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LA LAICITA’ FRONTIERA DEL TERZO MILLENNIO per un dialogo unitario, a favore del bene comune e della persona umana
Ci si chiede oggi da più parti, dove sono i laici? La domanda è lecita, specialmente perché i laici, non tutti, sembrano di avere la paura della testimonianza della loro fede. Ma i laici ci sono, hanno bisogno di esercitare il diritto di parola e avere il “permesso” di agire: si devono decidere, però, a farlo.
di Ferdinando Russo
Quella di Salvatore Agueci, docente, giornalista pubblicista, poeta, operatore sociale, scrittore, attento studioso dei processi di mobilità, delle migrazioni mediterranee, della famiglia, è la lunga e faticosa marcia dei laici credenti del dopo Concilio, per affermare la
loro identità nel turbinoso Occidente,tra speranze e cadute ,luminosi traguardi e forzate soste, tra incomprensioni e ritardi, studi e convegni, tentativi di nuove aggregazioni e di presenze partecipative.
Prima del presente saggio l’Autore aveva scritto “Uomini in cammino.Verso una società interculturale “.E poi ha tentato di compartecipare alla vicenda umana del suo tempo, fondando,
per un concreto servizio, associazioni benemerite:”Senza sponde”,”Un legale per tutti”,”Italia-Tunisia”,quasi a vivere e sperimentare il rapporto con il prossimo, nel suo tempo e nel suo territorio.
E così, da sempre,ha vissuto tra testimonianze eroiche ,umili e generose, di laici spesso silenziosi all’esterno, come le preghiere delle suore dei Conventi di clausura, dei tanti gruppi di evangelizzazione e di carità, di vocazioni e di scelte personali.
Sono infatti i” laici credenti” ad intessere il sottofondo,la trama del volume di Salvatore Agueci, .
Con l’obiettivo di toglierli dall’anonimato, dai furti della storia anche della loro denominazione.
Quasi a dovere scegliere ,anche se solo per un momento ed in modo provocatorio, per loro il termine di “non laici”.
Anche la cultura post-conciliare all’interno della Chiesa a volte sembra non avere allontanato tutti i sospetti sul termine “laico” nella sua evoluzione storica.
Laico è un membro della Chiesa, che fa parte del popolo di Dio,non è un chierico,è,in definitiva, chi non ha ricevuto il sacramento dell’ordine o non appartiene allo stato religioso.
Il termine aggettivale “laico” ha subito, in verità, nella sua genesi storico-semantica il logoramento della storia della comunità umana,ma l’autore ne recupera l’origine e l’inevitabile evoluzione nell’irrompere del cristianesimo.
Lo stesso è avvenuto, di conseguenza , per il sostantivo la parola “laicità”.
Da qui la riflessione di Agueci per approfondire il termine di “sana laicità,”che implica il senso del limite e un atteggiamento di onesta ricerca,che non può non tradursi a sua volta, in un’intima disponibilità alla cooperazione e all’ascolto.”
“Laicità significa attitudine alla riflessione personale,ma anche apertura al confronto:senso critico,
ma anche docilità(dal latino docibilitas), che indica la virtù di colui che sa lasciarsi insegnare qualcosa da altri,o semplicemente dalla vita;disincanto,ma anche capacità di meraviglia:
Laicità è percezione dell’altro come “altro”,disponibilità a lasciarsi inquietare e talvolta spiazzare dalla sua alterità, rinunziando a proiettare su di essa la maschera omologante, che la ricondurrebbe ai nostri schemi e alle nostre aspettative:
Laicità è coraggio di gettare i ponti, dal sicuro terreno su cui si è radicati; verso l’ignoto e di avventurarsi su di essi senza nessuna garanzia;”senza sponde”.
Molti dei laici credenti , senza neppure essere nominati dall’autore, ci sono stati di
Riferimento,nelle diverse regioni, nella seconda parte del secolo scorso ed all’inizio del terzo millennio,alcuni prima, altri durante e dopo il Concilio Vaticano II..
Con Agueci ci sembra di incontrarli ,senza disturbare la loro riservatezza, sia in Sicilia, la regione, in cui ora vive, come nel resto del paese, nell’associazionismo cattolico, nel
volontariato, nei movimenti di spiritualità e di servizio ,nella magistratura e perché no ,talvolta ,in politica.
La loro identità è nel fieri della storia, è sempre più marcata, con il procedere delle riflessioni,degli studi e delle testimonianze, dei documenti della Chiesa. .
