Insula,frammenti di cultura siciliana.


Presentato a Giuliana (Pa),a cura del Dott.Amato,del Dirigente Scolastico Prof.Randazzo e dell’On.Russo, l’opera “INSULA,” dello storico A.G.Marchese

    di Ferdinando Russo

      Il letterato, “medico umanista dall’alta qualità intellettuale ed etica e dai rigorosi studi”, Antonino Giuseppe Marchese, come lo descrive Tommaso Romano , è l’analista dei centenari che insegnano la moderatezza dei costumi, dei dotti medici e degli uomini illustri della provincia di Palermo, ed è riconosciuto in Sicilia come lo “storico “ ormai indiscusso di una “Nuova Storiografia Municipale”.

      Per le sue quarantasei opere scritte sugli eventi storici dall’ antichità al ventesimo secolo e sulla storiografia artistica e scientifica, è denominato anche “lo scopritore delle cose vecchie “, dal suo popolo giulianese, benevolo e sornione, che, affascinato dai ritrovamenti di figure di pittori, scultori, scienziati, poeti,come pure di pietre dure , dai successi, dai premi, dalle onorificenze del compaesano, è accorso, incuriosito e numeroso, allo scoccare del 2010, per ricevere, come un regalo per le festività natalizie, il volume “Insula, Frammenti di cultura siciliana” (1).
      Ai suoi concittadini Marchese ha insegnato, con Cicerone, che “una casa senza libri è come un corpo senza anima”.
      Il nuovo saggio, organico nella sua multiformità, si configura in un’antologica d’inediti e di precedenti scritti pubblicati dall’autore su riviste, giornali, enciclopedie, o storicizzati in ricercate e raffinate prefazioni, redatte per volumi e opere di intellettuali ed
      operatori sociali e culturali del territorio sicano. Ed è ancora una rivelazione.
      “Insula” racchiude, infatti, come in uno scrigno prezioso di genialità, identità scolpite in un’avvincente narrazione della vita e delle opere d’artisti, medici, farmacisti, letterati, storici, musici, operatori sociali, di un’area della Sicilia, studiata per riscoprirla, evidenziarla, renderla
      fruibile e valorizzabile per il turismo culturale. E troverà accoglienza in tutti i comuni del comprensorio.
      Un territorio, apparentemente povero di risorse materiali, d’infrastrutture e di servizi della modernità, ma ricco e controbilanciato dai suoi abitanti, dotati di vivaci intelligenze, eredi di un notevole patrimonio archeologico, di una storia documentata da monumenti e opere della creatività umana, di eventi
      segnati dalla passione civile e dalle diffuse vocazioni artistiche.
      Ed è come un consegnare alla Storia della Sicilia i segreti di una profonda cultura locale, ma non per questo da dimenticare o trascurare, se la si confronta con i letterati ad essa ispiratisi ed affermatisi da Pirandello a Navarro, a Tomasi di Lampedusa, a Sciascia, Bufalino, Camilleri, Consolo, Lauricella, Randazzo, Di Cara, Vilardo, Grasso, Mazzamuto.

      Marchese ha indagato sui sentimenti, le tradizioni, i costumi, i valori degli uomini e delle donne di questo territorio antico, di questo “mare pietrificato”, per l’autore del Gattopardo, ed i cui abitanti hanno una loro lingua, una civiltà, una predisposizione all’accoglienza degli immigrati, ed ove, precisa l’autore citando Lucio Villari, è come se ci ritrovassimo in “un gran teatro, dove tutti hanno un ruolo e una parte”. E gli attori d’Insula non sono, infatti, pochi.
      Il Nostro li ha incontrati per strada, nelle piazze, sempre meno popolate, dei centri storici, come Tornatore in Baaria, nelle Biblioteche, come Borges, negli archivi dei comuni, delle parrocchie, degli studi notarili, come Mons. Ferina ed il prof. Schirò di Monreale, e ora ne svela in Insula la storia, le opere, le identità multiple, che risultano scolpite dalla sua penna di scrittore ormai raffinato.

      Come poeta della storia locale del corleonese e del territorio sicano, del mondo contadino ed artigiano, che il pittore Gianbecchina, originario della vicina Sambuca di Sicilia, ha immortalato nelle sue tele, Marchese raccoglie l’eredità del suo illustre collega e predecessore Pitrè, mette assieme cimeli letterari, ”frammenti”, come pezzi e beni culturali del Museo etnografico del Corleonese, che Padre Calogero Giovinco e l’Associazione S.Leoluca hanno organizzarto e che migliaia di visitatori annualmente si recano a visitare.

