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-Cristo Pantocratore,Duomo di Monreale-
Gv 1,1In principio era il Verbo,
il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
2Egli era in principio presso Dio:
3tutto è stato fatto per mezzo di lui,
e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che
esiste.
4In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
5la luce splende nelle tenebre,
ma le tenebre non l’hanno accolta…
9Veniva nel mondo
la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
10Egli era nel mondo,
e il mondo fu fatto per mezzo di lui,
eppure il mondo non lo riconobbe.
11Venne fra la sua gente,
ma i suoi non l’hanno accolto.
12A quanti però l’hanno accolto,
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
13i quali non da sangue,
né da volere di carne,
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
14E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria,
gloria come di unigenito dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
15Giovanni gli rende testimonianza
e grida: “Ecco l’uomo di cui io dissi:
Colui che viene dopo di me
mi è passato avanti,
perché era prima di me”.
16Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto
e grazia su grazia.
17Perché la legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
18Dio nessuno l’ha mai visto:
proprio il Figlio unigenito,
che è nel seno del Padre,
lui lo ha rivelato.
Inserisco,ben volentieri,un’ulteriore riflessione del Dott.Federico Lenchi atta a sviscerare quella “miniera inesauribile” che è il saggio del teologo Vito Mancuso:”L’anima e il suo destino”. Ringrazio il Dott.Lenchi per questo spirito di servizio alla Verità e all'”intellectus fidei”,ossia ad una fede pensata,spesso messa a repentaglio da forme subdole di sincretismo religioso atte a sminuire la portata delle grande verità del cristianesimo.L’opera del Dott.Lenchi è,altresì,meritoria perchè si inserisce in un contesto culturale,come quello odierno,caratterizzato anche dal relativismo religioso.
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Di Federico Lenchi
Lo spunto, oggi, Santo Stefano, mi è offerto ancora una volta da quella miniera inesauribile che è il saggio “L’anima e il suo destino” di Vito Mancuso.
Perché dico “miniera inesauribile”? Perché è fonte di continue discussioni non con chi si dice agnostico, non con chi si professa ateo ma, al contrario con chi frequenta la Chiesa e si accosta regolarmente ai sacramenti, in altre parole con chi si considera Cattolico a tutti gli effetti pur ritenendo il suo un cattolicesimo più maturo, più autentico, in altre parole, parafrasando Prodi, un cattolicesimo adulto.
Ora in cosa consista questa maggior maturità è presto detto, in quanto si articola in questi tre convincimenti presi, pari pari, dal libro in questione:
1) i dogmi sono un’invenzione della Chiesa, confezionati ad arte nel corso dei secoli;
2) la Chiesa medesima è un’invenzione umana alla cui costituzione Cristo non aveva mai pensato;
3) Cristo non ha mai affermato di essere Dio.
Parto da quest’ultima affermazione che risulta subito di facile contestazione in quanto è evidente che chi la sostiene ha fatto una lettura troppo affrettata e superficiale dei Vangeli.
Noi sappiamo infatti che quando Mosè chiede a Dio di rivelargli il suo nome per poterlo riferire agli Israeliti, Dio così gli risponde:
“Dirai agli Israeliti: Io sono mi ha mandato a voi” (Esodo, cap.III, vv.13-15).
Vediamo ora, nei Vangeli, come Gesù presenta sè stesso:
Fin d’ora ve lo dico prima che accada, affinche’, quando accadra’,crediate che Io sono” (Gv. 13,19-20) ;
“Se non credete che Io sono, morirete nei vostri peccati” (Gv.8,24);
“Quando avrete innalzato il figlio dell’uomo, allora saprete che Io sono” (Gv. 8,28);
“ In verita’ vi dico prima che Abramo fosse, Io sono “ (Gv. (,58 );
“ Chi cercate?Gesu’ di Nazareth.Io sono. Appena disse Io sono indietreggiarono e caddero a terra” (Gv. 15, 5.6.8.).
Ma pure esaminando i Vangeli sinottici possiamo giungere alle stesse conclusioni ovvero che Gesu’ sapeva di avere oltre alla natura umana anche quella divina. Infatti e’inutile ricordare che il nome di Dio, e ce lo dice Lui stesso, e’ “Io sono colui che e’ “ ovvero, in forma breve, “ Io sono”.
Parlando in questo modo e con tale autorita’ Gesu’, senza alcun dubbio, asseriva la sua Divinita’
Questo, sempre che si voglia credere ai Vangeli ed agli evangelisti.
E’ opinione comune presso alcuni teologi, e tra questi naturalmente Mancuso, che il racconto della
Scrittura vada interpretato e quindi rivisto in maniera sostanziale.
