Fuggita da Satana….

Fuggita da Satana. La mia lotta per scappare dall’inferno

Al culmine di una carriera professionale coronata di successo e ricchezza, la ricerca di nuove esperienze porta Michela a incontrare un gruppo esoterico, che le promette emozioni e felicità. Dall’esoterismo all’ingresso in una setta satanica il passo è breve. È l’inizio di un’esperienza sconvolgente, che la porta – ammette lei – a fare di tutto, tranne l’omicidio: messe nere, riti di iniziazione, sacrifici a Satana si susseguono in un vortice di pratiche diaboliche in cui, costantemente sotto l’effetto di stupefacenti, il contatto con la realtà si perde a poco a poco. Saliti a uno a uno i gradini della gerarchia interna alla setta, si trova infine incaricata di eliminare la fondatrice dell’Associazione “Nuovi Orizzonti”. È a quel punto che capisce che non può andare oltre e, aggrappandosi alle ultime forze della volontà, decide di fuggire, trovando riparo proprio in una comunità di accoglienza di “Nuovi Orizzonti”. Sconvolgenti sono le testimonianze di questo periodo: dal parlare lingue sconosciute al trovarsi in possesso di una forza sovrumana, dal non sentire alcun dolore fisico fino al camminare su pareti e soffitti. Tutti segni della presenza diabolica che la possiede. Fino a quando, dopo un intenso periodo di accompagnamento psicologico-spirituale e di esorcismi viene finalmente liberata dal maligno. A condizione di mantenere l’anonimato per non essere identificata – il nome fittizio di Michela è un omaggio a San Michele Arcangelo – ha accettato di raccontare tutta la sua storia.

Michela,Fuggita da Satana. La mia lotta per scappare dall’inferno,
Editore Piemme Pagine 168, 2009

Spiriti maligni…..


Chi è il diavolo? Che differenza c‘è tra Satana e Lucifero? Come agiscono i demoni? Sono tutti uguali? Che potere hanno e come si determina la loro presenza nel mondo? Gli spiriti maligni possono interferire con le nostre vite? E se sì, in che modo? Cos‘è il Male? Esiste un dio del Male? Cos‘è la tentazione satanica? Come si vince? Perché alcuni angeli si ribellarono al Creatore fino a deformarsi in demoni? Quale fu la prova che non riuscirono a superare? Come funziona il patto satanico? Si può sciogliere? Cosa sono le possessioni diaboliche? Come si riconoscono? Esistono le fatture, i sortilegi, i malocchi, la magia? Gli esorcismi a cosa servono? E in cosa differiscono dalle preghiere di liberazione? Come ci si protegge dagli attacchi del Maligno? Quali sono le preghiere da recitare? Ecco, queste sono solo alcune delle domande alle quali questo libro si propone di rispondere. Scritto in forma di manuale e supportato da una vasta documentazione bibliografica, Spiriti Maligni è un saggio di demonologia che si impone all‘attenzione del lettore per la chiarezza espositiva e la completezza dei contenuti, e il tutto nell‘intento di approfondire tematiche religiose considerate “scomode“ e di dare risposte a quesiti troppo spesso ignorati dagli stessi vertici della Chiesa Cattolica.

AGOSTINO TOMMASELLI è nato e vive a Roma. Da sempre impegnato in ambito cattolico , ha approfondito le sue conoscenze teologiche dedicando molti anni dei suoi studi alla demonologia, agli esorcismi e alle possessioni diaboliche.
AGOSTINO TOMMASELLI,Spiriti Maligni – Chi è il diavolo? Qual è il suo potere? Come si combatte?,Editore Boopen,pp. 142,2010

Le “cento Sicilie”raccontate!


A CAMPOFIORITO E NEI COMUNI SICANI CON A.G.MARCHESE E GLI STORICI LOCALI I COMUNI RISCOPRONO LA LORO STORIA

Una identita’, che rischiava di essere cancellata, nel millennio dalla memoria corta, pur rientrando tra gli insediamenti di nuova fondazione.