L’abbiamo intravista nei compagni che ci sono stati cari per il loro coraggio, per la loro operatività, per la testimonianza resa, per lo stile dei loro comportamenti, per la missionarietà della loro professione, per la vocazione scelta, per i riconoscimenti, talvolta tardivi, anche da parte della Gerarchia della Chiesa..
Costoro , come Agueci, non si sono mai arresi ai ritardi nella traduzione e applicazione dei dettami conciliari , talvolta riscontrati presso le chiese locali ,tradizionaliste nelle forme, ma smemorate spesso nell’impegno educativo tra la gioventù,che un tempo fu generalizzato e mirato oltre il momento catechistico-sacramentale,(battesimo,cresima,matrimonio) .
Ora i fedeli laici si sono armati dei documenti conciliari, ampliamenti citati dall’autore,della Gaudium et Spes, delle encicliche sociali,delle indicazioni
dei santi papi ,che il Signore ha concesso alla Chiesa dei nostri tempi.
La identità dei laici incontrati nasceva e traeva sempre alimento nel Vangelo, da cui attingevano con convinta fede,incoraggiati da..predicatori (P.Rivilli,il fondatore della Crociata e poi della Presenza del Vangelo) e da altri laici raggruppati attorno al carisma della diffusione del vangelo,ardenti profeti dei progetti di evangelizzazione della cultura.
Ricordarli è per rivivere le riflessioni che ci trasmette Agueci nelle persone incontrate e sottaciute per non offendere quella loro riservata umiltà ,che ci
sono stati compagni nelle nostre intraprese associative nell’Azione Cattolica, (V. Veronesi, Carretto,Gedda,Bachelet), nella FUCI, (Moro, Murgia, Pietrobelli ), nelle ACLI, (Pennazzato, Labor, Bersani, Colombo, Pozzar )e nel nostro agire pubblico e privato (La Pira, Giordano),. nel Movimento dei Focolari (Chiara Lubich), nel
Movimento Maestri .(Corghi, Buzzi,Badaloni), nel movimento Laureati ( G.B.Scaglia e Bachelet),
E nella Sicilia, patria dell’autore,offeso dai nomi malfamati ,spesso devoti ma non credenti, non sono mancati tanti laici ,spiriti eletti per le opere o gli scritti quali G.Cusmano,V.Mangano, P.Mignosi,N.Petix;G.La Barbera,C.Crifò,P.Mazzamuto.,o più contemporanei come Sinagra, Perollo, Occhipinti, L.Messina, Del Castillo, G.Russo , Palumbo,
Muccioli, Savagnone, B.Messina.
L’autore per rispetto dei lettori, per la loro sensibilità all’essenziale, per lasciare loro la gioia della ricerca territoriale, li considera noti nel sottofondo del saggio perchè li abbiamo trovati nel mondo relazionale della nostra e loro giovinezza ad orientarci , ad aiutarci nelle scelte vocazionali dell’età adulta, a confermarci nella convinzione della nostra laicità ,aperta alla alterità, al dialogo con l’altro,al servizio del prossimo..
Giuseppe Savagnone nel saggio “Dibattito sulla laicità”, afferma che storicamente essa
porta al dialogo,rifugge l’intransigenza,“si presta ad unire più che a dividere, a costruire più che a distruggere, a fondare l’ascolto e il rispetto dell’altro più che a demonizzarlo”: .
Ed Agueci con il suo saggio, così come Savagnone, si fa promotore del rispetto delle diversità, contribuisce ad “abbattere le artificiose barriere che talora vengono innalzate tra credenti e non credenti e a mostrare che il dialogo non solo è possibile, ma può aiutare tutti a capire un po’ meglio gli altri e forse anche se stessi.”
Si è allungata ,nel frattempo , la schiera dei tanti laici, che sono “in cammino verso la santità” ,ancora più silenziosi, ma degni di ammirazione generalizzata, di comune emulazione , e pertanto l’autore rifugge dalla codificazione ed evidenziazione :sono i beati Alberto Morelli,Pina
Suriano, Pietro Torres, Giorgo la Pira, Igino Giordano, Lazzati , Bachelet e
quelli meno conosciuti dall’opinione colta,(L.Cerrito,M.C.Magro,F.Conticelli,Livatino) che pure sono vissuti nelle contrade conosciute da Agueci, verso i quali stimola, con intellettuale delicatezza, speranzose ricerche .