Secondo tali Autori se essi, i Vangeli, vengono letti attentamente ci mostrano infatti un’interessante processo di idealizzazione dell’immagine di Gesù.
In altre parole, passando dal primo vangelo di Matteo all’ultimo di Giovanni, è possibile scorgere la trasformazione subita da quest’Ultimo, a opera degli evangelisti, che lo porta da anonimo carpentiere nazaretano a semidio in carne umana..
In altri termini, secondo tali studiosi, i vangeli sono un dono, ma anche un prodotto della Chiesa e per conoscerne e valutarne la portata, i reali contenuti e nello stesso tempo i limiti, le lacune o le carenze bisognerebbe sapere da quali preoccupazioni erano animate le comunità da cui sono sorti e gli intenti dei rispettivi autori che hanno curato i testi. Ecco allora affacciarsi il vero nodo della questione che possiamo definire come il “soggettivismo”degli autori sacri. Ecco il punto cui si vuole arrivare: Dio ha sì, ispirato gli Evangelisti, ma questi hanno rielaborato la rivelazione secondo le proprie convinzioni, le proprie aspettative, le proprie emozioni umane, il proprio carattere e
soprattutto le proprie convenienze. Verrebbe da dire: nulla di nuovo sotto il sole. Ecco che riaffiorano le teorie del modernismo del Loisy. Questi nella sua opera principale e più discussa “I Vangeli sinottici” (1907-1908), presenta i Vangeli come creazione della Chiesa, contestando a quest’ultima di aver voluto presentare la morte e la resurrezione di Cristo come fatto storico in realtà mai avvenuto per cui lo scopo del Vangelo è rimasto lo scopo della Chiesa di cui Gesù , si badi bene, non volle assolutamente essere il fondatore. L’esegesi biblica di Loisy si ispirava a criteri marcatamente razionalistici e conduceva inevitabilmente alla negazione del soprannaturale.
In ultima analisi i redattori dei Vangeli avrebbero operato una gigantesca trasformazione eliminando, completando, trasformando le fonti originarie e imprimendo in tal modo al racconto della vita del Messia ed alla formulazione del suo insegnamento il segno della dottrina paolina e della apologetica della primitiva comunità cristiana. Ora, alcuni di questi cosiddetti teologi, si spingono oltre, affermando che è molto probabile che Gesù fosse sposato perché tale era la condizione normale nella società giudaica e perché Gesù era un uomo con tutte le emozioni ed i sentimenti dei comuni mortali.
Solo successivamente, soprattutto in virtù della catechesi di Paolo si trovò sconveniente presentare Gesù come vittima della porneia e schiavo quindi dei sensi a cui il matrimonio era rimedio. Due erano fondamentalmente le categorie: quelle dei vergini, spiritualmente vicini agli angeli e quella degli sposati legati alla carne a cui, appunto, Gesù non poteva essere ricondotto. Da cui ne derivava una assoluta, necessaria negazione del suo stato matrimoniale cosa, per secoli, riuscita molto bene alla Chiesa. Se Gesù diceva infatti di essere venuto da Dio, si poteva legittimamente presentarlo come unito carnalmente con una donna?
Ma senza scomodare i teologici appartenenti a certi schieramenti vediamo cosa dice Dan Brown nel “Codice da Vinci”:
1) La Chiesa dei primi Concili avrebbe offerto, manipolandola, un’immagine di Gesù.
2) Discordante da quella testimoniata dalle fonti storiche originarie in questo sostenuta in modo decisivo dall’imperatore Costantino che puntò sul “cavallo più favorito” , il cristianesimo, per consolidare l’unità dell’impero.
3) Come conseguenza si arrivò ad una deificazione di Cristo che al contrario era visto dai suoi primi seguaci come un uomo grande e potente, ma pur sempre un profeta mortale.
4) Questa operazione teologica ne comportò un’altra nei confronti dei Vangeli in maniera da escludere dagli stessi gli aspetti prettamente umani per esaltare quelli esclusivamente divini.
5) Tra gli aspetti umani vi era certamente quello relativo al matrimonio con la Maddalena che non si limitò ad essere di tipo spirituale ma reale tanto da essere sancito persino da un figlio.
6) La Maddalena, in quanto sposa e madre di un figlio di Gesù, non poteva che far ombra alla gerarchia che si sentiva l’erede e la continuatrice dell’opera di Cristo.
7) Per queste considerazioni la gerarchia si sentì costretta a ricorrere al rimedio di etichettarla come prostituta cancellando altresì le prove del matrimonio con Gesù di cui appunto nei vangeli canonici non vi è accenno.
