L’assoluto nelle tradizioni religiose: il divino e il cosmo

 di

Alberto Pisci

 

 

La storia dell’umanità porta in sé la traccia evidente di uomini e donne, appartenenti ai più diversi orizzonti culturali, che affermano di aver fatto un’esperienza radicale dell’Assoluto. Qualunque sia il nome attribuito a tale Assoluto, che sia stato percepito come personale o impersonale, tutti testimoniano di un’esperienza unica che ha dato senso alla loro vita. Sapienti taoisti, hindù o buddisti, filosofi greci e romani, mistici ebrei, cristiani o musulmani, toccati dalla trascendenza, hanno rifiutato una visione puramente materialista dell’uomo e del mondo. Essi hanno evocato la forza dello spirito e testimoniato la possibilità di un’esperienza interiore che conduce a una profonda trasformazione dell’essere. Attraverso differenti concetti e immagini improntati alle singole tradizioni filosofiche e religiose, essi hanno cercato di trasmettere il proprio percorso individuale, invitando i discepoli a impegnarsi lungo il cammino della ricerca spirituale.
Oggi la crisi delle ideologie e delle istituzioni (comprese quelle religiose) riporta in primo piano il bisogno degli individui di dare un senso alla propria vita. Il bisogno di spiritualità e sapienza non è mai apparso così forte in Europa come in questi decenni in cui le società appaiono fortemente secolarizzate. L’uomo occidentale, all’inizio del XXI secolo, si scopre sempre meno ancorato a certezze e risposte preconfezionate; tuttavia non ha rinunciato a interrogarsi sul senso dell’esistenza e sulle modalità di vita in armonia con se stesso, con il prossimo e con il mondo. In questo debole scenario riprende vigore la ricerca mistica dell’Assoluto sia attraverso coloro che ne hanno fatto esperienza all’interno delle religioni tradizionali, sia attraverso nuovi e differenti percorsi esterni alle istituzioni ecclesiali.

Per cercare di avvicinare alcuni di questi percorsi e, con essi, il fine ultimo proposto dalle principali tradizioni religiose si possono percorrere strade differenti quali: 
la percezione della dimensione cosmica 
il rapporto tra l’uno e il molteplice 
l’insondabilità del divino 
la divinità che si rivela 
il divino come Provvidenza 
il divino interiore e il Sé 
la percezione dell’aldilà e del fine ultimo 

Avviciniamo il primo di tali percorsi, accostando alcune esperienze religiose dell’Assoluto percepito nella sua dimensione cosmica: come viene compresa la natura e la realtà che ci circonda? Gli O.S.A. delle secondarie superiori offrono numerosi spunti per la comprensione della rivelazione cristiana in relazione al rapporto tra Dio e il mondo e per la comparazione tra questa e le altre tradizioni religiose.

Per alcune tradizioni religiose l’Assoluto è percepito proprio attraverso la natura, l’ordine del mondo. In alcuni casi presiede il cosmo, in altri si identifica con esso. Quest’ultimo è il caso della visione cinese del Tao (o Dao) dell’armonia universale; o la Concezione della Terra-Madre presente in alcune tradizioni etniche come quella degli Amerindi che offrono una comprensione “religiosa” della natura e rispettano tutti gli esseri viventi come “popoli fratelli”.
Anche se è meno presente, questa dimensione cosmica è possibile ritrovarla presso alcuni mistici delle grandi religioni monoteiste che, come Francesco d’Assisi, lodano il Creatore attraverso la bellezza della sua creazione. Non si possono poi trascurare le esperienze di alcuni mistici contemporanei al margine delle grandi tradizioni religiose, come Bernadette Roberts, che evocano un’esperienza panteista dell’Assoluto attraverso cui scoprire che “Dio è dappertutto e che Egli è tutto ciò che esiste”.

 

 Ebraismo 

“I cieli narrano la gloria di Dio” (Salmo 19)

Il Salmo 19 è un inno che loda i prodigi di Dio nella natura. L’autore, probabilmente si tratta di Davide, celebra in Jahvè il creatore del cielo e l’autore della legge: l’idea che viene perseguita è che natura e legge di Dio siano espressione della perfezione divina, identificata nel sole. Nella liturgia cristiana questo salmo è applicato, nella liturgia del Natale, al Verbo di Dio, sole di giustizia.