Erano stati con loro, quasi compagni di viaggio( animatori,formatori,assistenti e ispiratori)
sacerdoti figli dello stesso Popolo di Dio, Costa,Guano,Zama,Don Zeno,Milani, Dossetti,Turoldo,
spesso poveri (come i preti sociali della Sicilia dell’autore ( Monteleone, Mangialino, Marchisotta, Di Vincenti, Pizzitola, Rivilli, Bacile,Arena, Mancuso, Messina, Mirabella, Alessi, Tricomi, Baiada)..nomi che hanno inciso nella formazione del laicato che Agueci fa rivivere
ed al quale ci rimanda alla fine del suo saggio ,perchè continuino gli studi sul piano teologico e nella personale testimonianza a favore del servizio verso il prossimo.
E cio’ alla luce del Concilio, che i laici avevano atteso con trepidazione filiale, e che ora dovevano
testimoniare, comunitariamente, senza interpretazioni minimaliste e riduttive,consapevoli che tutto il patrimonio conciliare sui compiti dei laici nella Chiesa e nel mondo, sulla loro ministerialità,.si sarebbe concretizzato con il tempo.
Sturzo era stato il riferimento sociale e istituzionale di una tale laicità , della Chiesa e dello Stato
poco conosciuta, se non dai vecchi Popolari suoi contemporanei e dai sacerdoti sconfitti delle Casse rurali, contrastate dal Fascismo ed ora stanchi dei condizionamenti del ventennio.
Quei laici ricordati avevano commentato il Concilio Vaticano II con scritti, nelle quaranta annate della rivista “Labor di Crifò e Mazzamuto, in “Vita e Pensiero, Civiltà Cattolica, Ricerca, Il Dialogo di Aldo Romano,Franco Armetta e poi Settegiorni, Terza fase di Carlo Donat Cattin, Città per l’Uomo, Segno, Cntn, e recentemente “ Alveare”di Nino Alongi.
Ed il Concilio tanto atteso chiedeva la testimonianza ai laici ed ai sacerdoti e religiosi ,non estranei al mondo,anche essi cultori di laicità nei riguardi del mondo esterno.
Il Concilio apriva ,in verità, la svolta nel laicato impegnato a costruire una identità
consapevole, unitaria, condivisa,diffusa..
Questa identità ,anche se ancora flessibile, mancava prima del Concilio, nella coscienza comune dei laici, in quanto frammentaria ,timorosa, profetica ma compressa, dalla storia italiana pre-unitaria ,confinata ai servizi di carità e di assistenza (San Vincenzo,opere confraternali, Leghe,Casse Rurali, ed appariva ancora incerta,dopo Sturzo, nello storico ritorno dei cattolici nelle
Istituzioni repubblicane. E nel loro apporto alla nuova Costituzione. ..)
Questa identità si appalesava ora ,dopo il Concilio , nella società europea e occidentale come portatrice di pace, di sviluppo, di giustizia ,di libertà,di comune coscienza sul significato e sul rispetto della vita.
Doveva,come fatto dinamico, vivere nel rapporto tra l’eredità del passato e le sfide del presente
nella secolarizzazione che fa le differenze, che divide gli spazi di competenza tra il temporale ed il soprannaturale,fra lo spazio di Cesare e quello di Dio,finalmente riconosciuto come valore del
Cristianesimo entrato a far parte della cultura e della democrazia dell’Occidente.
I documenti conciliari e la nuova ministerialità del laicato
La Lumen Gentium afferma :”Col nome di laici si intendono qui tutti i fedeli, a esclusione dei membri dell’ordine sacro e dello stato religioso sancito nella Chiesa (L.G.,n:31)
Da qui quel “professarci laici credenti, laici cristiani e talvolta solo laici, per non ergere barriere tra i cittadini di una stessa comunità.
E da laici vogliamo vivere la cittadinanza nella sua pienezza solidaristica e unitaria, respingendo la moda,per fortuna non generale, di una certa cultura laicista, tesa ad attribuire alla parola “laico”,prese di posizione ideologiche, valori anticlericali di natura ottocentesca, che respingiamo” (10) E sempre più in molti,laici credenti e non ..
I numerosi convegni delle aggregazioni laicali di questi anni lo testimoniano,non sono pertanto senza storia. Essi hanno segnato una ripresa della cultura cattolica, l’apertura al dialogo interno e a quello rivolto agli altri sui temi della modernità, nei rapporti con la religione e le religioni, in una sintonia propositiva con le indicazioni del S.Padre e dei Vescovi, sulla parrocchia, la pace, lo sviluppo, l’evangelizzazione, la partecipazione alla politica.
