Prefazione
Angelo Vecchio è un giornalista d’assalto. Il suo pane è la cronaca nera: dai fatti mafiosi ai delitti di ordinaria amministrazione. Non so se sia nato così o lo sia diventato: certo è così. È diventato un autentico maestro di ‘nera “. Ed era inevitabile che diventasse profondo conoscitore di fatti, vicende, cose mafiose, che ha raccontato in buona parte dei libri che ha già scritto, trovando il tempo solo Dio sa dove.
Il fenomeno mafioso, le sue vicende, i suoi delitti, i suoi personaggi, i suoi misteri, escono dai libri dì Vecchio con una connotazione diversa: chiari, precisi, documentati, carichi di verità.
È quella verità di cui è sempre stato permeato il suo lavoro, esaltato dalla passione e santificato dall’amore per la sua Sicilia, per la sua gente. E di cui brillano ora i suoi libri dei quali, per chi vuole conoscere la suo terra, non può fare a meno.
Sono stato il suo direttore. Lo ricorderò sempre come il ragazzo di quel giorno in cui si presentò a me con il volto pestato, punito perché aveva fatto il suo lavoro. Ma mi fece capire, con i suoi occhi vivissimi e un p0’ lucidi, che voleva tornare subito a fare un altro servizio. Allora lo colsi per quello che era e poi sarebbe diventato. E ora ha ripagato un vecchio che lui chiamava “maestro”. Grazie mio ragazzo antico. Il “maestro” è stato superato dall’allievo e ne è felice.
Umberto Bassi
Ai caduti nella lotta contro la mafia
L ‘AUTORE
Sicilia, terra di conquista, centro di traffici internazionali, terra di stragi, di lutti; terra di ma/esseri quotidiani, di gente che per fame è costretta a inventarsi la vita.
Certo, è anche la terra di Pitagora, Antonello da Messina, Verga, Pirandello, Musco, Capuana, Tornasi di Lampedusa, Sciascia, Bufalino, e ora anche di Carni/ieri, il più con temporaneo a questo millennio che sta per salutarci,forse con grande piacere di farlo, visto le centinaia di brutture che ha fatto registrare la cronaca degli ultimi anni.
Un mare di fango si è abbattuto sull ‘Isola: stragi di bambini, massacri di adulti, patti scellerati per eliminare uomini dello Stato, che hanno avuto l’unico torto di combattere Cosa nostra.
Già, la mafia. Tragedia secolare, di cui – a volere credere agli storici – non si conosce ancora neppure l’origine. Però, nessuno ha più alcun dubbio sui/a sua ferocia, su/la capacità di organizzare intrecci e traffici da una città all’altra, tra Continenti.
Avrebbe tante cose da raccontare il “corleonese” Totò Rima, che è in carcere dal gennaio del 1993. Assieme al latitante Bernardo Provenzano era stato il picciotto prediletto del boss Luciano Liggio.
Certo, sarebbe un bel colpo per gli investigatori se Rima decidesse di collaborare con la giustizia e raccontare la propria vita. Sarebbe come scrivere la storia de/la mafia da dentro, dalla mano di uno dei protagonisti de/la “malapianta” siciliana. Ma è solo una speranza, perché Rima non ha mai lasciato intendere di avere voglia di collaborare. Nota dolente.
Ora gli investigatori sperano di mettere le mani su Provenzano. sparito dalla circolazione più di trent’anni fa e negli ultimi tempi inseguito non dalle forze dell’ordine, ma anche dagli stessi “corleonesi’. con i quali avrebbe rotto dopo la cattura di Rima.
Mafia, male oscuro. Ne sanno qualcosa le vedove e gli orfani di quegli uomini caduti per averla affrontata a viso aperto. Nei primi del Novecento ci aveva provato anche un investigatore italo-americano: Joe Petrosino, tenente della polizia di Nuova York, che, arrivato a Palermo per capire gl’ ingranaggi della temibile ‘Mano Nera ‘ muore assassinato a colpi di pistola.
Qualche anno dopo ci prova un prefetto del nord Italia, Cesare Mori, ma solo per alcuni mesi, perché viene nominato senatore del Regno e richiamato a Roma. Dagli anni Venti ad oggi è una strage: cadono, infatti, poliziotti, carabinieri, magistrati e giornalisti, perché ritenuti invadenti. Uccisi anche imprenditori che si erano rifiutati di pagare il pizzo alle cosche.
Una carneficina, mentre i business di Cosa nostra si allargano a macchia d’olio: traffici di droga, contrabbando di armi, reinvestimento di “denaro sporco” in attività apparentemente legali, edilizia selvaggia, tangenti, corruzioni, accordi con politici disponibili, guerre tra cosche. E ancora. Pentimento di capifamiglia e gregari di mafia, patti tra boss siciliani e Cosa nostra americana, figlia di uomini che hanno fatto la storia della criminali:. organizzata: Al Capone, Lucky Luciano, Vito Genovese, Joe Masseria, Joe Bonanno, ma solo per fare alcuni nomi. Ecco, è tutto ciò di cui vogliamo parlare in questo lavoro. La speranza è di esserci riusciti, senza fronzoli e senza lasciare alcuna notizia tra le pieghe della cronaca.
Con umiltà
Angelo Vecchio
Angelo Vecchio,giornalista del Giornale di Sicilia.Da circa 30 anni si occupa di storie di nera e cronaca giudiziaria.Laureato in scienze politiche, ha svolto la sua formazione professionale tra Palermo e Catania.
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