiglie ,si riuniscono presso la loro chiesa di riferimento e dopo aver contemplato la bellezza della Cena,ricevono in dono l’ Agnello di zucchero,un pane da cena,un cedro,una lattuga,un finocchio e un arancio che portano a casa. Ai confrati non sorteggiati viene dato un piccolo agnello di zucchero. La sera del giovedì santo si conclude con la visita all’unico “Sepolcro”creato nella cappella del SS.Sacramento della Chiesa madre .L’adorazione eucaristica si protrae sino alla mezzanotte.Chiusa la chiesa avviene,notte tempo,la spogliazione del sepolcro e la preparazione del simulacro del Cristo morto.
Il Venerdì Santo, nella pietà popolare siciliana, emerge il culto della passione e morte di Gesù nella quale la nostra gente si immedesima in partecipazione comunitaria. Ha scritto a tal proposito il Prof. Basilio Randazzo che «la vera pietà di una volta all’anno, raccolta in tutto un anno, si comunica nel dolore della settimana santa, e in particolar modo il venerdì santo si celebra il «Tutto di Tutti», cioè il mistero della Passione, come «prototipo teologicamente unitario con uno stile culturalmente conforme ma con un atteggiamento che varia da comunità a comunità».
Nella pietà popolare del Venerdì Santo, scrive Angelo Plumari, l’uomo di Sicilia vive ed esprime la partecipazione alla passione, morte e resurrezione di Cristo con la totalità della sua struttura antropologica, cosicché un popolo esce dalla solitudine, vive la comunione dando spazio ai suoi sentimenti alle sue emozioni con la totalità del linguaggio corporeo, con la gestualità, con il canto, i colori, il pianto, il grido.
Il venerdì santo è emblematico e paradigmatico come i siciliani si ritrovino e si identifichino nel dolore del Cristo morto, stando muti davanti alla bara, e in quello dell’Addolorata, dinnanzi ai quali sentono che il dolore umano, il loro dolore è stato assunto da Dio.
Durante le processioni del Venerdì santo,il popolo che partecipa “esplode con il linguaggio dei segni:piedi scalzi,canti lancinanti,incensi che bruciano,fiaccole accese,
silenzio pieno di mistero,intensa commozione,profonda meditazione. Si ricompongono celebrazione,gestualità,simbolismo,sensorialità. E’il trionfo dell’opera mistagogica”.
Inoltre la mistagogia dei simboli del Venerdì Santo è estremamente interessante oltre che variegata:la presenza delle confraternite incappucciate o a volto coperto,indacano,secondo B.Randazzo,la perdita di personalità o la comunione nel dolore; Il passo professionale a due passi avanti e uno indietro,ansia di sofferenza,i cilii o candele accese,l’umanità;
la fiamma,la purificazione e la luce della Resurrezione; le marce funebri,l’accentuazione sensibilizzata di stati d’animo in pianto del peccato di Deicidio.
Tutto ciò comunica il fatto che “l’uomo siciliano è celebrante simbolista”. Il Venerdì santo inizia con la visita ai sepolcri, poco conosciuti come altari della reposizione, poiché si continua ad identificare, così come sostiene il Plumari, l’altare della reposizione con il sepolcro del Signore creando, nella coscienza popolare, una identificazione di significati tra l’adorazione della presenza reale-ostia e il corpo-ostia, per cui il tabernacolo è, allo stesso tempo, sepolcro.
I riti extraliturgici del venerdì santo si svolgono secondo quattro tipologie presenti nell’Isola:
1.le processioni funebri del Cristo morto accompagnato dalla Madre addolorata;
2.la processione dei misteri;
3.le processioni in cui si compie la mimesi cronologica degli eventi della passione;
4.la processione del solo Crocifisso
Anche a Vallulunga i riti si svolgono secondo la prima e la terza tipologia: a mezzogiorno si porta il Cristo al calvario,che si trova all’uscita del paese in direzione per Palermo, lo si crocifigge, la sera lo si va a riprendere,lo si mette dentro l’urna e lo si porta,in processione, presso l’oratorio del SS.Sacramento,sito in piazza, seguito dalla Madre addolorata.
In molti comuni dell’isola, tra cui Vallelunga, nella mattina del Venerdì Santo si ripete uno dei riti più antichi e più suggestivi della Settimana Santa in Sicilia. L’effige del Cristo morto viene deposto su un tavolo coperto di drappi rossi e i fedeli si recano presso la Chiesa madre, la Chiesa intitolata alle Anime Sante del purgatorio e la Chiesa del SS. Crocifisso, toccando e baciando la statua del Cristo morto, con una preghiera corale:
Pietà e misericordia Signuri.
Un via vai di persone, in assoluto silenzio e con grande fede e devozione, si nota per le strade di Vallelunga sin dalle prime ore dell’alba. Questo gesto di pietà dura tutta la mattinata e si conclude a mezzogiorno del Venerdì Santo. Nel pomeriggio si svolge la celebrazione liturgica della commemorazione della morte del Signore.
La preparazione dell’urna dove la sera verrà deposto il simulacro del Cristo morto avviene ad opera dei confrati del SS.Sacramento,mentre la vara dell’Addolorata ad opera dell’omonima confraternita che ha sede presso la chiesa del SS.Crocifisso. Alla processione serale,vi partecipa un grandissimo numero di fedeli,con in testa il clero locale e i confrati vestiti con i loro abitini tradizionali. La banda musicale suona marce funebri. Arrivati in piazza,un predicatore rivolge un sermone penitenziale al popolo.
Il Sabato santo,tutta la comunità credente si prepara alla celebrazione della solenne Veglia Pasquale.

Pasqua 2010:I VOLTI!(Prima parte)

Vallelunga e l’elisir di lunga vita:103 candeline per Serafina Criscuoli!


A Vallelunga Pratameno,comune dell’entroterra siciliano,le persone che hanno raggiunto i 100 anni di vita sono state parecchie.La signora Serafina Criscuoli in Oliveri,martedì 26 Gennaio 2010,compirà 103 anni.Ad oggi è la vallelunghese vivente più longeva pur non vivendo più,da tanto tempo,nella cittadina che le ha dato i natali, la si può considerare,a giusta ragione,la nonna di tutti i vallelunghesi.
Serafina Criscuoli è nata a Vallelunga Pratameno ( Cl) il 26 Gennaio 1907 da Giovanni Criscuoli e Rosina Cipolla,seconda di tre figli,dopo Vincenzo e prima di Orsola .Ha frequentato la scuola elementare a Vallelunga e poi la Scuola Normale (Istituto Magistrale) a Noto (Sr.) nel Collegio delle Suore Domenicane fino al penultimo anno. Poi il padre decise di ritirarla perché non volle che prendesse il diploma magistrale che poi avrebbe potuto portarla ad insegnare fuori dalla Sicilia (Altri tempi!). Suo malgrado, lei accettò la decisione paterna e rimpiangerà sempre questo mancato diploma, specialmente quando, rimasta vedova dopo sei anni di matrimonio con Rosario (Sasà) Oliveri e con tre figli (Cenzina, Tuccio e Giovanni), le sarebbe piaciuto avere un’attività professionale.E’ una donna eclettica, ama e conosce la musica, canta, suona il pianoforte,dipinge (alcuni suoi dipinti, dedicati a Sant’Antonio, sono custoditi nell’altare dedicato al Santo nella Chiesa Madre di Vallelunga), ricama benissimo, lavora la maglia, l’uncinetto ed esegue quei lavori di cucito che evidenziano creatività e fantasia eccellenti, è un’ottima cuoca (Famose sono le sue torte) .E’ una mamma eccezionale, coraggiosa, arguta, di grande temperamento, dalla forte personalità, di buona cultura, che ha saputo benissimo svolgere il doppio ruolo di genitore alla morte del marito guidando i figli durante la loro crescita, aiutata in ciò dalla cognata Fifì Oliveri.
Ha nove nipoti e una pronipote(Sofia) che ama moltissimo e con i quali ha avuto sempre un bel rapporto . Di forte costituzione e di carattere allegro e socievole : sono questi i requisiti che l’hanno portata al traguardo dei cento anni. Ancora oggi è autosufficiente, lucida, segue gli eventi familiari e della cronaca nazionale,esce accompagnata, non può fare a meno del mezzo bicchiere di vino a pranzo e a cena e dichiara di non sentirsi questa veneranda età ma molti anni di meno.
La sua lunga vita è trascorsa a Vallelunga fino al 1956 e poi a Palermo dove abita. Ma non ha mai trascurato la sua Vallelunga, dove ogni tanto si reca, nella casa di campagna di famiglia.
Il suo centesimo compleanno è stato festeggiato il 26 Gennaio 2006 a Partinico da tutti i figli , i nipoti e i parenti con la pergamena di benedizione del S. Padre Benedetto XVI richiesta per lei da Mon. S. Salvia, Parroco della Chiesa del Carmine di Partinico, città dove abita la figlia Cenzina.
Ma anche la RAI, vedendo la sua fotografia sul Giornale di Sicilia, ha cercato il contatto ed è venuta con giornalista e troupe a seguire,fin dall’arrivo all’aeroporto del figlio Tuccio e dei nipoti che abitano a Torino, tutta la fantastica giornata del 26 Gennaio 2007 conclusasi con la Messa, con un rinfresco e un brindisi al prossimo …..centenario. Il servizio è stato trasmesso da RAI 1 durante la trasmissione “Festa Italiana”. Adesso è già pronta per festeggiare il suo 103° compleanno.
Attorno ad lei si stringeranno,come sempre,i suoi tre figli i tanti nipoti e pronipoti per festeggiare questo ragguardevole traguardo esistenziale.
Augurissimi,di vero cuore, alla Signora Serafina,ai suoi tre figli e ai suoi tanti nipoti.