Fin qui Dan Brown.
Si noti però che queste sono teorie già fatte proprie da certa cultura massonica che sostiene Gesù essere stato discepolo Esseno, (e fin qui può essere, come ipotizza anche Benedetto XVI nel suo recente libro “Gesù di Nazaret”) sposato con la Maddalena nel cui ventre (Sacro Graal) fu generata una discendenza (stirpe reale francese dei Merovingi) e con la quale visse fino a tarda età, contraddicendo la leggenda che lo voleva morto in croce.
Quest’ultimo fondamentale punto lo ritroviamo anche nella religione musulmana, per non parlare dell’eresia marcionita, ecc…
Da queste premesse si sviluppa la seconda parte del saggio del teologo P. Ortensio da Spinetoli, noto per un commento al Vangelo di Luca, teso a dimostrare che il tentativo di Dan Brown di mostrarci “un Gesù più autentico, più vicino all’uomo che a Dio non è una colpa, ma sempre un merito” (sic, pag. 31).
Questo tentativo, giusto nella sostanza, è però, sempre secondo P.Ortensio, sbagliato nel metodo, in quanto si basa sui “vangeli apocrifi” spesso poco attendibili e non su quelli canonici, che meglio possono far luce sulla vita privata di Gesù (pag. 32 ).
Siamo così arrivati, partendo dal terzo, al primo punto di discussione, quello che vuole i dogmi un’invenzione della Chiesa e non invece un’illuminazione dello Spirito Santo.
I “cattolici adulti” grazie ai vari Mancuso,traggono linfa al loro convincimento che i dogmi siano in realtà invenzioni per le anime semplici, quelle intellettualmente e culturalmente meno dotate.
Come può, uno spirito intellettualmente libero, si chiedono, credere al diavolo, all’Inferno,alla verginità della Madonna, alla Transustanziazione. Passi la Consustanziazione ma la
Transustanziazione proprio no!
E in perfetta buona fede si credono Cattolici!.
Sono convinti che si debba vivere e predicare un Vangelo ripulito dai pregiudizi , dagli orpelli e dalle manipolazioni operate , a proprio vantaggio, dalla Chiesa Cattolica nel corso dei secoli.
Chiesa che sin dalle origini voleva un potere, inizialmente spirituale e poi anche temporale. Un Vangelo basato sull’essenziale e incentrato quasi esclusivamente sulla misericordia di Dio, ovvero il vero Vangelo di Gesù.
l resto, come ho già detto, in buona misura, invenzioni della gerarchia.
Ma questa Chiesa, alla fine, Gesù l’ha veramente voluta?
Siamo così arrivati all’ultimo punto.
E a proposito di chiesa come e’ sorta e su mandato di chi? Perche’ si dice che il Cristianesimo l’abbia fondato San Paolo e non Gesu’ medesimo?Questi, nel corso di tutta la sua vita, non si stancava di ripetere che Lui era la via che porta alla salvezza (non mi soffermo qui a riportare le varie citazioni che tutti conosciamo ) per cui se ci vole
va salvare bisognava passare attraverso la sua dottrina ed insegnamento.
Belle parole: ma Lui non scrisse nulla, ne’da vivo fece scriver nulla. Ha pero’ detto di andare a predicare e a diffondere il Vangelo:
“ chi ascolta voi ascolta me …” .
Ecco la nascita della Chiesa come Lui l’ha concepita e voluta;
tramandare il messaggio di salvezza attraverso la comunita’ dei fratelli suoi discepoli.
Ai tempi di Gesù, non c’erano i mezzi di comunicazione del giorno d’oggi. Se uno voleva comunicare qualcosa non aveva né telefono, né internet o televisione, nè satelliti.
L’UNICO MEZZO DI COMUNICAZIONE era prendere un uomo, che veniva chiamato “shalìah”, dargli le opportune istruzioni e comandi e mandarlo là dove si voleva che il messaggio giungesse.
Nel caso di un re, lo shalìah agiva con tutta l’autorità del re. Quello che diceva lui era come se ’avesse detto il re medesimo da cui il detto al tempo di Gesù: “Lo shalìah di un uomo è come l’uomo stesso”.
Ora la traduzione di “shalìah” è “apostolo”, più precisamente “plenipotenziario”, cioè colui che ha ricevuto la pienezza dei poteri.
E tale appaiono gli Apostoli.
