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Ernesto Ruffini…..
Ernesto Ruffini (1888-1967), arcivescovo di Palermo dal 1946 alla morte, è una delle maggiori e più complesse figure del cattolicesimo italiano del Novecento. Non è facile intenderla, anche a motivo degli stereotipi interpretativi che haimo preteso di fissarla in facifi e affrettati giudizi. Del resto la complessità di Ruffini deriva, oltre che dalla sua vigorosa personalità, dalla diversità delle stagioni politiche che attraversò — l’Italia liberale, il fascismo, la repubblica — e dei contesti ecclesiastici in cui si formò e poi agì: la formazione al tempo di Pio X alla scuola di mons. Tarozzi, l’insegnamento e la guida dell’Università Lateranense, la stretta collaborazione con Pio Xl nella riforma degli studi teologici, la responsabilità di arcivescovo di Palermo e la partecipazione al Concilio Vaticano II.
Sulla base di un’amplissima documentazione, l’autore di questo volume ci restituisce lo spessore umano, culturale e spirituale della sua figura e della sua azione. Dalle pagine del libro emerge la personalità robusta di un ecclesiastico che, sulla base della sua cultura “intransigente”, si confronta dinamicamente con il mondo moderno e riesce, nella diflìcile situazione della Sicilia postbellica, a promuovere un cattolicesimo attivamente attento ai bisogni dei più poveri. Come scrive Andrea Riccarcli nella Presentazione del volume, Ruflini senti di interpretare il ruolo della Sicilia cattolica su varie frontiere. E, anche per questo, il libro risulta di grande interesse non solo per lo storico della Chiesa ma anche per lo storico politico e sociale dell’Italia e della Sicilia in età contemporanea.
Angelo Romano è docente di storia e di metodoloia nella Pontificia Università Urbaniana di Roma. liene corsi di storia della Chiesa anche nella Pontificia Facoltà Teologmi di Sicilia in Palermo. Si occupa particolarmente di storia della Chiesa in età contemporanea.
Angelo Romano,Ernesto Ruffini Cardinale arcivescovo di Palermo (1946-1967).Presentazione di Andrea Riccardi. Studi del Centro “A.Cammarata”,46,Salvatore Sciascia Editore,2002.
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Tesori d’Arte a Bisacquino. Di Rosalia Francesca Margiotta.
Ascoltai, per la prima volta, il nome della cittadina di Bisacquino all’età di 11 anni poichè il mio docente di musica proveniva da li, il Prof.Ragusa Salvatore. Da allora non dimenticai più il nome di Bisacquino. Dopo tanto tempo ho avuto modo di visitare questa straordinaria cittadina,dall’impianto architettonico arabo, invasa da una quiete straordinaria e da una forte cordialità dei suoi cittadini. Ci andai per la prima volta parecchi anni or sono per vedere e fotografare la straordinaria processione del SS. Crocifisso,il 3 di maggio di ogni anno. Un’enorme vara lignea, contenente la statua del Crocifisso, del peso di circa 7 quintali portata a spalla per le vie tortuose del paese da circa 50 confrati. Da allora ci sono ritornato parecchie volte e sempre con grande piacere. Avendo avuto tra le mani il prezioso volume della dottoressa Rosalia Francesca Margiotta, ho avuto modo di apprezzare un lavoro ben fatto sui tesori d’arte presenti nelle 11 chiese di Bisacquino. Un patrimonio artistico-religioso davvero immenso e ben conservato che fanno di Bisacquino una punta di diamante nel panorama del pesaggio artistico-religioso dell’arcidiocesi di Monreale. Il volume della Margiotta è la logica prosecuzione della sua tesi di laurea dedicata alle “Suppellettili liturgiche delle Chiese di Bisacquino” con cui raccoglieva e studiava per la prima volta quasi tutta l’argenteria sacra di quel centro dell’entroterra palermitano. Il viaggio della Margiotta nel suo paese natio inizia attraverso le chiese aperte al culto le quali custodiscono un patrimonio artistico-religioso che testimonia la “Traditio Fidei”,ossia la trasmissione della fede cattolica da una generazione all’altra. Tale tradizione ha prodotto un gran numero di opere d’arte sacra,oggetto di fede e suppellettile liturgica. Ad oggi la forte identità bisacquinese conserva scrupolosamente la sua traditio e sociale e religiosa,al punto tale da fare di Bisacquino una sorta di “Museo diffuso”. Il concetto di Museo diffuso,scrive mons. Giancarlo Santi, ” è una categoria che tiene conto in primo luogo della fisionomia della Chiesa, quale realtà fortemente radicata e capillarmente diffusa nel territorio”. I valori della fede cattolica hanno ispirato decine e decine di artisti e hanno dato una identità storico-culturale, oltre che religiosa, alle nostre popolazioni. Una identità che ha Bisacquino si conserva quasi intatta.Il prezioso volume pubblicato da Salvatore Sciascia editore, fa parte della collana di studi Quaderni di Museologia e Storia del collezionismo diretta dalla Prof.ssa Maria Concetta Di Natale
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Il tesoro della Matrice Nuova di Castelbuono…..di Maria Concetta Di Natale.