I cieli narrano la gloria di Dio,
e l`opera delle sue mani annunzia il firmamento.
Il giorno al giorno ne affida il messaggio
e la notte alla notte ne trasmette notizia.
Non è linguaggio e non sono parole,
di cui non si oda il suono.
Per tutta la terra si diffonde la loro voce
e ai confini del mondo la loro parola.

Là pose una tenda per il sole
che esce come sposo dalla stanza nuziale,
esulta come prode che percorre la via.
Egli sorge da un estremo del cielo
e la sua corsa raggiunge l`altro estremo:
nulla si sottrae al suo calore.

 

Cristianesimo 

“Per mezzo di Lui tutte le cose sono state create” (Col 1,15-20)

Nella Lettera ai Colossesi San Paolo espone il primato di Cristo sia nella realtà naturale, sia in quella soprannaturale. Cristo, primogenito della creazione, Figlio di Dio fatto uomo, riflette nella sua natura umana l’immagine del Dio invisibile.

Egli è immagine del Dio invisibile,
generato prima di ogni creatura; poiché per mezzo di lui
sono state create tutte le cose,
quelle nei cieli e quelle sulla terra,
quelle visibili e quelle invisibili:
Troni, Dominazioni,
Principati e Potestà.
Tutte le cose sono state create
per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose
e tutte sussistono in lui. Egli è anche il capo del corpo, cioè della Chiesa;
il principio, il primogenito di coloro
che risuscitano dai morti,
per ottenere il primato su tutte le cose. Perché piacque a Dio
di fare abitare in lui ogni pienezza e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose,
rappacificando con il sangue della sua croce,
cioè per mezzo di lui,
le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli.

“Cantico delle creature” di San Francesco

giotto

Giotto, La predica agli uccelli, particolare, 1296-1298 ca.
(Assisi, Basilica Superiore di San Francesco).

 

 

 

Non è solamente per i doni della Grazia e per la sua storia personale che Francesco d’Assisi prova un sentimento di gratitudine estrema, ma anche grazie all’ineffabile spettacolo della realtà naturale, così generosamente offerta alla nostra contemplazione. Ispirato dai Salmi, egli scopre nell’universo lo specchio delle perfezioni divine e vi aggiunge quel sentimento di fraternità con tutte le opere di Dio perché sono state santificate dal Figlio nello Spirito. Il Creatore non ha dato nulla all’uomo che non sia un bene; compresa la morte. È il peccato che lo priva del bene. Animato da una passione cosmica, il poeta santo che parlava agli uccelli e predicava ai lupi ricorda che tutto nell’universo è degno di amore, e che nell’amore non si deve fare economia.

Altissimu, onnipotente bon Signore,
Tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione.

Ad Te solo, Altissimo, se konfano,
et nullu homo ène dignu te mentovare.

Laudato sie, mi’ Signore cum tucte le Tue creature,
spetialmente messor lo frate Sole,
lo qual è iorno, et allumeni noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de Te, Altissimo, porta significatione.

Laudato si’, mi Signore, per sora Luna e le stelle:
in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.

Laudato si’, mi’ Signore, per frate Vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale, a le Tue creature dài sustentamento.

Laudato si’, mi’ Signore, per sor Aqua,
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.

Laudato si’, mi’ Signore, per frate Focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.

Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.

Laudato si’, mi’ Signore, per quelli che perdonano per lo Tuo amore
et sostengono infirmitate et tribulatione.

Beati quelli ke ’l sosterranno in pace,
ka da Te, Altissimo, sirano incoronati.

Laudato si’ mi’ Signore, per sora nostra Morte corporale,
da la quale nullu homo vivente po’ skappare:
guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda no ’l farrà male.

Laudate et benedicete mi Signore et rengratiate
e serviateli cum grande humilitate.

 

Islam 

“Scrutate ciò che è nei cieli”

Il mistico del XII secolo Ibn ’Ata Allah era a capo di un’importante confraternita islamica sulle sponde del Nilo. Numerose delle sue Sentenze affermano che chi ha il cuore illuminato da una conoscenza soprannaturale vede i segni della presenza di Dio in tutta la creazione. Lui solo occorre scrutare e bramare di comprendere, non i cieli stessi ai quali bisogna guardarsi dal rendere culto.
(Ibn ’Ata Allah, Sentenze e colloquio mistico, Adelphi, 1981; Sentenza n.132)

Egli ti ha permesso di scrutare ciò che c’è nelle creature, ma non ti ha permesso di sostare con le creature. “Di’: Scrutate ciò che è nei cieli”; e dicendo “Scrutate ciò che è nei cieli” apre la porta della comprensione; e non dice “Scrutate i cieli” perché tu non ti rivolga agli astri.
(Sentenza n. 227)
Se non hai contemplato il Creatore, sei con le creature; se Lo hai contemplato, le creature sono con te.