    ”Ad multos annos”

dal Webmaster di Terra Mia.

DPR sullo scioglimento del C.C.di Vallelunga Pratameno(Cl).

GAZZETTA UFFICIALE: SOMMARIO

(ANSA) - ROMA, 27 AGO - La Gazzetta Ufficiale n. 197 del 26
agosto pubblica oggi:
 DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 27 luglio 2009.
Scioglimento del consiglio comunale di Vallelunga Pratameno e
nomina della commissione straordinaria. (Pag. 9)

 DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 27 luglio 2009 Scioglimento del consiglio comunale di Vallelunga Pratameno e nomina della commissione straordinaria. (09A10172) (GU n. 197 del 26-8-2009 )

                   IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
 Considerato che nel comune di Vallelunga Pratameno (Caltanissetta),
i  cui  organi  elettivi  sono  stati  rinnovati  nelle consultazioni
amministrative del 13 e 14 maggio 2007, sussistono forme di ingerenza
della   criminalita'  organizzata,  rilevate  dai  competenti  organi
investigativi;
Considerato che tali ingerenze espongono l'amministrazione stessa a
pressanti  condizionamenti,  compromettendo  la libera determinazione
degli  organi  ed  il  buon  andamento  della  gestione  comunale  di
Vallelunga Pratameno;
Rilevato,    altresi',    che   la   permeabilita'   dell'ente   ai
condizionamenti  esterni  della criminalita' organizzata arreca grave
pregiudizio  allo  stato  della  sicurezza  pubblica  e  determina lo
svilimento   delle  istituzioni  e  la  perdita  di  prestigio  e  di
credibilita' degli organi istituzionali;
Ritenuto  che, al fine di rimuovere la causa del grave inquinamento
e  deterioramento  dell'amministrazione comunale, si rende necessario
far  luogo  allo  scioglimento  degli  organi  ordinari del comune di
Vallelunga Pratameno, per il ripristino dei principi democratici e di
liberta' collettiva;
Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;
Vista  la  proposta  del Ministro dell'Interno, la cui relazione e'
allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante;
Vista  la  deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella
riunione  del 24 luglio 2009 alla quale e' stato debitamente invitato
il Presidente della regione siciliana;
                              Decreta:
 Art. 1.
 Il  consiglio  comunale  di Vallelunga Pratameno (Caltanissetta) e'
sciolto per la durata di diciotto mesi.
Art. 2.
 La  gestione  del comune di Vallelunga Pratameno (Caltanissetta) e'
affidata alla commissione straordinaria composta da:
   dott. Nicola Diomede - viceprefetto;
   dott. Andrea Nino Caputo - viceprefetto aggiunto;
   dott. Carmelo Fontana - direttore amministrativo-contabile.

 Art. 3.

La  commissione  straordinaria  per la gestione dell'ente esercita,
fino  all'insediamento  degli  organi  ordinari  a norma di legge, le
attribuzioni  spettanti  al  consiglio  comunale,  alla  giunta ed al
sindaco nonche'  ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime
cariche.
   Dato a Roma, addi' 27 luglio 2009
 NAPOLITANO
 
                                  Berlusconi, Presidente del
                                  Consiglio dei Ministri
                                  Maroni, Ministro dell'interno
 
Registrato alla Corte dei conti il 5 agosto 2009
Ministeri istituzionali, registro n. 8 Interno, foglio n. 19