“In questa storia dell’oreficeria siciliana non vi fu mai sosta. Il genio decorativo dell’isola si espresse sempre nella materia aurea con voce costante. Nei tesori delle Madonie questa voce si ascolta chiara, limpida e alta”.
Mi piace aprire questa breve premessa al libro di Maria Concetta Di Natale, con le parole di Maria Accascina, una delle voci più significative della moderna storiografia artistica siciliana; sui cui solco, con i necessari aggiornamenti legati ai grandi passi in avanti fatti dagli studiosi siciliani negli ultimi trenta anni, si pone, io credo, l’autrice di questo lavoro. La passione e la serietà scientifica dell’Accascina, ispirata ad un approccio metodologico di chiara matrice crociana, corroborata da sicure conoscenze storiche e filologiche, si trasmettono in questo testo della Di Natale, la quale, a sua volta, arricchisce l’antica strumentazione per la conoscenza dell’oreficeria siciliana, di un approccio interpretativo che si avvale anche di criteri relativi al campo della museologia e della museografia. L’autrice imposta il suo lavoro anche alla luce dei più recenti orientamenti degli studi storico-artistici, che affiancano ormai da tempo e con grande convincimento al concetto di conoscenza, anche quelli di conservazione e valorizzazione. La Di Natale premette ad uno studio rigorosamente informato e coerente circa la formazione del tesoro della Matrice Nuova di Castelbuono, della sua committenza, dei caratteri stilistici e tecnici dei suoi manufatti, dell’orientamento di gusto degli artefici e del pubblico, una proposta di allestimento museale anche con aspetti virtuali mirante a far conoscere in modo più organico un incredibile tesoro, fatto di suppellettili liturgiche, paramenti sacri, dipinti devozionali, sculture lignee, gonfaloni processionali, tabernacoli, reliquiari, ex-voto, preziosi monili offerti dalle famiglie del luogo. L’autrice si sofferma con grande rigore storico e filologico a proporre un percorso espositivo volto a presentare questo incredibile patrimonio artistico anche sotto il profilo socio culturale, senza trascurare la componente demo-etno-antropologica che rende la devozione siciliana una componente irrinunciabile per la reale conoscenza dell’arte che la rappresenta.
Ci auguriamo che questa proposta possa coinvolgere adeguatamente la sensibilità delle Autorità ecclesiastiche e la comunità religiosa e scientifica siciliana, dando vita, io credo, ad una rete museale che possa servire sia alla storia dell’identità delle popolazioni locali, sia alla conoscenza e alla fruizione di un patrimonio artistico di una valenza estetica veramente unica al mondo.
Rosanna Cioffi.
Quest’opera della professoressa Maria Concetta Di Natale, sull’argenteria della Matrice Nuova, porta alla luce uno scorcio di storia culturale di Castelbuono.