 

Taoismo 

“L’armonia dell’universo è il Dao universale”

tao

Un monaco taoista del monastero di Wudang in preghiera.

L’Invariabile Mezzo

è un breve trattato dell’antichità cinese attribuito a Zisi, nipote di Confucio, che sarebbe vissuto nel V secolo a.C.
Il suo titolo
Zhongyong designa il Mezzo (Zhong) nel senso di equilibrio, di controllo dello spirito e dei sentimenti nell’agire quotidiano e costante (yong). Il Cielo è l’entità suprema che abbraccia la totalità dell’esperienza umana, dal cielo fisico al cielo astratto, conservando, sul piano religioso, le prerogative del Signore che governa gli esseri e la natura e determina il destino di ciascuno. Sul piano cosmico è il grande ordinatore del cosmo che si fonde con l’ordine naturale. La sua azione è sottile, ma continua e immensa.
Ciò che il Cielo destina all’uomo è la sua natura; seguire la sua natura è il Dao; coltivare il Dao è l’insegnamento. Il Dao non potrebbe essere abbandonato un solo istante; se potesse esserlo, non sarebbe più il Dao (…). Quando piacere, collera, tristezza e gioia non vengono manifestati, lì si trova il Mezzo, l’armonia. Il Mezzo è il grande fondamento dell’universo, l’armonia è il Dao universale.

 

Amerindi 

“Ogni luogo sacro contiene la sua propria rivelazione” (Vina Deloria, God is Red)

Giurista e scrittore per vocazione, Vine Deloria è uno dei più brillanti scrittori degli Stati Uniti ed è stato uno dei maestri del Red Power (Potere rosso), movimento di contestazione sociale e politica della minoranza indiana d’America che conobbe il suo apogeo negli anni 1960-70, lungo la scia del Black Power e della lotta per i diritti civili. L’opera più conosciuta di Vine Deloria è un best seller intitolato Custer died for your Sins (“Custer è morto per i vostri peccati”), pubblicato nel 1969, un pamphlet incisivo in cui denuncia i pregiudizi anti-Indiani della conquista dell’Ovest. È una riflessione personale sull’universo spirituale degli Indiani, divisi tra Cristianesimo e tradizionalismo. La sua riflessione religiosa è un’esaltazione delle religioni tradizionali degli Amerindi.

La convinzione secondo la quale gli esseri umani possono trasformarsi in uccelli o in altri animali così come le altre specie possono trasformarsi in esseri umani, è molto importante in alcune religioni tribali. Pertanto le differenti specie possono comunicare tra di loro e istruirsi a contatto gli uni con l’altri. Alcune di queste idee sono state tacciate di stregoneria per il fatto che tali fenomeni, in una prospettiva occidentale, sarebbero naturalmente percepiti come malefici e diabolici. Ma ciò che sfugge agli occidentali è che l’unicità del mondo ne è una conseguenza logica. In effetti, se tutti gli esseri viventi condividono lo stesso creatore e la stessa creazione, non è logico supporre che tutti hanno la capacità di essere uniti a tutte le creature viventi. Chi ascolterà l’insieme dell’universo? (…) Ogni luogo sacro contiene la sua propria rivelazione. L’avvenire dell’umanità dipende da coloro che giungeranno a comprendere il senso della loro esistenza ed assumersi la loro responsabilità di fronte a tutte le creature viventi. Chi ascolterà gli alberi, gli uccelli e gli altri animali, chi ascolterà le voci dei siti naturali? Quando i popoli a lungo dimenticati sui loro rispettivi continenti si solleveranno e cominceranno a rivendicare la antica eredità, essi comprenderanno il significato dei territori dei loro avi. Sarà allora che gli invasori del continente nord-americano scopriranno che su quel continente Dio è indiano.