      E da Corleone inizia il suo viaggio nella vasta miniera culturale di letterati, storici, pittori, scultori,sindacalisti, operatori sociali, che hanno onorato questa città “capitale contadina” per Francesco Renda e “capitale artistica” per Marchese , che ne rivela, con Padre Giovinco, i tesori nascosti nella statuaria siciliana tra la piu’ vasta e di notevole valore europea, con molte opere di Antonino Ferraro e della sua dinastia custodite nelle chiese e negli oratori (2).

      Ma Corleone non è solo la miniera della statuaria artistica, tra santi e demoni, ove primeggia la statua lignea di San Leoluca, ora visibile nel magnifico volume su Antonino Ferraro, che sara’ presentato alla cittadinanza nell’anno in cui si celebra, proprio per iniziativa di Marchese, il quattrocentesimo anniversario dalla morte (1609-2009).

      Marchese è stato anche uno dei più attenti osservatori dei fermenti culturali e sociali del corleonese sin dalla fine degli anni sessanta, partecipando, dal suo paese natale, Giuliana, ancora giovanissimo, alle iniziative giornalistiche locali, nelle quali mai è venuta meno la speranza di costruire uno sviluppo sostenibile, libero da ancestrali condizionamenti sociali,quasi a segnare la voglia di ritrovare, rappresentare e costruire un’identità reale dell’umanità e della cultura dell’area interessata.
      Ha raccolto al riguardo, in diversi volumi, momenti antologici del pensiero e della storia artistico-culturale e sociale del comprensorio. Ricordiamo tra gli altri “Inventario corleonese”, “L’Ulivo saraceno”, “Polittico siciliano, scritti d’arte e di storia “ (3).
      La Corleone di Naso e di Vasi, di Giovanni Colletto e di Pippo Rizzo, maestro di Guttuso e dei contemporanei Bruno Ridulfo, Biagio Governali; la Corleone di Bentivegna e di Bernardino
      Verro, delle lotte contadine e dei residui di una violenza inaudita, hanno incoraggiato Marchese a tessere una tela di ricerche e studi su tutto il territorio sicano tra il Sosio e il Belice, partendo
      dal laboratorio primo dei suoi studi, quello della città natale, Giuliana.

      La città universitas dall’antica origine sicana, ripopolata dai romani, militarizzata con il castello di Federico III d’Aragona (4), con le dimore dei Peralta e la figura di Eleonora d’Aragona, morta
      in quella città e seppellita a Santa Maria del Bosco e poi fissata nel busto-ritratto del Laurana, ora divenuta l’icona della copertina del volume di Marchese,” Insula”, a disegnare un riferimento
      geografico dell’autore, colpito ed ispirato, sin dalle sue prime ricerche, dalle vicende storiche del suo paese e del monastero di S. Maria del Bosco di Calatamauro.

      Marchese vive nel centro storico di Giuliana, proprio sotto il Castello,nella casa natale di Via Tomasini, ove istituisce la sua ricca Biblioteca personale, dopo avere collaborato a raccogliere libri per la biblioteca dell’azione cattolica, ideata dall’arciprete Pietro Marchisotta
      ed alimentata già da Luciano D’Asaro, Ferdinando Russo, Giovanni Colletti, Giuseppe Iannazzo, e poi da P.Giovinco, per pervenire, infine, alla costituzione della prima Biblioteca comunale, di cui in “Insula”, ritroviamo l’eco.
      E maturano le prime sue opere notevoli come “Il Castello di Giuliana “ (4) e l’appassionata ricerca su “Giacomo Santoro detto Jacopo Siculo” (5), il pittore rinascimentale siciliano attivo in numerosi centri dell’Umbria e del Lazio, studiato sistematicamente dal Nostro.

      Sono queste due opere a svelare la maturità di Marchese e ad aprire le istituzioni locali, dall’amministrazione Russo a quella Campisi, verso un’azione culturale promozionale per le arti, quasi alla riscoperta di una sopita vocazione della popolazione, a ricercare un futuro, partendo dalla cultura, dal restauro del castello, dall’investimento nelle scuole e nella formazione, dalla riapertura del castello e dell’Opera Pia Buttafoco Tomasini, ove invitare gli artisti del comprensorio a confrontarsi sulle moderne produzioni pittoriche, sulle produzioni artigianali, sulla promozione della musica, per ricostruire la banda comunale ed anche sull’arte del ricamo.