di Ferdinando Russo

E’ partita da Campofiorito(Pa) la sfida dei piccoli comuni a rivedere ,aggiornare,arricchire la storia degli uomini e degli eventi delle città nuove .
E non c’era miglior curatore del medico -letterato e cultore di Storia dell’Arte nell’Università di Palermo, dr.Antonino Giuseppe Marchese, per tentare una prima raccolta di storie locali,partecipate vissute da parte degli estensori, in un aggiornamento temporale ,proposto a studiosi ,intellettuali,tecnici,storici di oltre 20 comuni della Sicilia, per intessere una maglia di confronti e di diversità tra quelle che Bufalino chiamava le “Cento Sicilie”.(1)
Il Presidente della provincia regionale di Palermo, ing.Giovanni Avanti ,ne ha permesso la pubblicazione ,riconoscendo il valore della storiografia locale, “che consente di conoscere,riscoprire e,quindi,valorizzare,le tradizioni,gli usi,i costumi dei nostri padri,i loro ritmi di vita,ma anche le loro speranze e i loro sogni.” (2)
Ed è toccato al compianto arcivescovo Cataldo Naro,al suo inizio della guida della diocesi di Monreale, aprire il convegno ospitato dalla città di Campofiorito, che dalla iniziativa ha tratto interesse e impegni culturali per una presa di coscienza comunitaria della memoria delle origini, quasi a riscoprire le peculiarità del lavoro e della cultura degli antenati e della loro creatività umana,della loro fede religiosa.
Proprio mentre cresce il fenomeno della globalizzazione nelle sue varie dimensioni economiche,sociali e culturali,ha affermato il Presule, e mentre si intensificano i processi di integrazione politica del continente europeo,si riscopre il senso dell’appartenenza alla patria locale e spesso nel quadro più ampio di una riscoperta dell’identità nazionale.”
“ .Per troppo tempo in Italia- ha continuato Naro,-“il sentimento di appartenenza alla stessa nazione è stato soppiantato,almeno ad alcuni livelli della consapevolezza diffusa,da quello dell’appartenenza ai partiti politici e alle grandi famiglie ideologiche: si era democristiani o comunisti,cattolici o anticlericali,socialisti o altro ancora. E ci si ricordava di essere Italiani solo quando si era all’estero o a partire da alcuni elementi, come la cucina o la quadra di calcio.”

E per i 150 anni dell’Unità d’Italia bene ha fatto il sindaco di Campofiorito, in provincia di Palermo ,Giuseppe Sagona, a promuovere ,fuori da ogni ufficialità patriottica formale,
una solenne celebrazione unitaria , legando alla prima presentazione del volume (2) sulle storie locali,a ciò che unisce gli Italiani e come il localismo non debba ottundere l’essenza di una comune civiltà, ma contribuire, con un protagonismo culturale e storico, al comune cammino umano del Paese.
La presentazione degli scritti storici ha avuto così il conforto e la corale presenza della Giunta e di numerosi consiglieri Comunali, l’apprezzamento dell’assessore alla cultura,Mario Milazzo, e degli assessori Pizzo,Gerardi e Bono,del Consigliere della provincia regionale Vallone, in rappresentanza del Presidente Avanti, ,dell’on.Ferdinando Russo, già sottosegretario agli Interni e parlamentare della Sicilia occidentale,e di numerosi storici dei comuni di Giuliana, Ciminna,Villafrati, Contessa Entellina, Vicari, intervenuti ad illustrare il loro apporto.
E la Sicilia da questo studio dedicato ad alcune comunità, conferma una rinata consapevolezza
di proseguire, o riprendere l’indagine storica sull’Isola, partendo dall’investigazione delle realtà locali, per decifrarne le linee di forza, le motivazioni, la cause, che hanno spinto, anche gli stranieri, a visitare ed a scrivere delle vicende ,delle diversità, dei microcosmi dei fattori isolani, che rendono peculiare e significativo il procedere del cammino di questa regione-nazione che si rinnova, nelle sue realtà istituzionali, non tralasciando la memoria dei padri ,rischiando di apparire ostile ai cambiamenti, come in Tomasi di Lampedusa, mentre ingloba tante culture mediterranee e continentali, recependone, spesso i valori ,anche se, talvolta, si tratta di incolti disvalori..
A.G.Marchese, il curatore apripista di questa voluminosa ricerca, stimolatrice quindi di ulteriori integrazioni in progress, per le cento o mille altre realtà, non è nuovo a produrre testimonianze letterarie e comunitarie ed a tracciare ipotesi di futuri lavori storici e ricerche ,non rigidi monotematici, ma coinvolgenti studiosi locali ed esperti di ricerche sul territorio sui temi dei beni culturali, ambientali, geofisici, antropologicici (3).
Basta ricordare la sua vasta produzione di saggi, scritti storici, biografie, scoperte artistiche, che hanno interessato l’area dei monti Sicani e del Belice, si da promuovere azioni conservative ,di restauro e politiche istituzionali quali le Unioni dei Comuni, (del Salso,del Belice,ecc ), il Parco dei Monti Sicani, così come si preannunciano per l’interesse creato dalla recentissima opera “ Insula” (4)
E con l’umiltà che caratterizza gli storici, nell’opera della presente riflessione, il Nostro sceglie di trattare ed offrire il suo apporto, anche metodologico, affrontando come soggetto della sua ricerca un comune tra i più piccoli,”Campofiorito: una new town baronale dela Sicilia occidentale” (cfr,pagg.27-74 del volume ).
E’ questo “un centro del Val di Mazara, nella comarca di Corleone, la cui “licentia populandi” ,rilasciata nel 1655 dal re Filippo IV di Spagna al Marchese della Ginestra(e poi primo principe di Campofiorito)Stefano Reggio Santo Stefano, non ebbe alcuna attuazione concreta, mentre oltre un secolo dopo,nel 1768, avrebbe avuto una realizzazione,seppure parziale,con l’intervento del suoV principe Stefano III Reggio Gravina”.