 

New Age 

“Dio è dappertutto” (Bernadette Roberts, L’esperienza del non-sé, Astrolabio-Ubaldini)

L’americana Bernadette Roberts (1931) è stata per nove anni suora carmelitana e dice di sé, non senza humour, di essere “madre di famiglia di professione e contemplativa per grazia di Dio”. Sostiene di aver praticato un viaggio “aldilà dell’unione” in seguito alla quale avrebbe annullato il suo “io”. Desiderosa di trasmettere la sua esperienza, Roberts si rifà a figure di mistici cristiani quali Giovanni della Croce, Maestro Eckhart, Thomas Merton, ma sostiene di aver iniziato lì dove questi ultimi si sarebbero fermati: sulla soglia cioè della dissoluzione completa e definitiva del proprio “io” e dunque di ogni possibilità di unione con un Dio troppo personale per non essere oggetto di illusorie proiezioni e identificazioni.

Dopo aver scoperto che Dio è dappertutto io fui ricompensata del centuplo per la perdita sconcertante di un Dio personale interiore. Sembra che io sia dovuta passare attraverso il personale, poi l’impersonale, prima di realizzare che Dio era più vicino dell’uno e dell’altro e trascendeva queste due forme. Le nozioni e le esperienze di un Dio personale e interiore, o impersonale ed esterno, sono di ordine puramente relativo, poiché appartengono all’io e alla coscienza individuale. Dio, tuttavia, è aldilà della relatività della nostra mente e delle nostre esperienze percettive; in effetti Egli è così vicino che non può mai essere localizzato. Ma comprendere veramente questa intimità, vederla, vuol dire scoprire che Dio è dappertutto e nello stesso tempo vedere che Egli è tutto ciò che esiste.

Induismo 

“Dall’Immutabile emana l’universo dove siamo” (Mundaka Upanishad I, 1,7; II, 1,1)

Dal punto di vista indiano, il mondo può essere considerato illusorio, una specie di ectoplasma energetico che può riassorbirsi nel proprio principio. In questo senso l’universo è chiamato Maya, illusione o apparenza. L’uomo fa parte della creazione e non esiste sotto alcun aspetto fisico, mentale o spirituale al di fuori di essa. Lo Shivaismo in particolare si fonda sul principio che non esiste nulla che non faccia parte del corpo divino, che non possa essere una via per raggiungere il divino. Tutti gli oggetti, tutti i fenomeni naturali, le piante, gli animali, ma anche gli aspetti dell’uomo, possono essere punti di partenza per avvicinarsi al divino. Non esistono un alto e un basso, funzioni inferiori e superiori, una sfera profana e una sacra. Se riconosciamo l’ordine divino in ogni nostra tendenza, funzione fisica e azione, siamo padroni di noi stessi, compagni del dio. Se invece ignoriamo o rifiutiamo di vedere l’ordine universale in tutto ciò che costituisce il nostro ordine fisico o mentale e i legami che ci uniscono, a ogni livello, al mondo naturale e cosmico, attiriamo su di noi la follia distruttrice che è la manifestazione della collera degli dei.

Così come il ragno secerne e riassorbe il proprio filo,
come dalla terra sorgono le piante
e all’uomo crescono capelli e peli sulla testa e sul corpo,
dall’Immutabile emana l’universo dove siamo…
Dall’Immutabile provengono le diverse specie di creature
che tornano a perdersi in lui.
“Brahman è la suprema unità” (Sankara, Le plus beau Fleuron de la discrimination, versetti 226 e segg., Paris, 1998)

 

brahma1
Brahma, il dio della creazione dalle quattro teste,
rappresentato sul suo mezzo di trasporto: un’oca;
miniatura indiana del XVIII secolo, scuola Pahari
(Himachal Pradesh, Museo di Simla).