      Marchese aveva già scoperto l’origine giulianese di Antonino Ferraro e della sua dinastia familiare e dei seguaci e gli studiosi di Castelvetrano si accorgevano di avere quasi dimenticato quella dinastia, che pure per oltre un secolo aveva operato per trasformarla in città d’arte.

      In trenta comuni della Sicilia occidentale Marchese individuava le opere dei Ferraro da Giuliana, comprese quelle da lui stesso attribuite e di cui successivamente avrà conferma documentaria grazie alle sue stesse ricerche d’archivio, opere di notevole valore storico-artistico, quasi dimenticate, a Burgio (la città che da secoli forgia le campane e modella le caratteristiche ceramiche artistiche), a Caltabellotta, a Mazara, Trapani, Corleone, Erice, Monreale, Naro, Sciacca. E la fama dello storico Marchese faceva il giro dei paesi Sicani e del Belice e dell’intera Sicilia.

      Terramia Blog,(www.maik07.wordpress.com) ed il motore di ricerca http://www.google.it hanno presentato alcune delle opere dello storico
      degli anni 2008 e 2009 con figure ed eventi della terra Sicana.
      Si rispolverano gli archivi a Chiusa Sclafani, la città, del “barocco inedito” e della musica (3 ), dei compositori, Orlando, Ignazio Sgarlata, Liberto, Lo Cascio e Marchese intesse una storia della musica e scopre che è anche la città dei Lo Cascio, gli artisti del legno, emigrati da Giuliana e il Sindaco Pollichino istituisce l’archivio storico del comune mentre emuli di Marchese scavano con lui nella storia delle arti, delle chiese barocche, della medicina del famoso medico Ingrassia mentre il dr.G.Di Giorgio traccia una storia del comune.
      Il tessuto artistico dei comuni confinanti con Giuliana trova in Marchese uno studioso attento delle emergenze culturali di Campofiorito, Prizzi, Bisacquino.

      Una mostra di Girolamo Di Cara ha presentato le immagini del barocco lasciate nelle chiese e nelle piazze. Marchese scopre che Serpotta ha lavorato a Bisacquino e il decano Pasquale Di Vincenti gli commissiona un volume sulla Chiesa madre (6).Frank Capra, il regista tanto amato dalla cinematografia mondiale, portava con sè l’immagine della facciata. Ora gli emigranti di Bisacquino portano, con l’opera di Marchese, i tesori interni di quella Chiesa, che li ha forgiati nella fede e nei valori della famiglia e del lavoro(8), come scrive F.Russo in http://www.vivienna.it.

      Ma Marchese non è solo il fotografo delle emergenze monumentali e pittoriche, della statuaria, in queste arti lo seguono e lo accompagnano il rinomato scopritore di tradizioni, Enzo Brai, e poi Giuseppe Lombardi, da Chiusa Sclafani, Totuccio Salvaggio, il pittore Giovanni Schifani ,la pittrice Anna Iannazzo, mentre il web master Pietro Daidone fa fatica a riportare nel sito del Comune di Giuliana ,i nuovi libri che Manzoni gli pubblica e gli eventi che si susseguono al Castello ,con i positivi commenti giornalistici che li illustrano .

      Il Nostro è critico letterario, amico di scrittori, poeti, pittori, fotografi, collezionisti. Dei poeti giulianesi, Giuliano D’Aiuto e Giuseppe Buttafoco, ha raccolto dalla bocca degli autori i versi non scritti, d’Antonietta Catalanotto, in Insula riporta un desiderio:“vorrei essere un gabbiano e volare alto nel cielo/vorrei avere due cuori per amare di più/vorrei gridare al mondo che sono felice di esserci/vorrei abbracciare tutte le genti che soffrono.” C’è il sentire di un popolo, la generosità, la fede, nei versi appena abbozzati e Marchese n’è felice.Vi vede impressa l’identità del suo popolo e quella della sua maestra della quinta elementare, la poetessa ins.Caterina Gullo Moleni, che riscopre dopo cinquanta anni ,attraverso i suoi scritti. Ora a Prizzi s’indaga su Vito Mercadante, un gran poeta dialettale e Marchese è chiamato a scrivere la prefazione della sua produzione più espressiva.