“La nascita giuridica di Campofiorito, intesa come Universitas baronale,-scrive Marchese, -sia che la sua costituzione sia avvenuta ex novo, o che abbia fatto uso di preesistenze abitative ,è stata sancita nel 1768, con il riconoscimento al principe Reggio da parte della Curia arcivescovile di Monreale,guidata da mons.Francesco Testa, dello status di parrocchia della chiesetta di Santo Stefano e la nomina del primo parroco arciprete, nella persona del sacerdote Leonardo Schifani da Chiusa..
Il 27 ottobre 1768 si celebra il primo battesimo ed è Stefano il nome in onore sia del Patrono della città,sia del principe.

“Ed è come effettuare il recupero di una identità,- ha affermato ,intervenendo alla presentazione dell’opera Ferdinando Russo, -come riportare alla comunità dei “Campofioritani ,o “bellanuvisi”,o “terranuvisi “,dagli archivi e dalle tele ingiallite di alcuni secoli, dai musei e dalle Sovrintendenze ,dal patrimonio storico-archivistico di Monreale, il fluire della storia umana e religiosa degli antenati di una delle “città nuove”, create cioè ex novo nell’età moderna, assieme ad altri 87 centri siciliani tra il 1593 ed il 1714.”

La cultura urbanistica di questi comuni rurali di nuova colonizzazione, non è comunque esente da legami e ascendenze con la grande cultura europea contemporanea, come afferma M.Renda.(5).

Significativo e moderno il tentativo di denominare questi comuni con sinonimi accattivanti, incoraggianti: Campofiorito,Villafranca,Campobello,Campofranco,Camporeale,Belmonte,Altavilla,
Roccamena, Villafrati.

Attorno a Campofiorito, nascono tentativi di industrializzazione, con la conceria e con la produzione dei materiali di costruzione, la calce ed il gesso,.che rappresenteranno, fino alle soglie degli anni sessanta, una fonte di approvvigionamento dei materiali fondamentali per l’edilizia e non solo per quella povera dei comuni del circondario.

Della nascita della città usufruiscono gli artigiani dei comuni vicini di Bisacquino, Corleone, Chiusa Sclafani, Prizzi, Giuliana, Contessa Entellina, ed i paesi sicani hanno ormai già risorse comuni e maestranze interscambiabili.

Ragioni di sicurezza del latifondo, ragioni di lavoro, di esplosione demografica (vedi Palermo), di ripopolamento, di necessarie produzioni cerealicole, determinatesi dopo il terremoto del 1693 ,stanno alla base di una positiva politica economico-sociale, che investe la Sicilia, in maniera preponderante.

E nella storia appare un contributo innovativo a modificare l’assetto fondiario e culturale, come
sottolinea Marchese ,citando una ricerca del giornalista Dino Paternostro (6) “pe r effettuare la presenza di sempre più numerosi abitanti, infatti, il Principe procedette al frazionamento delle terre e alla loro concessione, tanto che gli enfiteutica da 46, che erano nel 1774, aumentarono a 133 nel 1811 e a 146 nel 1817.Le rimanenti terre vennero condotte in gabella ed affidate ad un unico affittuario”.
Ora però vogliamo invitare i lettori e gli amministratori comunali ad utilizzare per le Biblioteche comunali e per le scuole il volume al nostro esame.
Tra i Comuni coinvolti nelle ricerche ricordiamo sommariamente:
Montemaggiore Belsito (contributo di Giovanni Mendola), Calamonaci (con le maestranze e la sua economia,l’esempio che riporta Giovanni Moroni),Villafrati e Cefalà Diana (dello studioso Giuseppe Oddo (9), Marineo, Il barone e il popolo (Antonino Scarpulla), Serradifalco (Alberico Lo Faso ), Monforte San Giorgio (Giuseppe Ardizzone Gullo), Chiaramonte e Monterosso nel 1593 (Gianni Morando)), Ventimiglia di Sicilia (Arturo Anzelmo), Montalbano (Alfio Seminara).

Ed ancora, Prizzi (Carmelo Fucarino), Caltabellotta (Angela Scandagliato), Acquedolci e Capo D’Orlando (Antonino Palazzolo), Cammarata (Domenico De Gregorio), Campofranco (Giuseppe Testa). Per la Val di Noto (Marisa Buscemi), per Sciacca (Ignazio Navarra), Polizzi (Vincenzo Abbate), Alcara Li Fusi (Angela Mazzè), Bivona (Antonino Marrone),Castelbuono(Rosario Termotto).

La ricerca non poteva non toccare anche Enna , Tortorici, Petralia Sottana, Isnello, Contessa Entellina (Calogero Raviotta), Palazzo Adriano (Antonino Cuccia). .