L’asceta indiano Sankara (788-820) è all’origine del sistema filosofico fondato sulla “non-dualità” che afferma, a partire dai testi Upanishad, che esiste un unico essere, il Brahman, la sola realtà, causa prima dell’universo che non è altro che un’illusione.
Brahman è la suprema realtà,
poiché non esiste altro che il Sé (…)
Tutto questo universo che l’ignoranza ci presenta sotto l’aspetto della molteplicità,
non è altro che Brahman (…)
Questo Brahman è la totalità di tutti gli esseri e di ogni cosa,
il Sé di ogni creatura (…)
Perché niente esiste fuori di Brahman (…)

 


Stoicismo 

“Zeus, principio della natura che tutte le cose con leggi governi” (Cleante, Inno a Zeus)

Lo stoicismo è la filosofia di gran lunga più rappresentativa al momento delle origini cristiane. Iniziata da Zenone di Cizio vissuto tra il 333 e il 262 a.C. questa filosofia è sostanzialmente materialistica, nel senso però che Dio (chiamato Logos) si identifica con la natura: la divinità pur essendo corporea è immanente all’universo. Nel cosmo è presente anche un principio finalistico, fonte di armonia universale, chiamato prònoia (“provvidenza”) il quale fa sì che nel mondo vi siano i migliori presupposti per la sua conservazione e che nulla venga a mancare. L’Inno a Zeus

che segue è di Cleante (morto verso il 232 a.C.) ed è un esempio sommo della religiosità stoica.

Gloriosissimo tra gli immortali, dai molti nomi, sempre onnipossente, Zeus, principio della natura, che tutte le cose con legge governi, salve! È giusto infatti che tutti i mortali si rivolgano a te, poiché da te siamo nati (…).
A te questo cosmo tutto, che si volge attorno alla terra obbedisce ovunque tu lo conduca e di buon grado a te si sottomette (…). Nulla avviene sulla terra senza di te, o nume, né sotto la divina volta celeste, né sul mare, tranne quanto compiono i malvagi nella loro demenza.
Ma tu sai rendere perfette anche le cose smodate e ordinare le cose disordinate, poiché ciò che non è amico diventa per te amico. Tutte le cose hai congiunto in unità, buone e cattive, in modo che per tutte le cose ci fosse un unico Lògos sempre presente, lui che, fuggendo, abbandonano quanti mortali sono malvagi (…).
Ma tu Zeus, donatore di ogni cosa, dio delle oscure nubi e della folgore scintillante, libera gli uomini dalla funesta ignoranza; bandiscila, Padre, dall’anima e permetti di ottenere conoscenza, con la quale governi ogni cosa secondo sicura giustizia.
Così onorati da te possiamo noi onorarti in cambio, cantando incessante le tue opere, come spetta a un mortale: poiché non c’è altro premio maggiore né per i mortali né per gli dèi che celebrare sempre secondo giustizia la comune legge.
“O Natura tutto viene da te, tutto è in te” (Marco Aurelio, Pensieri)

L’ultimo stoicismo, proprio dell’età imperiale, raggiunge i vertici amministrativi con Marco Aurelio. L’imperatore filosofo riafferma con forza il monismo panteistico. Egli ha conosciuto i cristiani e, sebbene il suo pensiero non dipenda da loro, entrambi attingono elementi del proprio rispettivo messaggio da un ambiente culturale ormai in trasformazione.

La natura universale… è la più antica delle divinità (9,1).
Quello che giova al Tutto è sempre bello e opportuno (12,23).
Per me, o natura, è sacro tutto quello che arrecano le tue stagioni: tutto viene da te, tutto è in te, tutto torna a te (4,23; confronta la Lettera ai Romani 11,36).
Tutte le cose formano un insieme organico… Uno infatti è il mondo che risulta da esse, uno il Dio che le pervade, una la sostanza, una la legge, uno il lògos comune a tutti gli esseri pensanti, una la verità. Una sarà quindi la perfezione di tutti gli esseri che hanno un’origine uguale e che partecipano dello stesso lògos (7,9; confronta la Lettera agli Efesini 4,4-6).
La natura universale non può portarti nulla che non ti sia sopportabile (8,46; confronta la Prima Lettera ai Corinzi, 10,13).

 


SPUNTI OPERATIVI 

 

1.    Riprendi i riferimenti alle lettere di San Paolo che compaiono nel testo di Marco Aurelio e metti in evidenza gli elementi di affinità tra il pensiero stoico e la predicazione cristiana.

2. In quali tradizioni religiose qui presentate appare più evidente l’identificazione tra la divinità e la natura?

3. Cerca nel sito dell’Unione Buddista Italiana (www.buddhismo.it) degli elementi per la comprensione buddista della natura.

 

 http://www.rivistadireligione.it/rivista/articolo.aspx?search=mjPoPxlzvvfNaFF7CPHBeFXwpCa9rLVx

 

 

 

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