                                                                      Allegato

 Al Presidente della Pepubblica
 Il comune di Vallelunga Pratameno (C1), i cui organi elettivi sono
stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 13 e 14 maggio
2007,  presenta  forme  di  ingerenza  da  parte  della  criminalita'
organizzata    che   compromettono   la   libera   determinazione   e
l'imparzialita'    degli   organi   elettivi,   il   buon   andamento
dell'amministrazione  ed  il  funzionamento  dei  servizi  con  grave
pregiudizio per lo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica.
   A  seguito  di  attivita'  investigative,  che  hanno  evidenziato
situazioni   di   diffusa   illegalita'   riconducibili  a  forme  di
condizionamento  e  di  infiltrazione  delle  locali  consorterie nei
confronti    degli   amministratori   dell'ente,   il   Prefetto   di
Caltanissetta  ha  disposto  l'accesso presso il comune di Vallelunga
Pratameno  ai  sensi  dell'art.  1,  comma  4,  del  decreto  legge 6
settembre  1982,  n.  629, convertito dalla legge 12 ottobre 1982, n.
726, per gli accertamenti di rito.
L'esito  degli  accertamenti  svolti ha messo in risalto come, nel
tempo,  l'uso  distorto  della cosa pubblica si sia concretizzato nel
favorire   soggetti   collegati  direttamente  od  indirettamente  ad
ambienti  malavitosi,  grazie anche ad una fitta ed intricata rete di
parentele,  affinita',  amicizie  e  frequentazioni  che  lega alcuni
amministratori  e  parte dell'apparato burocratico ad esponenti delle
locali consorterie criminali od a soggetti ad esse contigue.
In  particolare, gli aspetti di condizionamento risultano evidenti
in una serie di elementi quali:
a)  il profilo soggettivo degli amministratori ed i loro rapporti
con la locale consorteria criminale;
b) l'attivita' svolta dal corpo di polizia municipale;
c)  la  vigilanza  nella  fase  di  esecuzione  degli  appalti  e
l'analisi delle imprese fiduciarie dell'ente;
d) la gestione del servizio di assistenza agli anziani.
In  ordine  al  primo  degli  aspetti  emarginati  la  commissione
d'accesso   ha  evidenziato  come,  sebbene  la  limitata  estensione
territoriale   dell'ente  avrebbe  dovuto  consentire  a  coloro  che
rivestono  cariche  pubbliche  di  esercitare  un  positivo controllo
sociale  sui  fatti  cittadini che minano la convivenza democratica e
danneggiano  l'economia legale e conseguentemente favorire l'adozione
di prudenziali scelte politico amministrative, soprattutto per quanto
attiene  alla  sfera  relazionale,  i  diversi  personaggi  politici,
succedutisi  negli anni alla guida dell'ente, indipendentemente dalla
loro   posizione   di  componenti  della  maggioranza  governativa  o
dell'opposizione,  non  hanno mai posto in essere una effettiva presa
di distanza dalle locali consorterie mafiose.
Significativa  in tal senso risulta essere la posizione di uno dei
componenti   dell'organo   esecutivo  che  attualmente  svolge  anche
attivita'    imprenditoriale    e    che   oltre   a   frequentazioni
particolarmente  intense  con  esponenti  della  locale cosca risulta
essere stato condannato per turbata liberta' degli incanti.
L'indagine   ispettiva  ha  inoltre  evidenziato  come  sia  stato
accertato   nel   corso   della   campagna   elettorale   un  diretto
coinvolgimento  di  alcuni  esponenti  di «cosa nostra» in favore del
sindaco  e  come  tale  sostegno  si  sia  rilevato  determinante per
l'affermazione dell'attuale compagine amministrativa.
Il  sodalizio  politico  mafioso  formatosi  durante  la  campagna
elettorale   ha   infatti   condizionato   sin   da  subito  l'azione
amministrativa  dell'ente  locale, in particolare nel settore dei sub
appalti    favorendo    personaggi    legati   alle   locali   cosche
nell'affidamento di lavori e forniture.
In  relazione  al  secondo  degli  aspetti evidenziati viene posta
l'attenzione  sulla  figura  del  comandante  dell'ufficio di polizia
municipale,  sottoposto  in  passato alla sanzione dell'avviso orale,
destinatario  di  un  provvedimento di divieto di detenzione di armi,
oltreche' condannato in primo grado per omessa denuncia di reato (con
sentenza di non doversi procedere in grado di appello per intervenuta
prescrizione del reato) che e' inoltre noto, in ambito locale, per le
continue   frequentazioni   con  soggetti  appartenenti  alle  locali
consorterie  mafiose,  condannati  anche per reati per associazione a
delinquere.
La   commissione  d'accesso  ha  rappresentato  come  l'azione  di
prevenzione  e  contrasto degli illeciti posta in essere da parte del
corpo  di polizia da questi diretto sia stata particolarmente carente
cosi'  come  del  tutto  assente e' il rapporto di collaborazione del
citato comandante con le altre forze dell'ordine locali.
Significativa  delle  modalita'  di  gestione  dell'ufficio  si e'
rivelata  l'analisi  del  registro  dei  verbali  delle infrazioni ai
regolamenti  comunali  ed alle ordinanze sindacali che ha evidenziato
come  alcuni  accertamenti  effettuati  da  operatori  del comando, a
carico  di  amministratori  comunali o a carico di soggetti vicini ad
ambienti  controindicati  dopo  essere  stati  registrati  sono stati
successivamente cancellati.
L'organo  ispettivo ha messo in rilievo come scelte organizzative,
quale il conferimento del suddetto incarico, sebbene effettuate dalle
precedenti  amministrazioni, nonostante si siano rivelate palesemente
inopportune  oltre  che  non  adatte  ad  assicurare un controllo del
territorio,  non  sono  state  in  alcun modo messe in discussione da
parte  dell'attuale  amministrazione  ma  anzi  sono  state da questa
avallate.
Anche   l'attivita'   di   verifica   disposta   con   riferimento
all'esecuzione  degli  appalti  di  lavori  affidati dalla precedente
amministrazione   ed   in  relazione  ai  quali  l'attuale  compagine
amministrativa  avrebbe  dovuto  assicurate  un'opera di vigilanza ha
consentito di accertare delle gravi irregolarita' amministrative.
L'organo   ispettivo  ha  segnalato  come  spesso  l'attivita'  di
verifica  posta  in  essere  sia  stata  particolarmente difficoltosa
attesa, talvolta, l'assenza presso gli uffici comunali della relativa
documentazione,  condizione che, in relazione al comprovato intreccio
di   rapporti   tra   politica,   amministrazione   ed  imprenditoria
sussistente  nel  comune  di Vallelunga Pratameno, denota come l'ente
abbia,  di fatto, preventivamente rinunciato ad esercitare la propria
funzione  di  controllo,  con  cio'  consentendo  agli appaltatori di
stipulare  sub  contratti  e consentire ad ambienti controindicati di
potersi  illegittimamente  inserire negli appalti pubblici percependo
proficui guadagni.
Elementi    sintomatici    di   un   sistema   locale   fortemente
caratterizzato da un intreccio di rapporti tra politica ed economia -
che  ha  rivelato  peraltro  una sostanziale disapplicazione da parte
dell'apparato  burocratico del protocollo di legalita' «Carlo Alberto
Dalla  Chiesa»  volto  a prevenire tentativi di infiltrazione mafiosa
nel  settore  degli  appalti  di lavori e servizi - sono emersi anche
dall'analisi  dell'elenco  delle  imprese  fiduciarie  dell'ente  per
l'affidamento di lavori.
La  commissione  d'accesso  ha al riguardo evidenziato come, negli
anni,  l'elenco delle ditte fiduciarie, seppur formalmente rinnovato,
sia   rimasto  sostanzialmente  immutato  a  fronte  di  un'accertata
sussistenza  di  situazioni che, invece, avrebbero imposto un riesame
di  talune  delle  iscrizioni  gia'  effettuate  e come pertanto tale
condotta  omissiva  dell'amministrazione,  abbia  permesso  a  talune
aziende di continuare ad operare pur non essendo piu' in possesso dei
requisiti richiesti per l'iscrizione all'albo.
   Ancor  piu'  rappresentativa di tale stato di cose e' la richiesta
che  l'ente  locale  ha  formulato  alla Prefettura di Caltanissetta,
solamente  dopo  l'avvio  delle  operazioni di accesso, per acquisire
informazioni  antimafia  nei  confronti dei soggetti da iscrivere, in
sede di aggiornamento, nell'albo di fiducia dell'ente.
   L'organo  ispettivo  ha  messo  in rilievo che la comparazione tra
l'elenco di ditte allegato alla predetta richiesta e quello acquisito
in  sede  di accesso evidenzia una consistente diminuzione del numero
delle  societa'  iscritte  oltre all'assenza di alcune aziende locali
che  nel  2008  hanno  effettuato  lavori per l'ente. Peraltro tra le
ditte  non  presenti nel nuovo elenco se ne rinvengono alcune nei cui
confronti  la  richiesta di informazioni antimafia avrebbe comportato
l'emissione  da  parte  della Prefettura di un provvedimento positivo
per  la  sussistenza  di  cause  ostative. Tale circostanza, valutata
assieme  agli  altri aspetti dell'intera vicenda, mette in rilievo la
consapevolezza  da  parte  dell'ente  di  aver  intrattenuto rapporti
contrattuali   con  imprese  prive  dei  requisiti  prescritti  dalla
normativa  antimafia  al  punto  di  non  aver  mai avanzato nei loro
confronti,   prima  dell'accesso,  una  richiesta  formale  ai  sensi
dell'art. 10 del d.P.R. n. 252/1998.
   Significativa  e'  inoltre la vicenda relativa all'istituzione del
servizio   assistenziale   e   l'affidamento   dello  stesso  ad  una
cooperativa,   unica   partecipante   alla   gara,   che   al   tempo
dell'aggiudicazione del servizio era amministrata da persona indagata
per  associazione  per  delinquere  ed altre tipologie di reati. Tale
cooperativa  ha  inoltre operato in associazione temporanea d'imprese
con  altre societa', a loro volta vicine ad ambienti controindicati e
risulta  aver avviato al lavoro soggetti collegati a vario titolo con
elementi delle locali cosche.
   L'organo  ispettivo  ha  rappresentato  come  molteplici  elementi
evidenzino  che  la  procedura  in  esame  non  abbia apportato alcun
vantaggio  per  l'ente  locale  atteso  che,  per  l'affidamento  del
servizio,  il  comune  si  e'  di  fatto spogliato di un immobile del
patrimonio pubblico per il quale era stata prevista la corresponsione
di   un   canone   mensile  che  tuttavia,  per  espressa  previsione
contrattuale,  avrebbe  dovuto  essere  corrisposto  sotto  forma  di
ammortamento  mensile,  attraverso  migliorie  strutturali, di cui si
sarebbe dovuta fare carico la stessa cooperativa.
   Tale   ammortamento,   che   si  sarebbe  dovuto  esaurire  in  35
mensilita',  non ha in realta' mai avuto fine essendo stato rinnovato
fino  a  tutto  il  mese  di  ottobre  2008  e  conseguentemente, per
l'effetto,  il comune non ha in alcun modo introitato quanto pattuito
mentre  il privato, pur senza aver di fatto sostenuto alcun onere, in
quanto  non  ha  assolto  l'obbligo  di  migliorare  la struttura, ha
peraltro  incassato le rette dei degenti non provvedendo nemmeno alla
manutenzione     ordinaria     dell'immobile,     considerato     che
l'amministrazione    ha    recentemente   formulato   due   richieste
all'assessorato regionale delle politiche sociali al fine di ottenere
il  finanziamento  per  lavori da effettuare presso la struttura che,
come  si  legge  nella  relativa  documentazione,  risulta  essere in
cattivo stato di manutenzione e con impianti fatiscenti.
   L'inosservanza del principio di legalita' nella gestione dell'ente
e  l'uso  distorto delle pubbliche funzioni incide in modo fortemente
negativo  sulle  legittime  aspettative  della  popolazione ad essere
garantita  nella  fruizione  dei  diritti  fondamentali,  minando  la
fiducia dei cittadini nella legge e nelle istituzioni.
   In   relazione  alla  presenza  ed  all'estensione  dell'influenza
criminale,   si   rende  necessario  che  la  durata  della  gestione
commissariale sia determinata in diciotto mesi.
   Ritenuto  pertanto  che ricorrano le condizioni per l'adozione del
provvedimento  di  cui all'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto
2000,  n.  267,  si propone lo scioglimento del consiglio comunale di
Vallelunga Pratameno (Caltanissetta).
    Roma, 23 luglio 2009
   Il Ministro dell'interno: Maroni

Orgoglio “vallelunghese”!