Ci riserviamo ,pertanto, di presentare gli altri comuni interessati a questo storico evento librario,.scusandoci con gli storici locali, che hanno collaborato allo studio originale e ricapitolativo di quanto finora conosciuto solo dagli esperti e degli addetti ai lavori e non citati in questa nota.
.
La ricerca spazia ,infatti, nel territorio dell’intera Sicilia e merita informazioni e riflessioni attente di apprezzamento per gli studiosi e per la fatica immane del curatore .

Torneremo sull’argomento ,quando i sindaci e il presidente della Provincia regionale di Palermo G.Avanti presenteranno ufficialmente la meritevole pubblicazione.

Ferdinando Russo
onnandorusso@libero.it

1)G.Bufalino,Nunzio Zago,Cento Sicilie ,testimonianze per un ritratto,La Nuova Italia editrice,
Scandicci,Firenze 1993

2)A,G.Marchese (a cura),L’isola ricercata,inchieste sui centri minori della Sicilia secoli XVI-XVIII,Atti del Convegno di studi (Campofiorito,12-13 aprile 2003-Provincia Regionale di Palermo

3) A.G.Marchese, Insula ,Ila Palma Mazzone Produzioni dicembre 2009 (vedi anche Orizzonti Sicani aprile 2010)

4)F.Russo ,I centenari di A.G.Marchese vivono a Giuliana in http://www.google.it e in http://www.maik07.wordpress.com

5)M.Renda I nuovi insediamenti del 600 siciliano.Genesi e sviluppo di un comune (Cattolica Eraclea,in M.Giuffrè (a cura di) Città nuove di Sicilia,Palermo 1979

6)D.Paternostro,Campofiorito:nato dal sogno di un principe il primo giorno di Primavera,dattiloscritto del 1991,Archivio comunale di Campofiorito,p.5

9)G.Oddo,Lo sviluppo incompiuto,Storia di un comune agricolo della Sicilia occidentale,Villafrati 1596-1960,Palermp1986

COSA SIGNIFICA ESSERE LAICI.


Il tema della laicità è diventato,in questi anni,oggetto di incessanti dibattiti e di scontri accaniti,sullo sfondo di una strumentale quanto dannosa opposizione tra posizioni laiche e quelle cattoliche.I grandi nemici della verità-il materialismo,l’individualismo e,soprattutto,il relativismo,spingono l’uomo verso risposte sempre più arbitrarie e soggettive a questioni vitali,che riguardano il senso stesso dell’esistenza umana:la vita,la morte,la dignità della persona umana,l’educazione,il rapporto tra Stato e Chiesa….In questo quadro la risposta cristiana è considerata mera espressione confessionale,spogliata del suo valore universale e del suo alto contenuto antropologico.In verità,nessuna religione,come il Cristianesimo,ha saputo porre l’uomo al centro,nella sua piena dignità e responsabilità.Giuseppe Savagnone si accosta al tema con un atteggiamento corretto,prudente ma non riduttivo,rispettoso della complessità delle materie,capace di esplorarne la ricchezza al tempo stesso umana e cristiana. Il laico, dunque,è colui che vuole riportare al centro la speranza,per sconfiggere il nichilismo contemporaneo,usando l’arma del dialogo in ogni conflitto;lottare sul fronte della vita,difendendo la dignità dell’uomo di fronte alla nascita e alla morte,ma anche nelle tappe intermadie;combattere il relativismo e la secolarizzazione;lavorare in vista dell’educazione;vivere nella comunità degli uomini e comprendere il giusto rapporto tra questa e la Chiesa;ispirare l’impegno politico alla ragionevolezza e alla validità del bene comune della città terrena;lasciare che il punto di vista altrui lo metta in discussione,nella consapevolezza dei propri limiti e nella capacità di percepire la diversità come ricchezza.

Giuseppe Savagnone,COSA SIGNIFICA ESSERE LAICI.Una risposta nel segno dello Spirito Santo.Ed.Rinnovamento nello Spirito,2010.

Vietato in nome di Allah…..


VIETATO IN NOME DI ALLAH. Libri e intellettuali messi al bando nel mondo islamico.

Se nei primi secoli dell’islam, l’arte e la cultura godettero di grande libertà, nel XX secolo il vento è cambiato e oggi il numero di artisti uccisi, minacciati o privati della libertà è in continuo aumento. La ricostruzione storica effettuata da Valentina Colombo spazia dall’Arabia Saudita all’Egitto, dal Sudan al Kuwait, dall’Iran alla Turchia e si concentra in particolare sul periodo che va dalla prima guerra mondiale a oggi, ripercorrendo molte terribili vicende: per esempio quelle del grande romanziere Nagib Mahfuz, del teologo e uomo politico Muhammad Taha, della scrittrice Layla ‘Uthman, dei poeti giordani Musa Hawamdeh e Islam Samhan, dello scrittore turco Nedim Gürsel, del poeta siriano Adonis.

