Emergenza Educativa di Luigi Negri*

In questi tempi dominati dalla dittatura del relativismo, tempi in cui le generazioni adulte si sono trovate lentamente espropriate dalla loro cultura, si è generata una forte incomunicabilità fra mondo adulto e mondo giovanile per cui educare ed educarsi è divenuti un’emergenza in ogni ambito, da quello familiare, a quello scolastico, a quello sociale.
Gli interventi di S. E. Mons. Negri, vescovo di San Marino – Montefeltro, raccolti in questo libro marcano un tragitto di esperienza e di riflessioni sul come e sul perché educare, dichiarandolo possibile e urgente per tutti, perché, come detto in prefazione, “per il suo percorso di vita, di amicizie, di vissuti fraterni di appartenenza, di esperienza ecclesiale, di insegnamento, Mons. Negri ha ben presente che educare diviene la grande sfida per ricondurre l’io alla coscienza di sé e del suo impegno nel mondo cioè di sapere perché vive, da dove viene e a cosa è destinato”.

*NEGRI LUIGI

S.E. Mons. LUIGI NEGRI nasce a Milano il 26 novembre 1941. Al liceo Berchet incontra Mons. Luigi Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione, di cui diventerà stretto collaboratore. Laureatosi in Filosofia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, diventa assistente alla cattedra di Filosofia Teoretica presso la stessa università. Nell’ottobre del 1967 entra nel Seminario Diocesano di Milano e il 28 giugno 1972 riceve l’ordinazione sacerdotale.
È stato docente di Introduzione alla Teologia e di Storia della Filosofia presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Ha pubblicato circa trenta volumi ed una quarantina di saggi. Ha avuto incarichi di insegnamento alla Facoltà Teologica dell’Italia Centrale, di Lugano e al Seminario Vescovile di Albenga. Il 17 marzo 2005 è stato eletto alla sede vescovile della diocesi di San Marino-Montefeltro e il 7 maggio 2005 nel Duomo di Milano ha ricevuto l’ordinazione episcopale per le mani del card. Dionigi Tettamanzi, degli arcivescovi mons. Carlo Cafarra e mons. Paolo Romeo, nunzio per l’Italia e San Marino, e di altri venti vescovi italiani e stranieri. Ha fatto ingresso solenne in diocesi a Pennabilli il 22 maggio 2005. È presidente della Fondazione Internazionale Giovanni Paolo II per il Magistero Sociale della Chiesa che ha sede nella Repubblica di San Marino.

Una Risposta

  1. Pubblichiamo il comunicato con la lettura del quale, alla presenza del Ministro dell’Istruzione on. Mariastella Gelmini, si è concluso il Convegno Nazionale di Diesse (Roma – 24 ottobre ’08)

    1. Centralità della scuola. Il Convegno ha dimostrato che il complesso mondo che gravita attorno alla scuola (famiglie, strutture produttive, università, territorio) chiede alla scuola di farsi carico di bisogni derivanti dal disagio giovanile, dalle incombenze di orientamento alla vita ed al lavoro, dalle problematiche legate alla integrazione culturale e sociale degli alunni stranieri.

    2. Un sistema di alleanze. Alla scuola italiana si chiede di ridiventare un ambito di cultura reale, in cui non solo le persone siano addestrate ad esercitare ruoli o professioni, ma soprattutto siano aiutate a maturare criteri di lettura e interpretazione della realtà circostante, mutevole e globalizzata. Questo è possibile solo se la scuola concepisce l’ambiente non come avversario ma come ambito ricco di potenziali risorse. La domanda si è spostata sulle persone e sulle loro capacità di rispondere creativamente alle sfide dell’ambiente.

    3. Libertà, responsabilità, autonomia. Tutto questo rilancia la questione dei metodi e dei contenuti dell’insegnamento che devono rinnovarsi non astrattamente, ma guardando altri all’opera e tenendo conto di una profonda esigenza di significato, connessa ad ogni dinamismo che nella scuola è promosso, dalle attività tipiche della scuola dell’infanzia, alla proposta di conoscenze, abilità e competenze, progressivamente sempre più approfondite nel passaggio dal ciclo primario a quello secondario. Il perno di una scuola che si concepisce come luogo di formazione delle persone (una scuola che istruisce educando) non può che essere la libertà di educazione che deve trovare spazio sia nell’assetto generale del sistema di istruzione, sia dentro la singola scuola statale. In questo modo, sarà favorita la concorrenzialità virtuosa tra statale e non statale e al contempo rafforzata la possibilità che docenti, famiglie e alunni si aggreghino liberamente per rendere l’offerta formativa compatibile con le istanze della realtà in cui la scuola si pone. Per questo occorre che la scuola maturi una più piena responsabilità sociale di cui una più compiuta autonomia sarà lo strumento necessario.

    4. Il compito degli insegnanti. Un compito particolare in una prospettiva come quella descritta spetta alla componente docente. Agli insegnanti, di fatto, è chiesto di essere il motore del rinnovamento, punto di sintesi e di elaborazione delle richieste che provengono dalle famiglie e dal mondo dell’università e del lavoro. A proposito del tema cruciale della formazione degli insegnanti e loro reclutamento si può notare che con l’abolizione delle graduatorie permanenti e la sospensione delle SSIS si è chiusa una fase e se ne sta aprendo un’altra.

    In particolare chiediamo:

    1. Un percorso di formazione dei nuovi docenti in cui sia prevista una equilibrata combinazione tra saperi disciplinari e competenze metodologico-didattiche

    2. La separazione tra il percorso di abilitazione e la fase del reclutamento da parte dello Stato che, alla luce del Titolo V della Costituzione, dovrà consentire e favorire la chiamata diretta da parte degli istituti autonomi

    3. La riaggregazione ragionevole delle classi di insegnamento che consenta la maturazione di competenze più omogenee e più spendibili nella scuola di oggi

    4. L’articolazione della carriera docente secondo criteri di merito e di competenza, ancorata ad uno stato giuridico nuovo e ad una reale possibilità di incremento dello stipendio

    5. L’incremento della valutazione esterna delle scuole che valorizzi sul piano nazionale il contributo che diversi istituti già stanno dando all’incremento della qualità degli apprendimenti

    6. Il riconoscimento fin da subito dell’aggiornamento e della formazione qualificata dei docenti, come quella che avviene nell’ambito delle associazioni professionali, ai fini dello sviluppo della carriera tramite un sistema di crediti spendibili nell’eventuale ampliamento degli studi universitari o nelle graduatorie interne di istituto

    7. L’attuazione a breve di un grande FORUM nazionale della scuola in cui la scuola attiva possa raccontarsi e ricreare attorno a sé un clima di fiducia costruttiva.

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