Ciascuno di noi porterà con sè,dalla nascita alla morte,l’aria del luogo dove è nato.Quest’aria cercherà sempre di ritornare a respirare e se vive lontano dal proprio paese natio,lo farà attraverso i ricordi dell’infanzia,gli odori che ha respirato,il sapore dei cibi che ha mangiato.Tutto ciò si chiama IDENTITA’  e affonda le proprie RADICI nell’humus dove si è nati. Mai,dunque,perdere la propria IDENTITA’.Per fare ciò,bisogna stare attaccati,con qualsiasi modo lecito, alle proprie RADICI.Molta bibliografia scientifica ha provato che molti emigrati che hanno perso le loro RADICI,hanno subito danni gravi,nel tempo,alla loro salute psico-fisica.

Detto ciò,do seguito,con molto piacere,alla richiesta dell’amico e compagno di scuola(seppur per un anno)dell’Ingegnere Ferdinando D’Anna che lavora presso i Vigili del Fuoco di Torino,di rendere note nel mio blog,le tante cose utili e belle che i tanti vallelunghesi ,sparsi nel mondo, fanno ogni giorno e in silenzio.L’ingegnere D’Anna ha partecipato,a Coppito in Abruzzo, alle operazioni di soccorso pro terremotati,ricevendo,insieme ai suoi colleghi di lavoro,vari attestati di riconoscenza per il lavoro svolto. Tanti altri vallelunghesi onorano le loro origini,lavorando con dignità  e senso di responsabilità.Vallelunga,dunque,non solo mafia. Un ringraziamento sentito a Ferdinando per il lavoro svolto in favore dei terremotati d’Abruzzo,avendo sempre nel cuore,così come tutti noi,la nostra amata cittadina che ci ha dato i natali.

coppito per michele

Invito altri vallelunghesi che,per caso,”passassero” da questo blog,a segnalarmi,se lo vorranno,ciò che fanno in favore delle comunità dove vivono,in Italia o all’estero.

Cordiali saluti a tutti i vallelunghesi emigrati.

Mentre a Roma si discute,Vallelunga viene “espugnata”.

V

Mentre a Roma si discute,Sagunto viene espugnata. La celebre frase di Sallustio,calza a pennello per l’attuale situazione vallelunghese:mentre a Roma si decide di sciogliere il c.c.,per presunte infiltrazioni mafiose,Vallelunga “muore”. Infatti,mentre qualcuno si occupa di qualche manifestazione dell’agosto vallelunghese,sponsorizzandola on line, la stessa non si potrà realizzare a causa dello scioglimento del c.c.

vallelunga 7

Un grazie di vero cuore al Dott.Pizzone per avere,comunque,attenzionato Vallelunga nel suo interessante sito.

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Cordiali  Saluti   –  Alfio Pizzone    – diretttore  del Fly magazine Catania Airport
 e del Portale
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 Egregio Dott.Pizzone,

La ringrazio per l’attenzione rivolta alla mia città natale!
Cordiali saluti.
Michele Vilardo.

Lettera al Sindaco di Vallelunga,Dott.Pippo Montesano.

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Caro Sindaco,

dopo aver sentito,in tv e per caso,la triste notizia dello scioglimento del c.c. di Vallelunga, un impeto di rabbia mi ha colto. L’amministrazione di Vallelunga mandata a casa per mafia? Incredibile! Come cittadino,che ha avuto i natali a Vallelunga,e di ciò sono fiero e orgoglioso,ho colto subito la gravità della notizia e le drammatiche conseguenze e per l’immagine del nostro paese e per la vita concreta dei cittadini onesti,la quasi totalità,che vivono a Vallelunga. Pertanto,ho voluto esternare il mio senso di rabbia e di amarezza,scrivendo qualcosa sul mio blog. Mi sono convinto che ti hanno voluto tirare un colpo mancino,a te come persona e al tuo ruolo di Sindaco di Vallelunga.Non vorrei che chi ha perso il potere abbia posto in essere tutto uno stratagemma e per coprire le sue eventuali nefandezze e,soprattutto,per fare danno ai vallelunghesi. Vedremo se i fatti mi daranno ragione. I LUPI ROSSI(con qualche pennellata d’azzurro) PERDONO IL PELO MA NON IL VIZIO!!! Ti scrivo per esprimerti la mia solidarietà come persona perbene ,quale sei, e come primo cittadino che hai onorato, alla grande, la fascia tricolore che hai portato grazie al mandato che hai avuto dal popolo libero e sovrano che ti ha,

DEMOCRATICAMENTE E LIBERAMENTE,

votato. Vai fiero di quello che hai fatto,insieme alla tua giunta, per Vallelunga,per i tantissimi cittadini onesti,per un paese che,a me pare,abbia una grande voglia di riscatto sociale,culturale ed economica.

LA MAFIA NON CI APPARTIENE:NON E’ “COSA NOSTRA”!!!!

Essa non fa parte del DNA vero dei vallelunghesi, che hanno sempre lavorato la terra. Siamo figli di contadini e ne siamo orgogliosi! La cosa davvero paradossale,caro Sindaco,è che comuni siciliani dove la mafia è nata,è cresciuta ed ha infettato l’intera isola,non sono mai stai sciolti per infiltrazioni mafiose. Spero,caro Sindaco, che dalla lettura delle motivazioni dello scioglimento,si possano evincere i veri responsabili di questo schiaffo morale e materiale ai cittadini di Vallelunga.Questi nomi e cognomi,dovete avere il coraggio di appendere in tutti gli angoli del paese cosi che i cittadini di Vallelunga conoscano la verità dei fatti e attribuiscano le responsabilità di questo grave fatto a chi lo merita. Ti rinnovo i miei sentimenti di stima, di affetto e di gratitudine,unitamente a tutti quelli che hanno lavorato insieme a te,in questi mesi,per il VERO BENE di Vallelunga,nella speranza che qualche INUTILE IDIOTA,possa avere un minimo di decenza nel tenere,quanto meno, la bocca chiusa.

Cordiali saluti.

Michele Vilardo

Ai tanti Valleunghesi sparsi per il mondo….

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Cari concittadini,

in questi giorni  la nostra amata Valleunga,che ci ha dato i natali,vive ore non belle.Infatti,lo scioglimento del consiglio comunale per “infiltrazioni mafiose”(da capire ancora le cause e i soggetti interessati),ha assegnato, al nostro amato paese, un primato che non ci fa onore.

Ho visto che in tanti,dall’Italia e dall’estero,vi siete collegati con il mio blog,forse per la prima volta. A tutti voi,valleunghesi sparsi nel mondo,vorrei rivolgere un caloroso saluto e un affettuoso pensiero. Il paese dove siamo nati, e ne siamo orgogliosi,ci chiama sempre,perchè ciascuno è attratto,come una sorta di calamita naturale,verso il luogo dove è nato,dove ha trascorso alcuni anni della sua vita e dove ha lasciato ricordi,affetti,amici,parenti.

I RICORDI NON PASSANO MAI! 

Per questo motivo,ho creato due anni fa,questo blog,TERRA MIA, per provare a ricordare e a mettere in rete le tante cose belle che ci sono a VALLELUNGA,assieme a qualche capitolo meno bello.La civiltà contadina,da cui tanti di noi provengono,ha caratterizzato la storia di Vallelunga.Non a caso,nello stemma del comune figurano,delle spigne di grano e dei grappoli d’uva.Siamo orgogliosi di essere figli di contadini,gente onesta che ha lavorato duramente la terra.

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(Vincenzo Ferlisi e la moglie Antonina Piazza)

Poi il triste fenomeno migratorio per l’assenza di lavoro e la costruzione dell’autostrada Palermo-Catania che ha “tagliato fuori” Vallelunga dai circuiti commerciali in cui prima era inserita, grazie alla statale 121,che portava tanti forestieri a fermarrsi a Vallelunga per comprare l’ottimo olio,il pane,il vino,la carne,i formaggi,il pomodoro,le mandorle…..