      A Campofiorito, ”genius loci” è Giovanni Giordano: usa il dialetto per “cuntare la sua Bellanova-Campofiorito, tra storia e memoria popolare e Marchese non può non apprezzarlo e ricordalo in Insula, affidando a quest’opera di raggiungere,con le storie,i racconti,le opere degli artisti dei Monti Sicani , le famiglie degli emigrati, sparsi in tutto il mondo.

      E sarà per gli emigrati un ritrovarsi nelle terre dei padri, tra le campagne a raccogliere olive “Giarraffa” ed a seminare il grano duro, fino a quando non li raggiungeranno i rintocchi delle campane di Burgio, portate degli emigranti, come ricorda Marchese,in numerosi centri del territorio nazionale e poi nel Madagascar,nello Zaire(Congo),nella Zambia,e persino negli States. Il salesiano Don Salvatore Provinzano, sacerdote, educatore missionario, alla quale memoria è dedicato Insula, quei rintocchi li avrebbe portati nell’America Latina.

      Alla presentazione, in prima assoluta, di “Insula”, a Giuliana, nell’ospitale salone del Collegio di Maria, dopo il saluto dell’assessore alla cultura prof.ssa Antonella Campisi e dell’arciprete Mariano Giaccone, hanno parlato, il dr.Salvatore Amato, presidente dell’Ordine dei Medici della provincia di Palermo, il prof. Enzo Randazzo, preside del Liceo scientifico “G. P. Ballatore” di Mazara del Vallo, scrittore e romanziere, e l’on. Ferdinando Russo.
      Sulla personalità dell’autore, significative le testimonianze di Mons. Lino Di Vincenti,decano di Bisacquino, del Parroco di S. Leoluca di Corleone, P. Calogero Giovinco, dell’ex assessore alla provincia Colca, del rappresentante dell’A.S.L.T.I. Onlus, Guzzardi, la Sig.ra Caterina Gullo.
      Tra i presenti, il V. sindaco Dr. Provinzano, l’amministratore immobiliare Santo Carlino, l’assessore Pietro Musso, la V. presidente del Consiglio comunale Anna Colletti, il consigliere Mario Arcuri e l’assessore Totò Ragusa, in rappresentanza del comune di Bisacquino, l’amministratore dell’impresa Arredamenti Musso, ringraziati espressamente dall’autore del volume “Insula”, dr.A.G.Marchese, volume dedicato alla memoria del salesiano giulianese Don Salvatore Provinzano, deceduto cinque anni fa in Ecuador, eletta sua terra di missione.

      Ferdinando Russo
      onnandorusso@libero.it

      1) A.G.Marchese, Insula, Frammenti di cultura siciliana, I.L.a.Mazzone Produzioni 2009 con prefazione di Tommaso Romano.
      2) A.G.Marchese, Antonino Ferraro e la statuaria lignea del’500 a Corleone, con prefazione di Aldo Gerbino, Palermo 2009.
      3) A.G.Marchese, L’ulivo saraceno.Civiltà letteraria siciliana, con prefazione di Antonino De Rosalia, Palermo 1999.
      4)A.G.Marchese, Il Castello di Giuliana. Storia e architettura, presentazione di Maria Giuffrè, Ila Palma, Palermo 1996.
      5)A.G.Marchese, Giacomo Santoro da Giuliana, detto Jacopo Siculo, Ila Palma, Palermo 1998.
      6) A.G.Marchese, La Chiesa Madre di Bisacquino.Artisti, maestranze e committenti dal Cinquecento al Settecento, con prefazione di Piero Longo e Don Pasquale Di Vincenti e presentazione di Salvatore Di Cristina, Arcivescovo di Monreale, e Foto di Enzo Brai. Editrice Plumelia ,2009.
      7)A.G.Marchese, Il serpente di Esculapio: medici, chirurghi e speziali a Chiusa Sclafani nella prima età moderna, da Giovanni Filippo Ingrassia a Francesco Di Giorgio,con prefazione di Marisa Buscami,Ila Palma ,2006.
      8)F.Russo,Commenti su opere di A.G.Marchese in http://www.maik07.wordpress.com ,in http://www.google.it, in http://www.vivienna.it, in http://www.fasokamba.it