Valentina Colombo (Cameri, Novara, 1964) è docente di Geopolitica del mondo islamico presso l’Università Europea di Roma e Senior Fellow presso la European Foundation for Democracy (Bruxelles). Traduttrice di molti autori arabi, tra cui Nagib Mahfuz e Adonis, nel 2009 ha pubblicato presso Mondadori il volume Islam. Istruzioni per l’uso.
Valentina Colombo,VIETATO IN NOME DI ALLAH. Libri e intellettuali messi al bando nel mondo islamico.Edizioni Lindau | «I Draghi» | pp. 176.

La Messa è finita?


La Messa è finita? Quanti italiani vanno effettivamente a Messa o frequentano regolarmente un altro culto religioso? La maggioranza delle indagini è condotta mediante sondaggi. Ma quanti di coloro che affermano di andare a Messa ci vanno poi per davvero? La diocesi di Piazza Armerina – che comprende grossi centri come Enna e Gela e altri più piccoli, e dove i dati non sono eccessivamente inquinati dalla presenza di turisti –, costituisce un “caso medio” ideale per rispondere alla difficile questione. In questa ricerca, unica in Italia per ampiezza di rilevamenti e minuziosa analisi dei dati, coloro che dichiarano nell’indagine di avere una pratica settimanale o più che settimanale – non solo cattolica – sono il 33,6%, mentre i frequentatori rilevati di Messe cattoliche nel week-end prescelto sono il 18,5%. Sarebbe sbagliato – spiegano gli autori della ricerca – considerare il primo dato “falso” e il secondo “vero”. Chi afferma di andare a Messa esprime già un’identificazione religiosa chiara, di cui non si può non tenere conto. L’immagine più adeguata è dunque quella dei cerchi concentrici, dai dominicantes contati alla porta delle chiese ai praticanti dichiarati, e da questi a quel 92,2% degli intervistati che si dichiara comunque cattolico. Ma la storia non finisce qui. Le minoranze religiose infatti in Italia sono spesso più presenti di quanto appaia a prima vista. Una seconda parte della ricerca ha portato a rilevare una per una le numerose minoranze – dai musulmani ai pentecostali e ai Testimoni di Geova – presenti sul territorio: il 3,5% della popolazione, che va aggiunto ai dati precedenti, in una zona dove solo il 3,3% degli intervistati si dichiara non credente.

Presentazione su “Avvenire”, 6 giugno 2010
«Indagine porta a porta. Quella delle chiese» – Intervista a Massimo Introvigne di Laura Malandrino (Avvenire, 6 giugno 2010)

Fare la conta alle porte delle chiese. È il valore aggiunto e originale dell’ultima indagine del Cesnur, la seconda in Italia che si avvale di questo metodo dopo una ricerca analoga nel territorio veneziano pubblicata nel 2006. A livello mondiale solo altri due esempi: la Polonia che da trent’anni ogni anno pubblica uno studio di questo genere e due pubblicazioni negli Stati Uniti. Per capire meglio di cosa si tratta ne parliamo con Massimo Introvigne, direttore del Centro Studi sulle nuove religioni (Cesnur), curatore dell’indagine assieme a Pier Luigi Zoccatelli.

Com’è nata l’idea di questo progetto?
Oggi il tema dell’over-reporting, ovvero che la partecipazione dichiarata ai riti religiosi è maggiore di quella effettiva, è al centro di un dibattito scientifico internazionale – risponde Introvigne –. In questo contesto la «conta» delle persone nei luoghi di culto porta un dato nuovo e significativo, che tuttavia deve essere letto non buttando via gli altri.

Perché proprio la diocesi di Piazza Armerina?
La scelta di questo territorio è stata determinata da due fattori: si tratta di un’area non eccessivamente ‘inquinata’ dalla presenza di turisti che comprende grossi centri come Enna e Gela e altri più piccoli, e quindi che bene costituisce il ‘caso medio’ ideale per rispondere alla difficile questione. Inoltre nel 2008 lo stesso territorio era stato oggetto di una indagine sul pluralismo religioso dalla quale era emerso che l’area rappresenta un caso forse unico non solo nel contesto siciliano e nazionale ma probabilmente europeo per la presenza di ben 28 realtà religiose di minoranza pari al 3,5% della popolazione praticante, contro la media nazionale del 2,1%. Basti pensare alla comunità di pentecostali a Gela che ricorda contesti tipici del continente ibero-americano; senza dimenticare il caso storico della presenza valdese a Riesi.

Quali metodi sono stati utilizzati per il rilevamento dei dati?
Da una parte le indagini telefoniche per rilevare il dato di partecipazione dichiarata. Dall’altra, verificato l’orario dei culti in un weekend dato, circa duecento collaboratori sul campo hanno rilevato le presenze alle porte dei luoghi di culto cattolici presenti nel territorio misurando così la partecipazione effettiva con quella dichiarata.