Come non ricordare il culto alla MADONNA DI LORETO

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(la Beddra Matri di Luritu),

patrona della cittadina e di tutti i vallelunghesi sparsi nel mondo.

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(A Figureddra:cappella votiva dedicata alla Madonna di Loreto,di recente restaurata)

Il culto e la grande devozione al “Signore di Bilici”(u Signuri di Bilici)

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Le cinque chiese presenti in paese,la Madrice,le Anime Sante e i tre oratori sede,ancora oggi,delle tre confraternite esistenti:quella del SS.Sacramento,quella della Madonna del Rosario e quella del SS.Crocifisso.

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Chiesa-del-santissimo-Crocifisso delle Grazie G

 

Chiesa Rosario

Inoltre lo splendore della settimana santa “vallelunghese” con la creazione delle tavolate con gli agnelli di zucchero,i pani da cena,la lattuga,il finocchio,il cedro.

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Le tante tradizioni culinarie locali,la passata di pomodoro( a sarsa),il pomodero essicato (siccagnu),l’estratto di pomodoro(l’astrattu),il torrone di mandorle(a cubaita),i buccellati natalizi (u vurciddratu) ripieni di conserva di mandorle,Vallerega4 i fichi secchi,le olive schiacciate,la favolosa salsiccia locale!

I tanti cittadini di Vallelunga,che hanno raggiunto i 100 anni di vita….l’elisir di lunga vita: dove risiede?

Crisc 1(La Signora Serafina Criscuoli in Oliveri con i suoi tre figli ,tutt’ora vivente, di 102 anni)

Il palazzo delle scuole,che ha formato intere generazioni di ragazzi;

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I tanti vallelunghesi come Mons.Nicolò Audino,vescovo di Mazara del Vallo per 30 anni,l’arciprete don Antonino Criscuoli,lo studioso don Giovanni Castrogiovanni, Prof.Francesco Insinna,il sindaco Tommaso Biondo,il Prof.Luciano Spoto,il Prof.Liborio Zuzzè,il sig.Giuseppe Cipolla,le maestre Santina Spera e Fifì Oliveri,i maestri Fortunato Geraci e Michele Falzone,Padre Calcedonio Ognibene,Padre Giuseppe Giorgio(vallelunghese d’adozione),il segretario comunale Filippo Gaeta,tutti passati a miglior vita!

PadreOgnibene3Senza titolo-2

(Padre Caldedonio Ognibene e il Prof.Fortunato Geraci.)

L’artigianato locale:la selleria Amenta,i bravissimi orafi locali di scuola “valenzana”,come il compianto Totò Ognibene,e tanti altri bravi artigiani lavoratori della creta,del ferro e del legno.

Valle-AmentaValle-CretTotò

(La selleria diCarmelo Amenta-Creazioni in terracotta degli artigiani Coticchio-l’orafo Totò Ognibene)

Il museo etno-antropologico,creato dall’ingegnere Totò Lo Re.

Valle-Mus 1Valle-Mus

Infine la triste piaga della mafia locale di cui ho già scritto in questo blog.

Pertanto,cari amici e concittadini vallelunghesi,vi rinnovo i miei sentimenti di stima e d’affetto,nella certezza che tutti noi siamo fieri ed orgogliosi di aver avuto i natali a Vallelunga Pratameno!

PS.un saluto particolare all’amico e compagno di scuola Ing.Ferdinando D’Anna e a RICH Lo Manto  i cui nonni sono originari di Vallelunga e che vive in California,che mi hanno scritto a mezzo mail:grazie!

La mafia a Vallelunga Pratameno (CL).

Questa è una narrazione, per sommi capi, e tirata fuori dal cilindro dei miei ricordi.

Vallelunga Pratameno è un centro fondato a metà del 1600 dai Notarbartolo e dai Marino di Termini Imerese. Premesso che Vallelunga Pratameno è stato,ed è,un comune di gente laboriosa ed onesta,di coltivatori della terra,decimato,negli anni,dal triste fenomeno migratorio verso il nord Italia,la Germania e altri paesi europei,pur tuttavia,a Valleunga Pratameno, piccolo centro agricolo ricadente al centro della Sicilia,nel cosidetto “vallone”,la mafia è stata sempre di casa.Non fosse altro perchè vicino a due altri centri,Villalba e Mussomeli,che negli anni ’50 hanno segnato la storia della mafia con personaggi del calibro di Don Calò Vizzini e Genco Russo. Negli anni ’50 una feroce faida si scatenò tra due fazioni:i Trabona-Cammarata,con a capo Totò Trabona,detto “l’arracchiato”, e i Madonia con a capo il patriarca Francesco. Una scia di sangue e decine di cadaveri segnarono la storia della mafia “agraria” di Vallelunga. Successivamente,mentre i componenti della cosca Cammarata finirono o uccisi(Giovanni Cammarata fu ucciso la sera del Corpus Domini-“u Signuri”,nella piazza del paese) o in galera,i Madonia “emigrarono” verso Catania e Gela. Così Francesco Madonia incominciò a stringere rapporti con i boss del calibro di Di Cristina,di Riesi,e a controllare il territorio gelese.Erano gli anni del boom economico e della mafia del “cemento”.Francesco Madonia,detto Ciccio,strinse rapporti con i corleonesi che stavano conquistando Palermo, con la cosidetta “calata dei viddrani”. Ne divenne un fedele alleato e quando fu ucciso per opera del boss Di Cristina,quest’ultimo venne eliminato, dalla mano dei corleonesi, che non gli perdonarono lo “sgarro”. A prendere le redini della famiglia Madonia fu il figlio:Giuseppe detto Piddru. Piddru divenne subito un pezzo da 90 nel gotha mafioso regionale e continuò la sua alleanza con i corleonesi a Palermo e i Santapaola a Catania. Ma Piddru non dimenticò il suo paese d’origine:Vallelunga. Dove creò un legame tra la “vecchia” mafia,rappresentata da u zu Tanu Pacino (Gaetano Pacino),u zu Calogerinu Sinatra (Calogero Sinatra) e le nuove leve. Lo scettro del potere fu dato all’emergente Ciro Vara che si attorniò di altra gente. L’ascesa di Ciro Vara,divenenuto,nel frattempo, compare di Piddru, fu rapida e sanguinaria. Da bravissimo calciatore che portava il numero 10 dietro la maglia del Valleunga Calcio,passò a spietato e silenzioso killer di cosa nostra.Parecchi omicidi commessi(12 0 13) e tanti altri reati di cui lo stesso Vara si è autoaccusato,pendendosi.Nel frattempo,Piddru macinava affari con il cemento a Gela e Catania,soprattutto nella costruzione della diga Disueri.Trovò,sulla sua strada,ad opporvisi gli STIDDRARI,nati in opposizione a cosa nostra,e i morti a Gela e dintorni non si contarono più. In seguito  al pentimento di Vara,vi furono diverse operazioni di polizia con decine di arresti in tutto il vallone e non solo e diverse condanne. Tutto ciò,mentra a Vallelunga imperava la DC contrastata,solamente,dal coraggio di qualche comunista:Cosimo Anzaldi.

 

San Giuseppe 2009:altari,mense,tavolate…

VALLELUNGA PRATAMENO (CL)

Istituto San Pio X-Casa del Fanciullo

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TERRASINI (PA)

Abitazioni private

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SAN CATALDO (CL)

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Chiesa di San Giuseppe-San Cataldo.

102 Candeline per la Sig.ra Serafina Criscuoli:Auguri!

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Domani 26 Gennaio 2009,la Signora Serafina Oliveri in Criscuoli,Vallelunghese doc,compirà 102 anni.Augurissimi alla Signora Serafina,ai suoi tre figli e ai suoi tanti nipoti .

 “Ad multos annos”

dal Webmaster di Terra Mia.

Aiutiamo l’Africa e l’opera di Rino Martinez.