Infatti Gesù da loro pieni poteri quando compare agli Apostoli la sera di Pasqua: “ Come il Padre ha mandato me, così io mando voi” ( Gv 20,21) e ancora “Chi ascolta voi, ascolta me, chi disprezza voi, disprezza me” (Lc 10,16).
Fino ad arrivare al testo fondamentale “ E io ti dico che tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa” (Mt 16 ss).
Quest’ultima affermazione offre lo spunto per un’ultima breve riflessione sul primato di Pietro.
Sarebbe lungo riportare tutti i brani in cui di fatto Gesù conferisce a Pietro l’incarico di rappresentarlo in terra quale vicario estendendo tale incarico anche ai suoi successori, i futuri Papi.
Mi limiterò però ad alcune brevi considerazioni sul riconoscimento che le varie Chiese che si andavano costituendo riconoscevano ai successori di Pietro.
Possediamo una lettera risalente al 95 dopo Cristo scritta dal papa S. Clemente Romano ai Corinzi.
Con tale lettera il papa vuole ristabilire la pace nella Chiesa di Corinto, fondata direttamente da San Paolo, ed ai tempi molto importante. Tale Chiesa era piu’ antica di quella romana e certamente alcuni suoi membri avevano conosciuto l’apostolo Paolo. Eppure si rivolgono al papa e chiedono che sia lui a dirimere la controversia. E si badi che Costantino ed il concilio di Nicea erano di la’ da venire.
In verita’, come scrive lo storico DUCHESNE “ la Chiesa di Roma si sentiva fin d’allora in possesso di quella autorita’ superiore e straordinaria che non cessera’ mai di rivendicare “.
San Clemente interviene un’altra volta in un’altra questione, ma non si limita a scrivere, manda anche suoi incaricati.
E come reagiscono queste Chiese? Tutte obbediscono. Nessuna protesta. Settant’anni dopo il vescovo di Corinto, scrivendo a papa Sotero, ricordera’ che la lettera di Clemente veniva ancora letta
con devozione nelle assemblee liturgiche.
I padri greci e latini hanno fatto numerose edizioni e traduzioni di questa lettera tanto che e’ stata addirittura inserita nel codice Alessandrino della Bibbia.
Per cui: 1) il vescovo di Roma era consapevole di avere autorita’ su tutta la Chiesa;
2) tutta le Chiese gli riconoscevano questa autorita’.
Abbiamo un’altra incredibile testimonianza, una lettera scritta verso il 107 da sant’Ignazio di Antiochia morto martire e destinata alla Chiesa di Roma. E’ un testo famoso in cui tra l’altro vi leggiamo: “… alla Chiesa che ha anche la presidenza nel luogo della regione dei Romani ( quae etiam praesidet in loco regionis Romanorum), degna di Dio, degna d’onore, degna di benedizione, degna di lode, degna di essere esaudita, adorna di candore, posta a presiedere alla carita’, depositaria della legge di Cristo, portante il nome del Padre…”
Con S. Ignazio siamo all’inizio del secondo secolo, neanche 100 dopo la morte di Gesu’, e gia’ cominciano i primi pellegrinaggi a Roma per attingere alle sorgenti di quella che era considerata la vera fede.
E via via, altre testimonianze che elevano Roma come la regola suprema della Chiesa universale per
cui essere d’accordo con la Chiesa di Roma e’ garanzia di verita’, essere in disaccordo sicuro segno d’errore.
Si veda, ad esempio , la lettera di S. Ireneo a papa Vittore e la testimonianza del vescovo Abercio.
Concludo con la consapevolezza di non aver detto quasi nulla sull’argomento.
Del resto stiamo riferendoci a 2000 anni di storia impossibili da delineare in poche pagine.
Come considerazione finale posso aggiungere che i più tenaci e subdoli nemici della Chiesa sono presenti proprio al suo interno.
Cosa aspettarci allora se il comandamento di Gesù di andare e predicare il vangelo sembra arrivato a un punto morto dato che esso, non solo non viene accettato dai popoli asiatici e da quelli di fede
musulmana, ma perfino rifiutato per non dire osteggiato da chi ha avuto la grande fortuna di averlo appreso sin da bambino?
In moltissimi paesi, lo sappiamo essere cristiani è un delitto e convertirsi al cristianesimo una colpa da punire con la pena di morte.
Pensare che queste popolazioni accettino di aderire alla fede in Cristo, è obiettivamente utopistico.
Ma quello che è impossibile all’uomo non è impossibile a Dio.
Forse, chi giunge nei nostri Paesi per trovare un lavoro e una vita più dignitosa, forse, un giorno roverà qualcosa di infinitamente più grande e importante.
Federico Lenchi
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