Cosa è emerso dall’indagine?
Che c’è uno zoccolo duro del 18,3% che era in chiesa la domenica delle rilevazioni, seguito dalla cerchia dei praticanti dichiarati (30,1%), da quella di quanti si dichiarano praticanti non regolari (51,4%) e infine dalla cerchia dei cattolici che si sentono tali, che pratichino o no (92,2%). Al riguardo ci tengo a sottolineare che sarebbe sbagliato considerare un dato vero e l’altro falso. Chi afferma di andare a Messa esprime già un’identificazione religiosa chiara, di cui non si può non tenere conto.

Nel cuore della Sicilia la Messa non è finita
di Laura Malandrino (Avvenire, 6 giugno 2010)Chiese, cappelle, edicole votive, in alcune località anche moschee e templi di altri culti. Basta percorrere i paesini e le città della Sicilia per rendersi conto di come qui la religione sia una componente essenziale della vita e della cultura. Non un semplice museo a cielo aperto. E a dimostrarlo sono i numeri.

Pratica religiosa, parole e realtà
Nella Sicilia centrale il 33,6% dichiara una pratica religiosa settimanale, non solo cattolica. Togliendo il 3,5% di fedeli di altre religioni – dove il numero dei praticanti è la quasi totalità trattandosi per lo più di neoconvertiti – i cattolici che dicono di andare a Messa tutte le settimane sono il 30,1%. Un dato che sale al 51,4% se si allarga il cerchio a quanti si dichiarano praticanti non regolari e al 92,2% se si contano i cattolici che dichiarano di sentirsi tali, anche se nelle 75 parrocchie della diocesi di Piazza Armerina in una domenica-tipo di fine novembre sono stati contati presenti nelle chiese solo il 18,3%.
Sono i dati, in anteprima per Avvenire, emersi dall’indagine “La Messa è finita? Pratica cattolica e minoranze religiose nella Sicilia Centrale” condotta dal Centro Studi sulle nuove religioni (Cesnur) in collaborazione con la diocesi di Piazza Armerina che saranno presentati domani ad Enna. Uno studio per verificare le credenze e le appartenenze attraverso la frequenza ai riti religiosi fondamentali che, per quanto riguarda la Chiesa cattolica, sono la partecipazione alla Messa domenicale e l’accostarsi alla comunione e alla confessione almeno una volta l’anno.

Pasqua, Eucaristia e Riconciliazione
«Non una semplice raccolta quantitativa ma un lavoro sociologico per conoscere lo spaccato demografico e religioso del territorio inteso come ambiente antropologico – spiega il vescovo di Piazza Armerina, Michele Pennisi –. Anche se la ricerca ha una sua esigenza conoscitiva di carattere scientifico e un suo valore autonomo, infatti, essa può essere utile come punto di partenza per gli appartenenti alle varie confessioni religiose, ed in modo particolare per i nostri operatori pastorali, per monitorare la situazione religiosa dei vari paesi in vista di una programmazione pastorale organica che parta dall’analisi della realtà per puntare ad una nuova evangelizzazione che si apra al dialogo ecumenico e tenga presente l’importanza del giorno del Signore e dei sacramenti dell’Eucaristia e della penitenza o riconciliazione». In particolare per quanto riguarda il precetto pasquale dall’indagine emerge che il 71,1% lo osserva per la comunione e il 56,7% per la confessione, a cui si aggiunge il 10,9% che dichiara di confessarsi a distanza di anni.

Fra movimenti e confraternite
In relazione al sesso l’analisi dei dati evidenzia una maggioranza femminile sia nella frequenza alla Messa domenicale che nell’accostarsi alla comunione. Tuttavia non mancano vicariati dove la percentuale degli uomini supera la media diocesana del 13%, come Butera dove raggiunge il 28,3%, Gela (15,3%), Enna (15,2%) e Valguarnera (16,7%). Come suggerisce l’indagine a Gela questa maggiore partecipazione maschile si può attribuire alla presenza di nuovi movimenti ecclesiali come il Cammino neocatecumenale, mentre ad Enna alla presenza di 15 confraternite con circa 2.500 aderenti.

L’informazione aiuta a scegliere
A completare il quadro tracciato dall’indagine altri due dati: nel territorio diocesano ogni anno in media «oltre il 98% degli alunni sceglie l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole e una percentuale analoga firma per l’8 per mille alla Chiesa cattolica – spiega il vescovo Pennisi – grazie ad una campagna di informazione sull’uso delle somme destinate alla nostra diocesi e di sensibilizzazione che vede coinvolti commercialisti, ragionieri e tutti i patronati sindacali».