– LETTERA  APERTA –

Palermo, 4 ottobre 2008

 

La Missione Umanitaria

“Africa: Cuore per la Vita”

prevista per il periodo di ottobre~dicembre 2008

è stata rinviata per mancanza di fondi

 

Con le lacrime agli occhi e col cuore gonfio di angoscia vi comunico questa triste e penosa notizia che andrà a ripercuotersi drammaticamente su tanti Bambini che chiedono soltanto il diritto di vivere…

Questo ennesimo impegno umanitario è molto gravoso e delicato e deve essere affrontato con tanta fede, amore per il prossimo, molta prudenza e capacità organizzativa, tutte doti umane e concrete che il nostro gruppo missionario “Ali per Volare” sa di avere e che solo la mancanza di risorse economiche ha potuto frenare. Noi confidiamo nella Provvidenza, pertanto, ci rivolgiamo a Voi tutti, affinché non muoia la speranza di salvare tante vite umane. Contavamo sull’aiuto di alcune figure di alto profilo sociale che poi sono venute meno al loro impegno…

Ogni giorno, da quei luoghi di disperazione, ci giungono comunicazioni di morte e di sofferenza che ci affliggono ma che non ci fanno arrendere! Siamo amareggiati e delusi ma non demordiamo, anzi rilanciamo la nostra seria e forte iniziativa con più convinzione, perché sappiamo bene che servirà a salvare molte migliaia di creature innocenti dell’Africa martoriata e dimenticata che è nei nostri cuori. Tutti insieme possiamo diventare una Forza positiva e vincente, non solo con il supporto della carità personale, piccola o grande che sia, ma soprattutto con una tenace campagna di sensibilizzazione attraverso i media, internet, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle parrocchie, negli oratori, oppure, realizzando ogni sorta d’iniziativa o magari, con l’aiuto di qualche istituzione, un grande concerto o un evento nazionale in prossimità delle feste natalizie.

Guiderò personalmente questa spedizione, che partirà nel mese di gennaio 2009 per concludersi a marzo 2009, in uno dei luoghi più sperduti e dimenticati della terra, nella regione di Likouala, nel grande distretto di Enyéllé, dove attraverseremo per circa 600 Km otto villaggi, nei quali vivono tanti Bambini molto malati della tribù

dei PIGMEI “i figli della Foresta”, che senza un intervento sanitario immediato e mirato corrono il serio “rischio di estinzione”.

Ci recheremo in quei luoghi pieni di insidie solo per amore così come ci ha insegnato nostro Signore Gesù Cristo, per vaccinare 22.000 persone contro la poliomielite, la difterite, il tetano, il morbillo e per curarli dal paludismo, dalle malarie e dalla lebbra.

Porteremo anche vitamine e zanzariere e nel villaggio di Enyéllé, che conta 8.000 abitanti, realizzeremo una piccola farmacia comunitaria permanente, che consentirà agli otto villaggi di fare visite mediche e fruire delle medicine necessarie ed inoltre costruiremo una piccola scuola nel villaggio di Longha. In questo gravoso impegno missionario sarò affiancato da medici, volontari, infermieri, squadra di autisti per fuoristrada e piroghe, figure istituzionali della sanità congolese, trasportatori per tutto il materiale sanitario, volontari della fondazione Kombe, guide e personale per la sicurezza e la logistica.

 

 

 

 

INVIA LA TUA PICCOLA OFFERTA

PER SALVARE 22.000 VITE UMANE

altrimenti destinate all’estinzione…

 (Pigmei della grande foresta Africana)

 

Associazione Missionaria Interculturale

“Ali per Volare” ONLUS

 

CAUSALE: Missione Cuore per la Vita

 

CONTO CORRENTE POSTALE

88459680

ABI: 07601 – CAB: 03200

 

CONTO CORRENTE BANCARIO

IBAN IT94 U033 5901 6001 0000 0001 078  

 ABI 03359  CAB 01600 U

 

BANCA PROSSIMA SPA Filiale di Milano

Via Manzoni, ang. Via Verdi – 20121 Milano

 

Vallelunga Pratameno,dalle origini al 1986.Di Giuseppe Cipolla.

 

La storia di Vallelunga  è  legata alla storia delle sue origini e a quel che è stato di essa nel corso dei secoli . Gli avvenimenti più importanti,dalle origini sino al 1986,sono stati raccolti e pubblicati dal Sig.Giuseppe Cipolla.

Il sig.Cipolla,per tutti era “don Piddruzzu”,uomo mite,silenzioso,di grande fede è stato un grande ricercatore della storia locale del paese che gli ha dato i natali. Di Vallelunga, come terra feudale, si ha notizia fin dal 1349, regnando Federico II d’Aragona: sotto di lui, ne era signore Giovanni di Caltagirone I barone di S.Stefano. in seguito il feudo pervenne a Ferruccio degli Omodeì e alla sua famiglia rimase fino al 1568 quando, a causa di forti debiti, la baronia di Vallelunga fu venduta a Don Vincenzo Notarbartolo da Polizzi.

Il feudo restò ai Notarbartolo fino a tutto il 1620 e furono proprio i Notarbartolo che verso la fine del 1500, fondarono nel luogo un centro di case coloniche ed abitazioni rurali.

Il 26 gennaio 1621 il feudo venne acquistato da Don Pietro Marino da Termini Imerese. Questi, allo scopo di chiamare nel feudo popolazioni per abitarlo, chiese ed ottenne il 3 settembre 1633 dal Viceré Duca di Ayala la relativa “licentia populandi”.

Ottenuto il privilegio furono emessi i bandi che furono pubblicati nei paesi vicini al feudo da popolare quali Cammarata, Chiusa Sclafani, Caltavuturo, Petralia.

Ai nuovi abitatori veniva promessa la concessione di terreni su cui fabbricare col pagamento di lievi censi sul suolo e dei terreni in enfiteusi per impiantarvi dei vigneti e farvi delle chiuse. Fu promesso inoltre l’esenzìone dì alcune gabelle e la concessione di terre comuni per comodità degli abitanti e per il deposito del letame.

Don Pietro Marino stabili quindi il sito dove costruire il nuovo comune, ne circoscrisse la periferia e vi fabbricò case ad uso di civile abitazione, che concesse in enfiteusi ai nuovi abitatori.

Il feudo di Vallelunga diveniva così un feudo nobile e popolato. il Casale prendeva la denominazione di “Terra Marini” e i Marino stessi vi presero residenza. Quindi Don Pietro Marino, con istanza del 22 febbraio 1634, chiedeva al Vescovo di Cefalù il permesso di edificare una chiesa che divenne  la Parrocchia, consacrata a Maria SS. di Loreto,il cui atto istitutivo è datato 1634.Il culto alla Vergine laureatana,introdotto dai Marino,si diffuse rapidamente tra gli abitanti in ottemperanza alla grande diffusione che esso ebbe proprio nel XVI sec.,in Italia e in Europa,in forte contrapposizione alla riforma protestante e come cammino concreto della controriforma cattolica.

La Vergine lauretana divenne così la patrona dei Valleunghesi e tanti ne hanno portato e ne portano il nome(Loreto e Laura)

Nel 1652 il feudo fu venduto a Cristoforo Papè la cui famiglia mantenne Vallelunga fino al 1812 anno che sancì l’eversione della feudalità.Il piccolo paese fu inserito nella Valle di Mazzara, sotto la comarca di Polizzi e nella diocesi di Cefalù . Solo dopo il 1819. fu annesso alla provincia di Caltanissetta nel mandamento di Mussomeli.Nel 1844,in seguito alla fondazione della dicoesi di Caltanissetta,Vallelunga passò sotto la giurisdizione canonica della neo nata diocesi.Inoltre il Cipolla ci offre degli interessanti cenni storici intorno al tribunale della SS.Crociata per continuare poi con al serie dei sindaci,dei decurioni,dei presidenti del Municipio,gli assessori e i commissari prefettizi. Dunque i podestà e l’entrata delle truppe alleate.L’era repubblicana con la serie dei sindaci,assessori e commissari prefettizi. Un capitolo interessante,il settimo, è dedicato alla costruzione della ferrovia Palermo-Catania. L’ottavo capitolo si occupa dei notia esercenti in Vallelunga,dal 1666 al 1986 e dei notia vallelunghesi che esercitarono fuori sede il notariato.Il capitolo IX è dedicato alla storia religiosa del comune,con la serie degli arcipreti-parroci,gli economi curati,i vicari foranei e i sacerdoti.Quindi la storia della nascita delle tre confraternite,tutt’oggi esisitenti:del SS.Sacramento,del SS.Rosario e dei Sette Dolori,meglio conosciuta come la confraternita del SS.Crocifisso.Quindi un paragrafo dedicato alla costruzione della casa del fanciullo “S.Pio X”,voluta dall’arciprete don Calcedonio Ognibene e donata alla congregazione dei “Servi dei Poveri”, o “Bocconisti”,fondata dal Beato Padre Giacomo Cusmano.

Un volume fondamentale per chi volesse conoscere la storia,dai primi del 1600 al 1986,del comune di Vallelunga Pratameno.