Le opere d’arte, alle quali l’autrice ha dedicato la sua ricerca con competenza, sensibilità e passione, tutte fotografate con professionalità da Enzo Brai, costituiscono un frammento prezioso di testimonianza espressiva, comunicati- va, di grande valore culturale.
Esse sono un compendio del passato che rivive nel presente, e ci consente di contemplarne la bellezza e la professionalità del lavoro.
Lo studio della Di Natale, si propone l’obiettivo di illustrare attraverso gli oggetti, il legame tra Eucaristia e produzione artistica, e nello stesso tempo vuole essere una testimonianza di come l’arte e gli artisti, spesso anonimi, abbiano svolto il ruolo di servizio della fede ed abbiano saputo esprimere un collegamento fra lo spirito religioso e l’uomo. In queste opere sono presenti il ruolo culturale svolto dai sacerdoti nelle varie epoche ed il concorso generoso dei fedeli che ne hanno consentito la realizzazione, segno di una comunità ecclesiale che si edifica nella celebrazione eucaristica.
In ogni epoca l’opera d’arte esprime la realtà interiore e manifesta i ruoli e le funzioni.
L’arte sacra è adesione dell’uomo al divino, attraverso forme ed espressioni sensibili.
Don Antonino Di Giorgi.
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BENEDETTO D’ACQUISTO,COGNIZIONE DELLA VERITA’….a cura di Francesco Armetta.
Benedetto D’Acquisto (Monreale 1790-1867) è una delle più importanti figure della storia del pensiero filosofico in Sicilia nell’Ottocento, secondo quella linea ontologista che allora contò nell’Isola diverse personalità di rilievo e che valse a collegare la riflessione filosofica siciliana con quella fuori dell’isola, in particolare con il pensiero di Vincenzo Gioberti.
Dopo aver compiuto i primi studi nel seminario di Monreale, entrò nell’Ordine dei Frati Minori Riformati del convento di Sant’ Antonino di Palermo; insegnò nell’Università di Palermo e nel 1858 fu nominato arcivescovo di Monreale.
Pubblicò numerosi scritti in cui esponeva un pensiero che ruota intorno a Dio e al creazionismo, all’uomo e al suo onnicentrismo, nell’ottica di una metafisica dinamicistica che vede nell’Essere increato la presenza di una forza vitale, che è Potenza, Sapienza e Amore, e nell’essere delle creature il riverbero della triplice manifestazione di quella forza. La sua filosofia risulta una sintesi tra la psicologia cartesiana e il dinaniicismo leibniziano, e la tradizione filosofica cristiana, che ha nell’interiorisino di Agostino e nell’ontologismo di Bonaventura i suoi punti di riferimento.
Il manoscritto Cognizione della verità, che si pubblica a cura di uno dei migliori conoscitori del suo pensiero, risale al 1857 circa ed è una sintesi armonica tra filosofia e teologia; un’ulteriore elaborazione del pensiero di D’Acquisto, nel segno del vitalismo divino e dell’intuizionismo ontologico: essa sottolinea gli stretti rapporti tra il Creatore e le sue creature pur nella loro sostanziale e infinita distinzione e differenza; presenta un’antropologia filosofico-teologica che concepisce l’uomo sotto un triplice aspetto (puro, trascendentale, fenomenico), caduto per sua libera scelta nell’errore e nel male, ma che pure ha in sé la condizione necessaria ma non sufficiente per la sua elevazione verso la verità e verso il bene; condizione che soltanto grazie ad una rivelazione esterna diventa sufficiente ed attuabile.
Francesco Armetta, curatore del volume, è docente nella Facoltà teologica di Sicilia ed è autore di diverse opere (sulla filosofia antica, Kierkegaard, Tainee e, a più riprese, su Cararnella); ha curato un’ampia opera con scritti editi ed inediti di S. Caramella, Il pensiero filosofico in Sicilia. Dall’età antica alla contemporanea (Sciascia, Caltanissetta-Roma 1995) e da tempo si occupa degli scritti editi e inediti di D’Acquisto.
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