L’INIZIATIVA
Domani a Enna la presentazione”La Messa è finita? Pratica cattolica e minoranze religiose nella Sicilia Centrale” . È il titolo dell’indagine condotta dal Cesnur in collaborazione con la diocesi di Piazza Armerina e il contributo dell’Assessorato dell’istruzione e della formazione professionale della Regione Siciliana che sarà presentata domani alle 17 nell’aula magna del rettorato dell’Università Kore a Enna Bassa. Un volume pubblicato da Salvatore Sciascia editore che si chiude con un articolo di Augusto Gamuzza sulla presenza dell’islam organizzato nella diocesi siciliana. Alla presentazione interverranno il vescovo di Piazza Armerina, Michele Pennisi, il direttore del Cesnur Massimo Introvigne e il vice direttore Pier Luigi Zoccatelli, Alberto Maira del Cesnur Sicilia, il rettore dell’Università Kore Salvo Andò, il presidente dell’ateneo siciliano Cataldo Salerno e il preside della facoltà di Scienze economiche e sociali Giacomo Mulè. (L.Mal.)

Massimo Introvigne, sociologo e storico delle religioni di fama internazionale, vice-presidente dell’APSOR (Associazione Piemontese di Sociologia delle Religioni) e reggente nazionale vicario di Alleanza Cattolica, è autore di quaranta volumi e di oltre cento articoli pubblicati in riviste accademiche internazionali sulla nuova religiosità, il pluralismo religioso contemporaneo e il magistero pontificio. È fondatore e direttore del CESNUR, il Centro Studi sulle Nuove Religioni. Ha diretto insieme a PierLuigi Zoccatelli la monumentale enciclopedia Le religioni in Italia.

PierLuigi Zoccatelli, vicedirettore del CESNUR, il Centro Studi sulle Nuove Religioni, è membro della sezione “Sociologia della Religione” dell’Associazione Italiana di Sociologia e della ESSWE, la European Society for the Study of Western Esotericism. Autore di numerosi libri e articoli su riviste scientifiche internazionali in materia di religiosità contemporanea, i suoi scritti sono stati pubblicati in undici nazioni e sette lingue.

Elogio di una comunità:l’infiorata di Borgetto!


La solennità del Corpus Domini (espressione latina che significa Corpo del Signore), più propriamente chiamata solennità del santissimo Corpo e Sangue di Cristo, è una delle principali solennità dell’anno liturgico della Chiesa cattolica. Si celebra la Domenica successiva alla solennità della Santissima Trinità Rievoca, in una circostanza liturgica meno carica, la liturgia della Messa in Cena Domini del Giovedì Santo.
Venne istituita l’8 settembre1264 da papa Urbano IV con la Bolla Transiturus de hoc mundo in seguito al miracolo di Bolsena; nacque però in Belgio nel 1246 come festa della Diocesi di Liegi. Il suo scopo era quello di celebrare la reale presenza di Cristo nell’Eucaristia.
In alcune località, (per esempio a Genzano di Roma, la stessa Bolsena patria dell’evento, Spello- classificatasi nel 2002 come infiorata più bella d’Europa- Pievepelago e Fiumalbo in Provincia di Modena, Spotorno, Dasà, Itri, San Pier Niceto), lungo il percorso della processione viene realizzata l’infiorata, un tappeto naturale costituito da petali di fiori. Alcune tradizioni, vogliono che i petali utilizzati per la realizzazione delle opere floreali, debbano essere freschi e raccolti all’albeggiare.
L’eucaristia è strettamente collegata con la Pasqua, con la morte e risurrezione di Gesù. Il fatto fondamentale che collega i due avvenimenti è l’ultima Cena: fondante l’eucaristia e annunciante la Pasqua. Cristo celebra la pasqua ebraica, ma le dona un nuovo significato. L’antica alleanza tra il popolo di Israele e Dio sul monte Sinai fu suggellata con il sangue di un sacrificio; così anche la nuova e definitiva alleanza del nuovo Israele è suggellata dal sacrificio di Cristo, vero Agnello che “toglie il peccato del mondo”, che “riconcilia l’umanità col suo creatore”. Nella cena pasquale ebraica, consistente in azzimi ed erbe amare, si assisteva al ricordo della liberazione dall’Egitto e degli eventi dell’esodo stesso. Nella cena pasquale cristiana – l’eucaristia appunto – si assiste al ripresentarsi vivo e vero della passione morte del Figlio di Dio, che libera del peccato e “riconcilia nel suo amore il mondo intero”. Perciò Gesù dice: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue”: si tratta della nuova Pasqua dell’Agnello.
L’apostolo Paolo di Tarso scrive: “Ogni volta che mangiate di questo pane e bevete di questo calice voi annunziate la morte del Signore finché egli venga”. È necessario soffermarsi in modo particolare sulla comprensione dell’eucaristia come memoriale (anamnesi): questo termine nel contesto biblico – quindi con il termine ebraico “zikkaron” – indica azioni rituali riferite ad un evento (salvifico) passato in grado tuttavia di attualizzarlo, rendendolo presente ai celebranti nelle sue stesse dimensioni salvifiche, e proiettandolo anche verso il futuro.
E nella concezione memoriale le confessioni cristiane trovano consenso nell’affermazione: “L’eucaristia è il memoriale di Gesù crocifisso e risorto, cioè il segno vivo ed efficace del suo sacrificio, compiuto una volta per tutte sulla croce e ancora operante in favore di tutta l’umanità” (Battesimo, eucaristia, ministero, documento ecumenico di Lima, 1982).
L’intero complesso della celebrazione eucaristica (e dunque liturgia della parola e liturgia eucaristica) è il memoriale di tutto il mistero di Gesù, centrato nella sua morte e risurrezione; la preghiera eucaristica è, in modo particolare, pervasa dal tema del memoriale.
Secondo la chiesa cattolica, nelle specie consacrate del pane e del vino, dette anche Santissimo Sacramento dell’Altare, vi è la presenza reale di Cristo stesso, in corpo, sangue, anima e divinità. La continua ri-attualizzazione di questo grande mistero avviene mediante l’azione dello Spirito Santo. Per i cristiani cattolici e ortodossi la stessa messa è effettivamente la rinnovazione dell’ultima Cena (ovvero “la sua continuazione in una Comunione di Santi che unisce i presenti alla messa a chi è morto cristianamente prima di loro”). Il sacerdote che celebra l’eucaristia, agendo in persona Christi, invoca la potenza dello Spirito Santo. Secondo la Chiesa cattolica, avviene così la transustanziazione, ovvero il cambiamento “oltre la sostanza” (trans-substantia) del pane e del vino in corpo e del sangue di Cristo. Per i cristiani cattolici ogni eucaristia, in quanto memoriale dell’evento sacrificale di Cristo, è sacrificio in modo attuale: la Chiesa lo considera dono del Signore e ne fa il suo sacrificio. Per questo invita i fedeli ad offrire se stessi a Dio in ubbidienza e devozione, perché – come ancora Paolo scrive – “chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. Ciascuno, pertanto, esamini sé stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna”. In quanto comunione alla Cena del Signore, nell’eucaristia i fedeli trovano il fondamento, la fonte ed il vincolo dell’unione fra loro e con Cristo.