Vallelunghesi caduti e dispersi in Russia(Campagna di Russia 1941-1943).Di Giuseppe Piraino.

Se è vero, come afferma Italo Calvino, che “scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che venga poi scoperto”, leggere è invece un ricercare, ritrovare o inventare quanto di apocrifo si cela dentro il testo, quanto di “marginale o anacronistico” è destinato a diventare,invece, centrale e attuale. Nel colloquio che si dispiega tra lo scrittore e il lettore, l’opera, affidata entro un precario cesto di vimini allo scorrere delle acque del tempo, si offre come un dono da corrispondere, un pegno da riscattare, un debito da sciogliere.

In questo senso, e dal momento che un testo non è mai forma chiusa e compiuta restando perennemente e dinamicamente aperto alle diverse e molteplici provocazioni di quanti lo interrogano, ci viene consegnato un interessante volume ad opera dello scrittore vallelunghese Giuseppe Piraino che grazie alle sue ricerche storiche ha riportato alla luce alcuni figli di Valleunga caduti o dispersi nella campagna di Russia durante il secondo conflitto bellico.

La gratitudine, innanzitutto, a chi ha scritto il prezioso volume,Pino Piraino,dipendente regionale e dirigente del museo archeologico di Marianopoli.

E,soprattutto,ai soldati vallelunghesi,morti e dispersi,nella campagna di Russia dal 1941 al 1943.

La pubblicazione di un libro è operazione non priva di implicazioni problematiche. Chi ne cura la stampa è chiamato a domandarsi se i testi raccolti e selezionati siano davvero in grado di restituire il profilo e l’identità a coloro che non hanno più voce e,forse,neppure una tomba.

Ci si chiede se la scelta operata ne rispetti l’oggettivo dramma umano,familiare,sociale descritto o piuttosto lo tradisca a favore di ragioni estrinseche o estranee alle reali motivazioni da cui il volume è, originariamente, scaturito.

E’ noto che i libri non rimangono mai gli stessi ma cambiano nel tempo perdendo e guadagnando, a secondo delle stagioni, spegnendo alcune luci e ricevendone altre, sperimentando nuove risonanze e stemperando gli accenti originari, lasciando spesso cadere quanto sembrava indistruttibile e incorruttibile e rivelando, invece, epifanicamente, nuovi segreti significati, insospettabili e carsici percorsi.

Certamente sia le intenzioni che lo scrivere di Pino Piraino hanno raggiunto il loro obiettivo primario:RICORDARE i soldati di Vallelunga morti e dispersi in quella terribile follia che fu la campagna di Russia.

Rendere onore a chi ha servito la Patria,partendo da cuore della Sicilia,per arrivare tra il rigido e spietato freddo di Russia.

La Patria chiamava,seppur in quel contesto di follia collettiva che fu tanto il nazi-fascismo quanto il comunismo stalinista e post stalinista, e i figli di Vallelunga non si tirarono indietro.

L’operazione storico-culturale di Pino Piraino,dunque,merita un grande apprezzamento per aver riportato alla luce alcuni dei soldati vallelunghesi caduti in Russia:Giuseppe Barone,Luciano Cammarata,Vincenzo Guida,Ciro Gulino,Loreto Lo Iacono,Calogero Muscarella,Francesco Notaro,Rosolino Nuara,Luciano Oddo,Salvatore Plicato.

Un contributo alla conservazione della memoria dei singoli e della comunità vallelunghese che onora questi suoi figli caduti per servire la Patria.

Di notevole rilevanza storico-affettiva risulta essere la testimonianza di un sopravvissuto il sig. Giuseppe Licata che,dopo tanti anni,di rimozione e di silenzio su quella terribile esperienza è riuscito a narrarla e a consegnarla ai posteri.Il senso etico del ricordare che non è più tra noi.

Un popolo senza MEMORIA è un popolo SENZA FUTURO!

Il volume è stato pubblicato dal Comune di Vallelunga Pratameno.

P.S.:Per acquistare il volume rivolgersi,per iscritto, alla Biblioteca Comunale di Valleunga Pratameno,93010,CL;

oppure direttamente all’autore scrivendogli alla seguente mail:valprato2008@libero.it

VALLELUNGA OLE’!!

La Madrice in restauro:

La Madrice restaurata:

U pumadoru siccagnu:

L’astrattu:

I Fichi secchi e le mandorle ad asciugare:

Il Pergolato sotto casa:

U Signuri di Bilici:

Dedico queste foto a tutti gli amici e compaesani emigrati che hanno visitato e visitano il mio blog:dalla Germania,Francia,Belgio,Nord Italia (Piemonte-Liguria-Lombardia-Veneto),dalla Toscana e dal Lazio,nonchè dalla Sicilia( Sciacca-Palma di Montechiaro-Ribera-Montevago-Menfi-da alcune località delle provincie di CT e SR…).A tutti voi il mio cordiale e sincero saluto.Lasciate,se volete,un segno del vostro passaggio nel libro d’oro.Grazie!!

IL CULTO DEI MORTI A VALLELUNGA PRATAMENO (CL).

Il Giudizio Finale,Cappella Sistina.

Il termine nichilismo (dal latino nihil, nulla, da cui nihilismo, secondo una dizione desueta e dal latino medioevale nichil dello stesso significato) designa in senso generico l’atteggiamento o la dottrina volti a negare in modo definitivo e radicale l’esistenza di qualsiasi valore in sé e l’esistenza di una qualsiasi verità oggettiva. Nella sua versione più estrema, il nichilismo considera la realtà stessa come radicalmente inconoscibile.
Con le parole del filosofo Pier Paolo Ottonello,possiamo affermare:« Il nichilismo come negazione radicale o metafisica, è dunque negazione del senso dell’essere e degli enti in quanto significato e realtà sostanziali e valorativi, che possono essere tali solo in quanto fondati nell’assolutezza dell’essere. Nichilismo è dunque, essenzialmente, l’assoluta negazione di ogni assolutezza, che percorre le strade o dell’indeterminazione dell’essere e degli enti o dell’univocità radicale essere nulla. »

In un significato più comune, il nichilismo è una concezione delle cose, in base alla quale la realtà sarebbe inesorabilmente destinata a declinare nel nulla, ovvero, dal punto di vista etico, sarebbe indeterminabile o assente una finalità ultima che orienti il corso delle cose e la vita dell’uomo. Siccome l’uomo è limitato e sperimenta ogni giorno questo limite nella morte e nelle sue dolorose anticipazioni, allora egli può essere spinto a considerare – al di là di quanto se ne sia cosciente – che il niente sia il vero senso dell’essere. L’affermazione nichilista nega pertanto, in questo senso, vera consistenza alla realtà e di conseguenza esclude che l’uomo possa fare esperienza della verità in quanto tale, considerata come oggettiva e universale.

Questa visione della vita spinge Sergio Givone ad affermare che il”mondo non ha senso perché la morte è l’orrore che tutto annienta”.

A tutto ciò si contrappone la visione cristiana,e più in generale religiosa,che professa la certezza di una vita dopo la morte.

L’escatologia (dal greco antico σχατος, éskatos=ultimo) è, nelle dottrine filosofiche e religiose, il settore che prende in considerazione il destino ultimo dell’essere umano e dell’universo. L’escatologia non è una disciplina del tutto astratta, perché tali aspettative ultime dell’uomo (di solito legate alla vita oltre la morte) possono influenzare in modo significativo la sua visione del mondo e il suo comportamento quotidiano.

In pratica l’escatologia è strettamente correlata con la visione della morte e dell’aldilà nelle varie civiltà. Fin dall’antichità è infatti presente la ricerca di un fine ultimo al di là della morte, con diversi miti e culti dell’oltretomba, rintracciabili già negli antichi egizi o negli etruschi. Tali raffigurazioni rituali tendevano a vedere in modo abbastanza cupo la vita oltre la vita.

L’escatologia, nel senso più comune, è correlata alle grandi religioni monoteistiche.

L’escatologia, già presente nell’A.T. e quindi nel pensiero ebraico, viene reinterpretata nel N.T.