Sono alimentati dall’invito che, nella veglia di Pentecoste del 1998, Giovanni Paolo II rivolse alle realtà laicali per celebrare assieme la festa dello Spirito Santo, quasi a segnare il battesimo di una volontà unitaria da sperimentare nella pluralità delle funzioni e dei carismi dei diversi movimenti laicali, dei ruoli delle parrocchie, degli oratori.(F.Russo in CNTN , La svolta delle aggregazioni cattoliche)
La vitalità culturale espressa da Cl a Rimini, negli annuali convegni, attraverso la rappresentazione dell’opera svolta nei oltre cinquanta anni della sua storia, si accompagna, infatti, al fiorire d’iniziative, che preparano la settimana sociale dei cattolici: di Reggio Calabria
Predicare il Vangelo in un mondo che cambia da laici
L’assistente generale dell’AC, Francesco Lambiasi ha scritto : .(7) Il lavoro non manca ai laici di buona volontà.
Né è da escludere il tentare “nuove forme di laicità,fenomeno presente anche fuori del nostro paese, come in Francia e in Spagna e studiare una cultura che veda per la cittadinanza una nuova alba in contraddizione con il disfattismo della rinuncia e del tramonto della politica.
Le società europee,compresa la nostra,si trovano in una situazione di post-secolarizzazione,conseguente al crollo delle utopie che,di fatto, sono state religioni politiche sostitutive. Da qui la necessità di intendere insieme la secolarizzazione della società come un processo di apprendimento complementare, al quale dobbiamo dare voce, contenuti, azioni.
In questo processo di modernizzazione, come laici,la città ci appartiene con i diritti ed i servizi, che richiede,con il diritto di viverla, anche per i fratelli venuti da lontano per lavorare da noi,ma primariamente come dovere per la difesa del lavoro,della famiglia,dell’ambiente,del paesaggio,dei beni culturali, da fruire da parte di tutti.( 11)
“La modernità, di cui ci vantiamo e di cui viviamo nelle istituzioni politiche, viene dalla fede cristiana ,-ha scritto su Avvenire Giuseppe Dalla Torre,-In particolare, senza quella distinzione evangelica tra Cesare e Dio,diretta ad evitare ogni forma di politicizzazione della religione e di sacralizzazione della politica ,che introdusse un principio dualista nella storia umana,saremmo ancora nel fondamentalismo, che si contesta alle società non cristiane (12)
C’è allora da rendere universale e convinta, l’accettazione del laico nella chiesa, come lo è stato nell’antica
Comunità cristiana e come è riaffermato nella Gaudium et Spes, dopo secoli di logoramento del ruolo,e del significato dei termini laico e laicità, mutati dalla storia della secolarizzazione e dal prevalere nell’interpretazione un po’ capziosa da parte dell’ integralismo radicale.
Il saggio di Agueci richiama i laici alla fiducia in essi riposta dal Concilio, mentre invita coloro che hanno fatto della laicità una barriera ideologica ad una riflessione e maturazione per relazioni più aperte e meno pregiudiziali.
Ci vengono incontro La Pira e Bobbio .
Ferdinando Russo
Bibliografia eventuale
Riviste:
Labor, Il Dialogo, Città per l’uomo,CNTN, Il Segno,
G.Dalla Torre,Dio e Cesare,paradigmi cristiani nella modernità,Città Nuova editrice,2008
F.Russo,in Nuove frontiere del Concilio, Analisi di 40 anni di cammino in CNTN,Anno III, N.7
Ottobre 2002 .
F.Russo,La svolta delle aggregazioni laicali in CNTN
F.Russo L’Assemblea della svolta in CNTN
G.Savagnone, Dibattito sulla laicità,Alla ricerca di una identità,Editrice ELLEDICI,2006
Lumen Gentium
Gaudium et Spes
F.Russo,in Laici per una nuova città,in CNTN Anno VII,N:41,1 luglio 2007
F.Russo, Il monito dei laici cattolici siciliani del novecento ,Labor,Anno LXI ,N.4,Ottobre-dicembre,2000
F.Russo ,L’Europa senza padri in CNTN Anno III n.27 Marzo 2003
F.Russo La Pira e Bobbio in CNTN
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