Ogni anno la Chiesa Madre di Borgetto,guidata dall’arciprete don Antonio Crupi,celebra la solennità del Corpus Domini cercando di vivere quanto scritto al n.61 del documento Eucarestia,Comunione e Comunità, della Cei del 1983:
“Non si può essere Chiesa senza l’Eucarestia. Non si può fare Eucarestia senza fare chiesa. Non si può mangiare il pane eucaristico senza fare comunione nella Chiesa”.
Pertanto, la comunità cattolica borgetana da parecchi anni crea,in omaggio al Cristo eucaristico,una bellissima infiorata,la quale vuole essere da stimolo per riflettere sul fatto che:”molti cristiani vivono senza l’Eucarestia,altri fanno l’Eucarestia ma non fanno la Chiesa,altri ancora celebrano l’Eucarestia nella Chiesa,ma non vivono la coerenza dell’Eucarestia.”(ib.n.61)
Riprendendo S. Cipriano il Concilio Vaticano II afferma che “ la Chiesa è un popolo adunato nell’unita’ del Padre del Figlio e dello Spirito Santo” (LG. 4) . La stessa parola “ Chiesa” significa assemblea e proprio l’assemblea eucaristica manifesta la natura della comunità cristiana che è convocazione: essa è risposta ad una chiamata ,è accoglienza di un dono .La celebrazione eucaristica vede il riunirsi insieme dei fratelli ,in comunione con tutta la Chiesa .
In quest’ottica,tutta la comunità parrocchiale si prodiga per realizzare l’infiorata. Un momento in cui tutti,Arciprete in testa,sudano sette camice per portare a termine l’opera. L’infiorata di Borgetto dice anche che la comunità parrocchiale ha imboccato un cammino di crescita spirituale grazie anche alla guida saggia dell’Arciprete molto avvezzo al grembiule e non allo scettro. Una comunità che riflette sulla sua identità religiosa specifica e che con spirito di umiltà e fraterna collaborazione cresce. L’Eucarestia crea la comunità! Ed è per questo che il “tempio” di Borgetto(dedicato a Santa Maria Maddalena) è stato,pian piano,restaurato e abbellito sempre di più. Dio è Bellezza e la sua “casa”non può non essere bella. Di recente la creazione della penitenzeria e della porticina aurea del tabernacolo. Momento forte la solennità del Corpus Domini,con la creazione anche degli altari devozionali lungo il percorso della processione, che unitamente al Venerdì Santo e alla festa di San Giuseppe,con la creazione delle mense,costituisce una trilogia inscindibile del vissuto della comunità della chiesa madre di Borgetto.