Nel pensiero cristiano l’escatologia – trattata in vario modo in più libri biblici – è stata lungamente dibattuta. In termini semplificati, l’escatologia cristiana ha a che vedere con la resurrezione dei morti e con la vita eterna susseguente. È quindi strettamente legata al concetto di paradiso ed inferno. La (prima) venuta di Cristo (il Redentore) viene vista come un fondamentale evento escatologico, che ridà la speranza ai cristiani. Una seconda venuta di Cristo dovrebbe significare l’instaurazione definitiva del Regno di Dio. Alcuni cristiani del I secolo erano convinti che la fine del mondo sarebbe venuta durante le loro vite, dal momento che Gesù (nelle parabole delle 10 vergini e delle lampade) aveva insegnato ai suoi seguaci, di state allerta, mantenersi nella giustizia divina e vegliare ad ogni momento della propria vita. Quando i convertiti di S.Paolo a Tessalonica vennero perseguitati dall’Impero romano, essi pensarono che la fine dei tempi fosse arrivata (vedi II Tessalonicesi capitolo 2). Questa convinzione si era dissipata molto attorno all’anno 90 d.C., quando i cristiani commentavano tra di loro: “Abbiamo sentito queste cose riguardo alla [fine del mondo] sin dai giorni dei nostri padri, e guardate, siamo cresciuti fino a diventare anziani e nulla di questo ci è successo”.

I cattolici fanno riferimento al 25° capitolo del Vg di Matteo, nel versetto dove Gesù Cristo afferma che “nessuno conosce l’ora o il giorno,” eccetto il Padre. Mentre alcuni credono che la predizione delle date o dei tempi sia futile, altri credono che Gesù abbia anticipato i segni che indicherebbero che “la fine dei giorni” si avvicina. Alcuni di questi segni includono disastri naturali, rivolte civili, ed ogni genere di inconsueta catastrofe della massima entità. Del tempo preciso, comunque, Gesù accenna soltanto che verrà come un “ladro nella notte.”

Secondo il CCC(Catechismo della Chiesa Cattolica), le credenze cattoliche attorno al “tempo della fine” vengono espresse nella Professione di Fede, il Credo.

La sintesi della visione cristiana della vita,della morte e della vita dopo la morte è espressa con la dicitura situata all’ingresso del cimitero di Vallelunga Pratameno:

QUESTA SOGLIA DIVIDE DUE MONDI,LA PIETA’ LI UNISCE.

La soglia del cimitero,termine di origine greca che significa dormitoio,separa la vita dei vivi da quella dei morti. Si,poiché i morti,cioè i dormienti,hanno cessato di porre in essere tutto ciò che è legato alla vita biologica,intellettiva,volitiva , ma non a quello che è legato alla loro anima che rimane viva in attesa di ricongiungersi al corpo nel giorno della resurrezione dei morti. Tutti risorgeremo,alla fine della storia,cioè tutti i nostri corpi ritorneranno in vita così come il corpo di Cristo risuscitato dai morti,primizia della resurrezione di tutti gli esseri umani. Con la risurrezione di Cristo la morte è stata già vinta e definitivamente. Dunque la soglia del cimitero non divide i vivi dai morti in modo assoluto,ma solamente in senso fisico e li unisce in un rapporto di profonda comunione spirituale e metafisica. Nella consapevolezza che i morti non hanno più bisogno dei vivi,ma esattamente il contrario:i vivi necessitano dell’intercessione dei morti o per meglio dire “dei fedeli defunti”.Coloro,cioè che hanno vissuto con grande e si sono addormentati nella fede del Signore Morto e Risorto. Dunque la Pietas,cioè questa reciproca relazione affettiva-spirituale,scaturente dalla potenza salvifica del Kirios Morto e Risorto che diventa intercessione per noi viventi, rapporto metafisico tra i vivi nel corpo e i viventi,anche se dormienti,nel Signore. La Pietas unisce i due mondi,rendendoli comunicanti.

In una lapide del cimitero di Vallelunga così stà scritto:

hic iacent qui surrecturi sunt,

qui riposano coloro i quali sono sul punto di risorgere. Tutto ciò testimonia il profondo imprinting che il cattolicesimo ha lasciato nella vita plurisecolare dei vallelunghesi.

La pietà è anche ricordare e venerare il corpo dei dormienti. Infatti,come scrive Sergio Quinzio,rifiuto della morte è la MEMORIA. Da qui l’antichissimo culto dei morti che tutte le popolazioni hanno avuto a testimonianza del rifiuto della morte.

La morte,allora, è esattamente PASQUA,cioè passaggio ad una vita diversa,ma pur sempre vita. I morti,dunque,continuano a vivere!

Un sorta di denuncia contro il grado avvilente a cui è stata ridotta la morte, e i morti, i morenti, i vecchi, dalle nuove ideologie e prassi post-cristiane: a qualcosa che non ci dev’essere e che quindi non si deve vedere, né sapere, che non ha, non deve avere nessun valore entro le nuove presunte scale dei valori. L’ignobile ragione è che ormai l’uomo individuo concreto, l’unico a essere reale, è stato fagocitato a semplice funzione effimera del Politico, del Progresso e degli altri Miti collettivi, veri Moloch delle religioni dell’immanenza, del tutto irreali senza gli individui. Il che non elimina comunque la disperazione dei morituri, immediati e mediati, cioè di tutti i viventi. Disperazione che è, insieme, protesta di una dignità personale alienata nelle utopie e irreprimibile horror mortis, ossia sete di vita oltre questa vita mortale. Per ogni altra sete si postula un oggetto, solo per questa no?
La scommessa sul finito o l’infinito, su Dio o il caso,sulla vita dopo la morte o il nulla è legittima e necessaria come diceva Pascal, già non scommettere è scommettere per il puro finito. Ed è una scommessa tra due fedi:quella nella vita eterna e quella nel nulla eterno. La complessiva argomentazione consiste anzitutto nell’invitare a scommettere per un Aldilà come il cristianesimo cattolico lo annuncia, scartando gli aldilà che altri si immaginano (predestinazione protestante, paradisi islamici, reincarnazioni indù e buddiste, ecc.) o quei surrogati di aldilà intrastorici trascendentali che gli atei hanno poi insinuato, questi davvero i più ingenui e alienanti. La fede cattolica sarebbe tra l’altro la sola a non essere esclusivista quanto a nessun uomo di buona volontà.
Continua è inoltre,ai nostri giorni, l’insinuazione, esattamente pascaliana anch’essa,che scommettendo per l’infinito e vivendo in conformità, anche per il finito « ci guadagnerai a, non potendo questa vita finita illuminarsi di un significato se non di riverbero da quella Cosa che dà senso a ogni altra cosa…contro quegli abatini moderni, ingenui. pericolosi » che, incantati dai nutrimenti terrestri di prestigiose ideologie di moda specie di sinistra, tendono a piegare le verticali della fede nelle orizzontali intrastoriche. Sono i “ teologi della liberazione” (socioeconomico-politica).
Da almeno due secoli non c’è bersaglio più agevole della Chiesa cattolica. Diffamarla non costa niente . Palinodia? Si dà avvio alle retractationes? Sì, è finalmente arrivano disquisizioni poco persuasive in cui si distingue tra alto e basso clero, tra cardinali, gesuiti « astuti confessori dei despoti;altri ricordano i domenicani inquisitori, si irride a monsignori e cardinali e a poveri parroci in povere parrocchie a ed eroici missionari popolari. Ma questo non è riesumare categorie liberai-marxiste e prendere senz’altro per buone le informazioni, deformazioni e disprezzi della loro storiografia? La vera storia dei confessori regali, dell’inquisizione e delle banche vaticane (eccetera) è ancora da scrivere.

A tal proposito segnalo l’interessante ricerca per il conseguimento della laurea in lettere moderne della Dottoressa ROSALIA LA TONA,vallelunghese,che ha portato avanti un’indagine dal seguente titolo:Un ponte fra terra e cielo.L’ideologia della morte nella cultura popolare di Valleunga Pratameno.

Un contributo per meglio comprendere l’identità vallelunghese e il rapporto che gli stessi hanno intrattenuto nei confronti dell’evento morte.

«Alla fine dei secoli, quando / mi chiamerà un’altra voce / e proverò per la seconda volta / l’impeto di risurrezione / prego che come questa volta, /quando sei stato tu a chiamarmi, /alzandomi stupito dalla fossa /con le ossa che sentono la carne /stendersi nuovamente su di loro, /con la carne che sente/in sé di nuovo penetrare l’anima / io possa, in quel tremendo campo / dove avrà inizio l’eterno, /fissare il primo sguardo su dite, / ritrovarti al mio fianco» (Margherita Guidacci).

Il Santuario SIGNORE DI BILICI, a cura di Leonardo Mancuso.

IL SANTUARIO DI BILICI:AGOSTO 2008!

Vallelunga e dintorni…:Sapori,Odori,Colori!!